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Migranti: l’Ateneo di Bologna indaga il fenomeno “The Game”

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Migranti: “The Game” è ora il nome di uno dei nuovi progetti finanziati all’Università di Bologna dallo European Research Council (Erc)

Si chiama con il nome che i migranti hanno dato a quel percorso quasi impossibile e pieno di sfide e respingimenti: “The Game”. Il ‘Game’ è il nome con cui sono stati identificati i tentativi dei migranti che passando dalla Bosnia cercano di superare la frontiera e arrivare in Europa. E “The Game” è ora il nome di uno dei nuovi progetti finanziati all’Università di Bologna dallo European Research Council (Erc), l’organismo dell’Unione Europea che premia studiosi di talento impegnati in attività di ricerca di frontiera.

due finanziamenti, che valgono insieme 4,9 milioni di euro, sono stati assegnati a Claudio Minca, professore al Dipartimento di Storia Culture Civiltà, appunto per il progetto “The Game“, e a Monica Palmirani, professoressa al Dipartimento di Scienze Giuridiche, per il progetto “HyperModeLex“.

A “The Game” vanno 2,5 milioni di euro: è un progetto di ricerca geografico che si propone di studiare nella sua interezza quel ‘corridoio migratorio informale‘ che è la Rotta balcanica. “Ogni anno- ricorda l’Università di Bologna- decine di migliaia di migranti percorrono questo corridoio informale che dalla Grecia raggiunge l’Europa occidentale attraverso Bulgaria, Romania, Albania, Macedonia del Nord, Kosovo, Montenegro, Serbia, Bosnia-Herzegovina, Croazia e Slovenia. È un corridoio caratterizzato da una complessa geografia, composta da luoghi visibili e invisibili, da una molteplicità di micro-percorsi in continuo mutamento, da campi e confini, da violenza e solidarietà. Attraverso questa geografia, i migranti disegnano traiettorie informali verso l’Europa tentando il cosiddetto ‘Game’, termine che utilizzano ironicamente per definire i loro viaggi nel cuore dei Balcani”.

Lungo la Rotta balcanica “è emerso un arcipelago di campi informali che ospitano migliaia di rifugiati diretti verso l’Europa occidentale”, spiega Claudio Minca, Principal Investigator del progetto. “Fondamentali per organizzare e sostenere ‘The Game’, questi spazi fungono non solo da rifugi temporanei, ma anche da punti per lo scambio di servizi e informazioni, per incontrare altri migranti e gli ‘smugglers’ (i trafficanti), per trovare rifugio, attendere e pianificare le mosse successive”.

Per capire in che modo funzionano queste rotte migratorie, il progetto “The Game’ partirà proprio dai campi informali, detti anche ‘Campi selvaggi’ che punteggiano il corridoio, analizzando sia la loro vita sociale e politica, sia il modo in cui questi spazi sono connessi nel produrre le mutevoli geografie della Rotta balcanica. Il progetto svilupperà anche un ‘archivio in-progress’ che darà voce alle esperienze dei migranti nei loro diversi percorsi attraverso i Balcani e traccerà delle ‘contro-mappe’ per recuperare e trattenere la memoria di campi e passaggi informali scomparsi o andati distrutti. “The game”, è “un progetto che ha il potenziale di modificare radicalmente il modo con cui oggi analizziamo e cerchiamo di comprendere i percorsi informali, i campi temporanei utilizzati dai migranti e le geografie sociali, culturali e politiche a cui danno origine”, conferma Minca.

Grazie al materiale che sarà raccolto lungo la Rotta, spiega la Dire (www.dire.it), il progetto permetterà di avanzare una prima ipotesi sul funzionamento complesso dei corridoi migratori informali e proporre così “una metodologia innovativa e inclusiva applicabile a corridoi di altre parti del mondo”.

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