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Ipertensione in gravidanza: labetalolo è il farmaco migliore

ipertensione arteriosa cuore

L’incidenza di ipertensione arteriosa è in aumento in tutta Europa: interessa un cittadino su tre del Vecchio Continente

Tra i farmaci antipertensivi comunemente prescritti alle donne in gravidanza, il labetalolo ha anche ridotto le probabilità di altri esiti

Tra i farmaci antipertensivi comunemente prescritti alle donne in gravidanza, tutti hanno ridotto il rischio di ipertensione grave, ma il labetalolo ha anche ridotto le probabilità di altri esiti, secondo quanto risulta da uno studio pubblicato online su “Hypertension”.

Incertezza sulla strategia preventiva ottimale
«I disturbi ipertensivi della gravidanza sono la principale causa di mortalità e morbilità materna, fetale e neonatale, in tutto il mondo. Per questo, una grande parte delle cure prenatali è dedicata alla loro individuazione» ricordano gli autori, guidati da Jeffrey N. Bone, statistico presso il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’Università della British Columbia a Vancouver (Canada).

«È accertato che la terapia antipertensiva è migliore rispetto al placebo o nessuna terapia antipertensiva (placebo/nessuna terapia) nel diminuire il rischio di grave ipertensione materna. Una strategia di controllo della pressione arteriosa in gravidanza con terapia antipertensiva riduce stati di severa ipertensione senza influenzare negativamente la morte o la malattia fetale/neonatale, la limitazione della crescita fetale o il parto pretermine» aggiungono.

Peraltro, continuano Bone e colleghi, «La scelta della terapia antipertensiva in gravidanza rimane controversa. In precedenti confronti diretti, nessun antipertensivo ha dimostrato di essere superiore ad altri, anche tra i più comunemente consigliati: labetalolo, altri β-bloccanti, nifedipina e metildopa».

«In particolare, vi è una sostanziale incertezza intorno alla stima dell’effetto, dovuta (almeno in parte) al numero limitato di studi randomizzati controllati (RCT) di alta qualità che confrontano direttamente i farmaci» specificano.

Tuttavia, precisano i ricercatori recenti progressi nei metodi meta-analitici ora consentono l’uso di prove indirette, attraverso la meta-analisi a rete (NMA, network meta-analysis), un approccio che raggruppa i dati di più trattamenti diversi e i loro confronti, e non solo da coppie di opzioni di trattamento rispetto a quelle di controllo, quindi consentendo di confrontare l’efficacia relativa di diversi trattamenti.

Revisione sistematica di 61 studi su quasi 7mila donne
Con lo scopo di determinare quali farmaci antipertensivi fossero i migliori per controllare l’ipertensione non grave, il gruppo di ricercatori guidato da Bone ha condotto una revisione sistematica e una meta-analisi di 61 studi per un totale di 6.923 donne in gravidanza. Gli esiti di interesse includevano ipertensione grave, proteinuria/preeclampsia, morte fetale/neonatale, neonati piccoli per l’età gestazionale e ammissione alle cure neonatali.

I farmaci antipertensivi comunemente prescritti analizzati erano labetalolo, altri beta-bloccanti, metildopa, calcio-antagonisti e terapia mista/multifarmaco, e tutti hanno ridotto il rischio di ipertensione grave dal 30% al 70% rispetto al placebo o nessuna terapia, scrivono Bone e colleghi.

Rispetto al placebo o senza terapia, il labetalolo è stato associato a ridotte probabilità di proteinuria/preeclampsia (OR = 0,73; intervallo credibile al 95% [CrI], 0,54-0,99) e morte fetale/ neonatale (OR = 0,54; 95% CrI, 0,3-0,98), aggiungono Bone e colleghi.

Rispetto alla metildopa (OR = 0,66; 95% CrI, 0,44-0,99) e ai calcio-antagonisti (OR = 0,63; 95% CrI, 0,41-0,96), il labetalolo è stato associato a ridotte probabilità di proteinuria/ preeclampsia, secondo i ricercatori.

Bone e colleghi non hanno trovato differenze significative per qualsiasi altra terapia in nessun altro risultato, ma hanno notato che gli intervalli credibili erano ampi. Quando i ricercatori hanno condotto un’analisi sequenziale dello studio, hanno determinato che le prove definitive richiederebbero da 2.500 a 10.000 donne per braccio per ipertensione grave e risultati di sicurezza e 15.000 donne per braccio per morte fetale/neonatale.

«Non sorprende che la terapia antipertensiva superi, di un ampio margine, il placebo/nessuna terapia nell’abbassare la pressione arteriosa. Molte linee guida nazionali e internazionali ora raccomandano che i professionisti offrano una terapia antipertensiva alle donne per normalizzare la pressione arteriosa in gravidanza» scrivono Bone e colleghi.

«Nonostante le preoccupazioni neonatali, può essere ragionevole raccomandare la terapia di prima linea con labetalolo, dati gli ulteriori potenziali benefici della riduzione della proteinuria/preeclampsia e della morte perinatale» concludono.

I messaggi chiave

Riferimento bibliografico:
Bone JN, Sandhu A, Abalos ED, et al. Oral Antihypertensives for Non severe Pregnancy Hypertension: Systematic Review, Network Meta- and Trial Sequential Analyses. Hypertension, 2022 Jan 4. doi: 19.1161/HYPERTENSIONAHA.121.18415. [Epub ahead of print] Link

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