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Menopausa iatrogena: ecco come può arrivare

La terapia ormonale sostitutiva con estrogeni potrebbe rappresentare un potenziale trattamento preventivo per la capsulite adesiva nelle donne in menopausa

Ci sono casi in cui un intervento chirurgico o delle terapie innescano quella che viene definita menopausa iatrogena, ovvero in conseguenza di un atto medico

La menopausa dovrebbe essere una tappa naturale nella vita di ogni donna, eppure qualche volta non è così. Ci sono casi in cui un intervento chirurgico o delle terapie innescano quella che viene definita menopausa ‘iatrogena’, ovvero in conseguenza di un atto medico. Ne parla Laura Buggio, esperta di menopausa e specialista della Ginecologia del Policlinico di Milano.

Cosa causa la menopausa iatrogena?

La causa più frequente è quella chirurgica, dovuta alla rimozione di entrambe le ovaie. Questo può accadere ad esempio in caso di endometriomi bilaterali di grandi dimensioni, la cui rimozione non consente di salvare frammenti di tessuto ovarico. Inoltre questa menopausa precoce può essere la conseguenza di trattamenti chemioterapici per trattare tumori come le leucemie o i linfomi di Hodgkin, oppure trattamenti radioterapici.

E’ molto diversa dalla menopausa che si presenta naturalmente?

In realtà, che sia naturale o iatrogena, i sintomi e lo sviluppo della menopausa sono sostanzialmente sovrapponibili. Questi sintomi vanno dalle cosiddette ‘vampate’, alle sudorazioni notturneall’insonnia. Nella post-menopausa, invece, sintomi tipici sono l’atrofia vulvovaginale e urogenitale, la dispareunia superficiale (cioè dolore al rapporto sessuale), la secchezza vaginale e problemi al basso tratto urinario come le cistiti ricorrenti.

Bisogna però sottolineare che la brusca interruzione della funzione ovarica (mediante l’asportazione delle ovaie, detta ovariectomia) nelle donne in pre-menopausa è associata a conseguenze più gravi rispetto alla menopausa naturale, come un aumento del tasso di mortalità generale (16,8% contro 13,3% nelle pazienti con conservazione ovarica) e un aumento dei tassi di cancro al colon-retto, di malattia coronarica, ictus, deterioramento cognitivo, morbo di Parkinson, disturbi psichiatrici, osteoporosi e disfunzioni sessuali.

La menopausa influenza anche l’umore?

I cambiamenti ormonali legati alla menopausa possono portare a cambiamenti nel tono dell’umore, a depressioneansia, a modificazioni della libido e a disturbi della concentrazione. I sintomi depressivi in particolare sono stati associati alle fluttuazioni dei livelli ormonali e alla presenza di sintomi vasomotori, come le vampate e le sudorazioni notturne.

Come si possono gestire questi sintomi?

I sintomi sono diversi, e ciascuno può essere gestito in base alle sue caratteristiche.

I sintomi vasomotori, come vampate e sudorazioni notturne, per molte donne diminuiscono dopo la menopausa. Quando presenti si possono gestire iniziando da modifiche allo stile di vita. Ad esempio abbassando la temperatura ambiente, vestendosi a strati, tenendo un ventilatore a portata di mano ed evitando quando possibile bevande calde, caffeina e cibi caldi o piccanti; infine, se si è fumatrici, smettendo con le sigarette.
L’intervento più efficace per ridurre ed eliminare le vampate di calore rimane la terapia ormonale sostitutiva con estrogeni, in grado anche di migliorare i sintomi atrofici vaginali e urogenitali. Gli estrogeni possono essere assunti per via orale, transdermica (cerotti), vaginale. A meno che la paziente abbia subito un’isterectomia deve sempre essere associata una terapia progestinica (orale, spirale medicata) per evitare il rischio di iperplasia endometriale e cancro endometriale. Dato che i sintomi vasomotori possono diminuire dopo la menopausa, è ragionevole provare a interrompere la terapia ormonale ogni 6-12 mesi e ricominciare se necessario in caso di ricomparsa dei sintomi.
Per i sintomi urinari e per l’atrofia vuolvovaginale, invece, il primo passo può essere quello di utilizzare lubrificanti per ridurre l’attrito e l’irritazione (in particolare prima di un rapporto sessuale) o l’applicazione di creme idratanti emollienti a base di vitamina E, che possono essere utilizzate quotidianamente per ridurre la secchezza genitale.
Infine è possibile l’applicazione locale di estrogeni in vagina, che si è dimostrata più efficace degli ormoni assunti per via orale o transdermica nell’alleviare i sintomi sia urinari sia legati all’atrofia.

FONTE: POLICLINICO MILANO

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