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Artrite psoriasica: ustekinumab e farmaci anti-TNF a confronto

Artrite psoriasica: secondo un nuovo studio le articolazioni tumefatte sono l'indicatore migliore di sinovite rispetto a quelle che provocano dolore

Artrite psoriasica: i risultati di un nuovo studio su ustekinumab e farmaci anti-TNF hanno documentato la simile efficacia e persistenza dei biologici

Dopo un anno di follow-up, per quanto il dato della persistenza in terapia, non aggiustato, si sia dimostrato numericamente più elevato a seguito del trattamento con ustekinumab vs. i farmaci anti-TNF, mentre il dato di efficacia nella real world (effectiveness) sia risultato numericamente più elevato a seguito del trattamento con farmaci anti-TNF vs. ustekinunab, i risultati ottenuti dal confronto tra gli esponenti di queste due classi di farmaci, corretti per la presenza di fattori confondenti, hanno documentato la simile efficacia e persistenza dei biologici in studio, come pure una sovrapponibilità in termini di safety.

Sono queste le conclusioni delle analisi ad un anno dello studio real word PsABio, recentemente pubblicato su ARD, che fornisce evidenze sui fattori che potrebbero avere un impatto sulla selezione del trattamento e sulle decisioni cliniche da intraprendere nella pratica clinica.

Razionale e obiettivi dello studio
Nonostante l’ampia disponibilità di trial clinici randomizzati sull’efficacia e la sicurezza dei farmaci biologici nell’artrite psoriasica (PsA), ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio, finora mancavano dati real world di confronto tra gli esponenti delle diverse classi farmacologiche, soprattutto nel lungo termine.

Ustekinumab, un anticorpo monoclonale totalmente umanizzato che inibisce IL12/IL-23, è stato il primo biologico non appartenente alla categoria farmacologica degli inibitori di TNF-alfa ad essere stato approvato nel trattamento della psoriasi e della PsA, essendo in grado di combinare l’efficacia contro l’attività di malattia sia a livello articolare che a livello cutaneo, insieme ad un favorevole profilo di safety.

Uno studio basato sui dati di un registro svedese, che aveva avuto un follow-up di durata massima pari a 10,6 anni aveva dimostrato il dato favorevole di persistenza in terapia con ustekinumab vs. adalimumab nelle varia linee di trattamento considerate.

Invece, i dati a 6 mesi dello studio osservazionale prospettico PsABio sull’impiego di ustekinumab o farmaci anti-TNF in pazienti con PsA avevano suggerito che l’ultima linea di trattamento, l’appartenenza al genere femminile e la presenza di comorbilità, come pure l’impatto di malattia iniziale, un’elevata attività di malattia clinica e la presenza di dolore cronico diffuso influenzavano negativamente la risposta al trattamento.

L’obiettivo di questa analisi appena pubblicata dello studio real world PsABio è stato quello di presentare i dati sulla persistenza (outcome primario dello studio), come pure quelli sull’efficacia clinica, l’impatto di malattia e la safety in pazienti con PsA dopo un anno di follow-up.

Disegno dello studio e risultati principali
Lo studio PsABio ha seguito 438 pazienti trattati con ustekinumab e 455 pazienti trattati con farmaci anti-TNF. I pazienti dello studio erano allocati ad uno dei due trattamenti in prima, seconda o terza linea.

Sono stati oggetto di valutazione semestrale:
– la persistenza in terapia
– l’efficacia clinica (raggiungimento della ridotta attività di malattia (LDA)/remissione o della minima attività di malattia (MDA)/attività di malattia molto ridotta (VLDA) in base all’indice cDAPSA di attività di malattia clinica psoriasica
– la safety

E’ stata applicata la tecnica del propensity score per effettuare i confronti tra le diverse classi di farmaci considerate.

Passando ai risultati, è emerso che la persistenza in terapia con ustekinumab o con farmaci anti-TNF era praticamente simile nei due gruppi in studio a 12±3 mesi (72,4% vs 70,5%; p =0,4192).

L’ hazard ratio aggiustato di interruzione o switch terapeutico per ustekinumab vs. farmaci anti-TNF è stato pari a 0,82 (IC95%= 0,6-1,13).

