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La Romania si riarma: spenderà il 2,5% del Pil

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Nato, anche la Romania si riarma: “Pronti a spendere il 2,5% del Pil per la difesa”. L’annuncio del presidente del Senato rumeno, Florin Citu

Un impegno a stanziare “un budget per il settore della difesa pari fino al 2,5% del Pil” è stato annunciato dal presidente del Senato rumeno, Florin Citu, in visita negli Stati Uniti. La missione negli Usa cade nel 18esimo anniversario dell’ingresso nella Nato di Bucarest e di altri sei paesi dell’Europa orientale: Bulgaria, Estonia, Lituania, Lettonia, Slovacchia e Slovenia. L’allargamento dell’organismo difensivo a est sarebbe una delle ragioni all’origine dell’attuale offensiva militare russa in Ucraina, lanciata da Mosca oltre un mese fa.

Il ruolo della Romania nell’Alleanza atlantica nel contesto del conflitto in Ucraina è stato uno dei temi discussi da Citu, primo ministro del Paese fino allo scorso novembre, anche nel corso di un incontro col presidente della Camera dei Rappresentanti, Kevin McCarthy. “Attualmente ci troviamo in una situazione che sta cambiando radicalmente, a medio e lungo termine, l’equazione della sicurezza nel Mar Nero e nelle vicinanze dei Paesi Nato, compresi gli Stati vicini e partner, come la Repubblica di Moldova o la Georgia”, ha affermato il presidente del Senato, citato dal quotidiano rumeno Evenimentul zilei.

Nelle ultime settimane, spiega la Dire (www.dire.it), l’Alleanza atlantica ha rafforzato la sua presenza in Romania, che con l’Ucraina condivide oltre 500 chilometri di confine. La settimana scorsa il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha annunciato il dispiegamento di nuovi battaglioni nel Paese, così come in Bulgaria e Slovacchia.

In ambito Nato anche l’Italia ha raddoppiato il numero dei velivoli Eurofighter già operanti nella Task Force Air ‘Black Storm’. Ieri il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, in visita in Romania, ha ribadito che Roma e Bucarest “hanno solidi legami tra le rispettive Forze Armate e sono legati da una storica amicizia, oggi ancora più forte per la convergenza delle attuali politiche in un settore prioritario come la sicurezza collettiva”.

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