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La Madonna delle rose di Tiziano a Miramare fino a giugno

madonna delle rose

Aperta fino a giugno 2022 la mostra “Dagli Uffizi a Miramare. La Madonna delle Rose di Tiziano e le collezioni degli Asburgo tra Vienna e Firenze”

Il dipinto La Madonna delle Rose di Tiziano Vecellio, in mostra fino a giugno 2022 nella Sala Progetti del Museo di Miramare, racconta storie di doni, scambi e peregrinazioni di opere d’arte. Prende il nome convenzionale dalle rose che san Giovannino, sotto lo sguardo materno della Vergine, porge al Bambino. Attributo di divinità fin dai tempi antichi, le rose sono cariche di valenze simboliche in arte e letteratura e sono da sempre coltivate per adornare i giardini, luoghi di meraviglia, studio e contemplazione. L’opera ha avuto una lunga storia di viaggi attraverso l’Europa. Nel XVII secolo apparteneva all’arciduca Leopoldo Guglielmo d’Asburgo, che costituì a Bruxelles una delle maggiori raccolte d’arte dell’epoca. Trasferita a Vienna con il resto della collezione, l’opera fu riprodotta nel Theatrum Pictorium (1660), l’eccezionale catalogo illustrato delle opere italiane di Leopoldo Guglielmo, di cui si può ammirare un esemplare in prestito dalla Biblioteca Estense Universitaria di Modena. Giunse infine nelle collezioni degli Uffizi nel 1793, nell’ambito di uno scambio di opere concordato tra l’imperatore Francesco II d’Asburgo e il fratello Ferdinando III di Toscana, un reciproco dono con forti valenze insieme politiche e culturali. Alla Vergine furono attribuite molte qualità floreali, provenienti dalla Bibbia, così come molti degli emblemi vegetali legati al culto di Venere: tra questi le rose, naturale simbolo dell’amore. Nel Rinascimento si apriva, in parallelo allo sviluppo delle arti, anche una nuova era per l’arte dei giardini, e i doni diplomatici di fiori e semi tra nobili e regnanti fioriva in parallelo a quello degli scambi di opere d’arte. Grazie a questa esposizione, nata da un’iniziativa congiunta del Museo Storico e il Parco del Castello di Miramare e delle Gallerie degli Uffizi, la Madonna delle Rose di Tiziano continua ad essere un veicolo di scambi culturali, di relazioni e di storie.

Da Vienna a Firenze. Lo scambio del 1792 e la Madonna delle Rose agli Uffizi

Nel 1781 la collezione di pittura degli Asburgo, in cui era confluita la raccolta di Leopoldo Guglielmo, fu trasferita dalle scuderie della Hofburg al palazzo del Belvedere. Il trasferimento offrì l’occasione di riorganizzare l’esposizione secondo criteri storicoartistici di recente elaborazione: per scuole pittoriche secondo un criterio geografico. Un simile ordinamento mise in luce una sottorappresentazione di opere rilevanti delle scuole fiorentina e romana rispetto a quella veneta. Si avvertiva pertanto l’esigenza di ampliare la raccolta di opere italiane, per renderla maggiormente rappresentativa; nacque così l’idea di organizzare uno scambio di opere tra la galleria viennese e le gallerie degli Uffizi. Il progetto si concretizzò a partire dal 1792, durante il regno di Francesco II, l’ultimo sacro romano imperatore. Francesco II, figlio del granduca di Toscana Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena, era nato a Firenze e aveva trascorso lì la giovinezza, prima di trasferirsi a Vienna. Conosceva pertanto la collezione degli Uffizi e promosse l’idea dello scambio presso il fratello Ferdinando III. L’obiettivo dell’allora direttore delle Gallerie degli Uffizi, Giuseppe Pelli Bencivenni, nell’aderire allo scambio, era piuttosto quello di acquisire opere di primaria importanza; in particolare, relativamente alla produzione di Tiziano, la richiesta specifica fu di «qualche pezzo di più figure e di buona conservazione», poiché nella collezione fiorentina la produzione del pittore veneto era rappresentata quasi esclusivamente da ritratti. La Madonna delle Rose fu uno dei pezzi che ebbe maggior fortuna negli anni successivi allo scambio: secondo il direttore Pelli Bencivenni la Madonna delle Rose «fu subito considerato il migliore dei dipinti a più figure del Vecellio esistenti in Galleria», e fu riprodotto in numerose copie.

Tiziano Vecellio (1488/90-1576), Madonna col Bambino, san Giovannino e sant’Antonio abate detta Madonna delle Rose, 1530 ca. Olio su tavola, cm. 67×95. Gallerie degli Uffizi, Inv. 1890 n. 952.

Il dipinto raffigura Maria con in grembo il Bambino, che stringe tra le mani alcune rose offerte da san Giovannino. Sulla destra sant’Antonio abate si staglia contro la tenda scura che occupa gran parte del fondo e che, aprendosi sulla sinistra, rivela un paesaggio lontano. Nella sua prima citazione nota, nell’inventario della collezione dell’arciduca Leopoldo Guglielmo del 1659, la figura sulla destra è indicata come san Giuseppe, ma già dall’inventario mediceo del 1792 il personaggio è identificato come sant’Antonio abate, per via del bastone da pellegrino su cui s’appoggia. Dal punto di vista iconografico l’opera si presenta, quindi, come una Sacra conversazione, una rappresentazione della Madonna alla presenza di santi e talvolta del donatore o dei donatori del dipinto. L’offerta di un oggetto, pianta o animale simbolico da parte di san Giovannino è allo stesso tempo un atto di adorazione e una prefigurazione della vicenda evangelica, in cui san Giovanni Battista apre la strada alla predicazione di Cristo. Nella Madonna delle rose l’oggetto simbolico è costituito da rose di colore bianco rosaceo, che alludono qui anche alla verginità e purezza di Maria. La composizione rientra in una tipologia di Sacra conversazione che si afferma nell’arte veneziana del primo Cinquecento, progressivamente evolvendo e distanziandosi dai modelli quattrocenteschi che prevedevano una composizione ieratica e gerarchica con minima interazione tra i personaggi. Il dipinto ha sempre presentato importanti problemi di conservazione, già segnalati dagli osservatori del XIX secolo, con cadute anche consistenti di colore; un restauro del 2002 a cura delle Gallerie degli Uffizi ha dato finalmente stabilità conservativa all’opera e ne ha permesso una più chiara lettura.

Dagli Uffizi a Miramare La Madonna delle Rose di Tiziano e le collezioni degli Asburgo tra Vienna e Firenze

a cura di Andreina Contessa, Alice Cavinato, Fabio Tonzar

fino al 19 giugno 2022

Lun/Dom | ore 9/19 (ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura della biglietteria)

Biglietti integrati museo + mostra: € 10,00 per la quota intera € 2,00 ridotto Museo (cittadini UE tra i 18 e i 25 anni) Ingresso gratuito: cittadini UE di età inferiore ai 18 anni e categorie previste dalla legge Guida alla mostra € 8

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