Focalizzando l’attenzione sui pazienti trattati con ustekinumab, è stata raggiunta la LDA in base all’indice cDAPSA nel 55,9% dei pazienti e la remissione nel 31,7% dei pazienti.
Nei pazienti in terapia con farmaci anti-TNF, la LDA e la remissione è stata raggiunta, rispettivamente, nel 67,1%  e nel 31,7% dei pazienti in trattamento con questa classe di farmaci.

Inoltre, gli odd ratio aggiustati di LDA e remissione in base all’indice cDAPSA sono stati pari, rispettivamente, a 0,8 (IC95%= 0,57-1,10) e a 0,73 (IC95%= 0,49-1,07).
La MDA e la VLDA sono state raggiunte, rispettivamente, dal 34,1% e dall’11,9% dei pazienti trattati con ustekinumab, e dal 43,1% e dal 12,6% nei pazienti trattati con farmaci anti-TNF.

Da ultimo, è stato calcolato un OR aggiustato pari a 0,89 (IC95%= 0,63-1,26) per la MDA e pari a 0,9 (IC95%= 0,54-1,49) per la VLDA.

Quanto alla safety, è stato riportato almeno un evento avverso (AE) nel 24,4% dei pazienti in terapia con ustekinumab e nel 28,7% di quelli trattati con farmaci anti-TNF.
Un 4,5% di pazienti in terapia con ustekinumab e un 3,4% di pazienti in trattamento con farmaci anti-TNF ha riportato almeno un AE serio.

Nel complesso, i profili di safety sono risultati anch’essi sovrapponibili tra i due gruppi in studio, non essendo stati registrati nuovi segnali rispetto a quanto già noto.

Considerazioni finali sullo studio
Nel commentare I risultati, i ricercatori hanno ipotizzato che le differenze tra i risultati ottenuti nello studio PsABio e quelli degli altri studi già presenti in letteratura potrebbero essere dovute a fattori diversi tra i quali: 1) l’adozione di un disegno prospettico osservazionale nello studio PsABio, diverso da quello degli studi retrospettivi basati su registri; 2) il riscontro, in questo studio, di una popolazione di pazienti trattata con ustekinumab particolarmente affetta da comorbilità, dolore cronico diffuso; 3) l’impiego di questo farmaco in terza linea.

E’ possibile, secondo gli autori dello studio, che questi fattori possano aver avuto un impatto negativo sulla persistenza in terapia con ustekinumab.

I ricercatori hanno anche voluto sottolineare che la psoriasi attiva non era richiesta come condizione esclusiva per l’inclusione dei pazienti con PsA nello studio e che molti pazienti risultavano guariti da questa condizione, riducendo, molto probabilmente, il vantaggio del trattamento con ustekinumab rispetto a quello con i farmaci anti-TNF.

Lo studio ha anche mostrato una ridotta persistenza in terapia nel sesso femminile rispetto a quello maschile con entrambi i trattamenti.

Inoltre, il trattamento di terza linea con farmaci anti-TNF è risultato associato ad una ridotta persistenza rispetto alle altre linee di trattamento, incluso ustekinumab come trattamento di terza linea.

Questa osservazione, sottolineano i ricercatori, suffraga report precedenti di letteratura e la strategia di cambiare il biologico in uso (in termini di meccanismo d’azione differente), anziché cambiare il trattamento in essere con un altro avente lo stesso target fisiopatologico.

In conclusione, lo studio PsABio è il solo studio prospettivo real world ad oggi esistente che abbia messo a confronto farmaci biologici con meccanismi d’azione differenti nel trattamento della PsA.

Lo studio ha confermato il forte impatto della linea di trattamento, del genere e dell’estensione della malattia cutanea sulla persistenza in terapia e dimostrato la simile efficacia di ustekinumab e dei farmaci anti-TNF nella PsA.

I dati finali a 3 anni di questo studio potrebbero fornire risultati ulteriori, come l’individuazione dei fattori che potrebbero predire la persistenza in terapia a lungo termine sin dalle prime fasi di trattamento.

Bibliografia
Gossec L et al. Persistence and effectiveness of the IL-12/23 pathway inhibitor ustekinumab or tumour necrosis factor inhibitor treatment in patients with psoriatic arthritis: 1-year results from the real-world PsABio Study. Ann Rheum Dis. Published online February 24, 2022. doi:10.1136/annrheumdis-2021-221640
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