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Guerra in Ucraina: Putin allo stadio di Mosca lancia nuove minacce

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Guerra in Ucraina, Putin allo stadio di Mosca lancia nuove minacce a Kiev e all’Occidente: “Sappiamo esattamente cosa fare e attueremo tutti i nostri piani”

“Sappiamo esattamente cosa fare adesso, come, a spese di chi e attueremo tutti i nostri piani. Salvare i cittadini del Donbass dalle sofferenze e dal genocidio inflitti loro dall’Ucraina”. E’ questa la missione dell’offensiva militare russa lanciata in Ucraina a detta del presidente Vladimir Putin, che oggi lo ha ribadito davanti alle decine di migliaia di persone assiepate allo stadio Luzhniki della capitale Mosca.

L’occasione è stata la commemorazione di un avvenimento che ha preceduto il conflitto in corso. Le autorità russe hanno organizzato oggi una festa nell’impianto sportivo per celebrare l’ottavo anniversario di quella che la Russia definisce la “riunificazione” con la Crimea, mentre l’Ucraina la considera un’annessione unilaterale e illegale. L’episodio, avvenuto nel marzo del 2014 a seguito di un referendum non riconosciuto da Kiev, contribuì a innescare un primo conflitto fra Russia e Ucraina, terminato l’anno dopo con gli accordi di Minsk.

Maglione “dolce vita” bianco e giaccone col cappuccio, Putin si è rivolto alla folla camminando su un palco allestito al centro dello stadio. Ai lati della struttura i colori della bandiera russa e il motto dell’operazione militare lanciata in Ucraina: “Za Rossiju”, letteralmente, “Per la Russia”. “Mi vengono in mente parole delle Sacre scritture: non c’è più amore di quando qualcuno dà la sua anima per i suoi amici”, ha affermato il presidente riferendosi ancora all’intervento militare in Ucraina. Un sentimento forte, testimoniato, secondo Putin, da come combattono i soldati di Mosca: “Si aiutano, si sostengono a vicenda e, se necessario, salvano da un proiettile il corpo di un compagno con il proprio. Non abbiamo avuto una tale unità per molto tempo”.

Tornando invece al 2014 e agli abitanti della Crimea, situata a qualche decina di chilometri da Mariupol, città portuale assediata da giorni dalle forze armate russe, Putin ha detto: “Hanno vissuto e vivono nella loro terra e volevano vivere un destino comune con la loro patria storica, con la Russia. Avevano tutto il diritto di farlo e hanno raggiunto il loro obiettivo”.

Diversi media occidentali, riferisce la Dire (www.dire.it), hanno fatto notare che il discorso del presidente, trasmesso in diretta dal primo canale dell’emittente di Stato Rossija 24, è stato bruscamente interrotto a un certo punto. Le immagini sono passate da un secondo all’altro su un coro che eseguiva canti patriottici. Secondo le autorità russe, almeno 200mila persone hanno riempito lo stadio Luzhniki, inizialmente noto come stadio Lenin. Altre fonti, fra le quali i media ucraini, parlano di 81mila spettatori.

In Ucraina si continua a combattere

Le parole di Putin arrivano mentre non si arrestano i combattimenti in Ucraina, che non risparmiano i civili, con accuse di attacchi diretti a obiettivi non militari e ai corridoi umanitari. Dal 24 febbraio, secondo le autorità hanno perso la vita 109 minori e 130 sono rimasti feriti.

Si teme intanto per la zona di L’viv (Leopoli). All’alba di oggi due missili da crociera russi partiti dal Mar Nero hanno colpito un centro logistico-militare per le riparazioni dei velivoli nei pressi dell’aeroporto internazionale di L’viv, a poche decine di chilometri dalla frontiera con la Polonia. A confermarlo sono state le autorità ucraine, secondo cui erano sei in totale i missili esplosi, quattro dei quali sono stati neutralizzati dalla contraerea ucraina. Il sindaco di L’viv, Andriy Sadovy, ha assicurato che non è rimasto coinvolto l’aeroporto civile, mentre al momento dell’attacco il centro logistico non era in funzione, pertanto era vuoto e non ci sono vittime.

L’attacco che sfiora la città, una delle ultime a restare al riparo dai combattimenti e sede delle poche rappresentanze diplomatiche rimaste, fa temere che Mosca voglia estendere ancor di più l’offensiva sul versante occidentale del Paese, a ridosso del confine della Polonia, un Paese membro della Nato.

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