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Da Inail scheda sulla prevenzione del rischio da micobatteri non tubercolari

Inail Lazio

Micobatteri non tubercolari: analisi del rischio e misure di prevenzione in una scheda Inail che illustra in dettaglio la potenziale pericolosità di questi patogeni

Sono microrganismi molto diffusi, in grado di crescere in ambienti con nutrienti scarsi e a basso contenuto di ossigeno. Presenti in acque naturali come laghi, fiumi e stagni, sono rilevabili anche in condotti artificiali come i sistemi di distribuzione dell’acqua di case e ospedali o in serbatoi di accumulo. Nel suolo abbondano in torbe, terricci e in paludi salmastre. I micobatteri non tubercolari (MNT) sono definiti patogeni opportunisti, cioè generalmente innocui ma potenzialmente atti a provocare patologie in soggetti affetti da malattie polmonari preesistenti o con una risposta immunitaria deficitaria. Normalmente, la gran parte di individui in buono stato di salute non sviluppa alcuna patologia.

Un prodotto delle strutture di ricerca Inail, consultabile online. Dei micobatteri non tubercolari e del rischio alla loro esposizione da parte dei lavoratori si occupa una scheda scientifica redatta dai ricercatori del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro e ambientale (Dimeila) dell’Inail. Come per altri articoli, studi e report di ricerca, è disponibile sul portale dell’Istituto, nel catalogo generale fra le pubblicazioni all’interno della sezione “Comunicazione”.

Rarità e pericolosità della “malattia polmonare da MNT”. L’analisi condotta nel factsheet parte dalla modalità di trasmissione. Dall’ambiente all’uomo, questa avviene generalmente per via aerea a seguito di inalazione di aerosol contaminato. Nelle persone con patologie polmonari croniche, l’esposizione a fonti ambientali contaminate da MNT potrebbe indurre allo sviluppo della “malattia polmonare da micobatteri non tubercolari”, una patologia piuttosto rara, ma cronica e debilitante, che porta alla diminuzione della funzionalità dei polmoni. La sua diagnosi può risultare complicata, perché caratterizzata da sintomi comuni come tosse, febbre, stanchezza.

Cause epidemiologiche e sottostima diagnostica. Dagli inizi del 2000, rilevano i ricercatori del Dimeila, è stato registrato un aumento dell’incidenza di questa patologia anche in persone che non presentano malattie concomitanti.  Questo incremento dei casi è stato attribuito a un maggior rischio espositivo, all’invecchiamento della popolazione e alla disponibilità di tecniche microbiologiche più accurate per la diagnosi. Dopo aver fornito dati epidemiologici relativi ad alcuni Stati europei, la scheda si sofferma sull’Italia, dove l’incidenza della malattia è ampiamente sottostimata a causa della complessità diagnostica.

Rischio di esposizione a MNT. Passando all’analisi dei principali fattori di rischio infettivo, essi sono rappresentati, oltre che dalla citata immunodeficienza, anche dall’esposizione a fonti ambientali contaminate durante attività quotidiane come il giardinaggio o attraverso il normale uso di docce e impianti termali. In ambito occupazionale, patologie riconducibili a MNT sono state riscontrate in giardinieri, geologi, addetti a impianti di depurazione, operai del settore automobilistico, nonché a lavoratori delle industrie di vetro e metalli.

Misure preventive e protettive. Riguardo infine alle misure di prevenzione negli ambienti di lavoro, esse risentono delle conoscenze parziali del rischio di esposizione a questi batteri. A fronte dell’indisponibilità di protocolli standardizzati per il campionamento e l’identificazione delle specie patogene in matrici ambientali e, in mancanza di indicazioni specifiche su misure adeguate di protezione, la scheda Inail insiste sulla necessità di una diagnosi precoce di patologie respiratorie in atto, su cui potrebbe innestarsi successivamente la “malattia polmonare da MNT”. Occorre quindi rivolgersi al proprio medico qualora i sintomi di una infiammazione delle vie aeree con tosse, rinosinusite, febbre o astenia non si risolvessero in breve tempo.

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