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Linfoma del sistema nervoso centrale: l’importanza del ctDNA

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Linfoma del sistema nervoso centrale, il DNA tumorale circolante o ctDNA potrebbe essere un forte biomarcatore clinico per la stratificazione del rischio

Nei pazienti con linfoma del sistema nervoso centrale, il DNA tumorale circolante (ctDNA) può essere rilevato facilmente e potrebbe essere un forte biomarcatore clinico per la stratificazione del rischio, la previsione degli outcome e la classificazione del linfoma, senza dover ricorrere a una biopsia tradizionale. Lo evidenza uno studio internazionale presentato durante la sessione plenaria del congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH).

Necessari strumenti per la stratificazione del rischio e predittivi degli outcome clinici
«Ci sono due grandi sfide associate alla gestione clinica dei linfomi del sistema nervoso centrale», ha detto Florian Scherer, dello University Medical Center di Friburgo, durante la sua presentazione. «Da un lato, gli esiti delle terapie a base di metotrexato sono altamente eterogenei e i pazienti che mostrano una progressione o una recidiva della malattia hanno una prognosi molto sfavorevole. Dall’altro, mancano in gran parte gli strumenti per un’accurata stratificazione del rischio e la previsione degli outcome clinici».

Inoltre, ha spiegato l’autore, le biopsie neurochirurgiche invasive necessarie per i linfomi del SNC comportano rischi procedurali e spesso non danno risultati conclusivi o non possono essere eseguite su pazienti fragili o anziani.

Il DNA tumorale circolante (ctDNA) è diventato un biomarcatore importante rilevabile in modo non invasivo mediante la biopsia liquida in molte neoplasie, compresi i linfomi sistemici. Tuttavia, il suo ruolo nel linfoma del sistema nervoso centrale finora è stato limitato a causa delle basse concentrazioni di ctDNA nel plasma di questi pazienti e, di conseguenza, dei bassi tassi di rilevamento mediante il sequenziamento di nuova generazione, nonché dell’applicabilità limitata dei test su geni singoli.

Due tecniche di analisi innovative
Scherer e colleghi hanno cercato di superare queste limitazioni utilizzando due tecniche innovative, il Cancer Personalized Profiling by Deep Sequencing (CAPP-Seq) e il Phased Variant Enrichment and Detection Sequencing (PhasED-Seq), sviluppati dai laboratori della Stanford University. In particolare, hanno usato il CAPP-Seq per genotipizzare il DNA genomico nel tessuto tumorale e il ctDNA nel liquido cerebrospinale (CSF) e nel plasma, e il PhasED-Seq per monitorare il ctDNA nel CSF e nel plasma.

Sono stati analizzati 67 pazienti (età mediana: 65 anni; 55,2% di sesso maschile) affetti da linfomi primari (l’82,1%) o secondari isolati del sistema nervoso centrale. Sessantacinque pazienti avevano un linfoma diffuso a grandi cellule B, uno era affetto da leucemia linfatica cronica e uno da linfoma a grandi cellule B CD38+. La maggior parte (il 77,6%) era stata sottoposta a un trattamento con intento curativo.

Gli autori hanno profilato il DNA ottenuto da campioni raccolti al momento della diagnosi, durante il trattamento e al momento della progressione della malattia. Per valutare la specificità del loro approccio, hanno analizzato anche campioni ottenuti da 44 pazienti con altri tumori cerebrali primari o metastasi cerebrali e da 24 controlli sani.

Mutazioni somatiche nel 100% dei campioni
I ricercatori hanno rilevato mutazioni somatiche nel 100% delle biopsie analizzate di linfoma del sistema nervoso centrale, con una mediana di 288 mutazioni per paziente. I geni più frequentemente coinvolti sono risultati MYD88, PIM1 e CD79B.

Utilizzando la tecnica PhasED-Seq, i ricercatori hanno rilevato la presenza di ctDNA nel 78% dei campioni di plasma dei pazienti prima del trattamento, con una specificità del 96%, e nel 100% dei campioni di CSF, con una specificità del 97%.

I livelli di ctDNA nel plasma sono risultati significativamente correlati con i volumi radiografici totali del tumore, ma la dimensione del tumore non è risultata correlata con i livelli di ctDNA nel CSF, ha riferito Scherer. Inoltre, ha aggiunto l’autore, la localizzazione periventricolare del tumore è sembrata influenzare largamente la rilevazione del ctDNA nel CSF.

Outcome più scadenti in presenza di ctDNA rilevabile prima e durante il trattamento
L’indagine sulla possibilità di utilizzare il ctDNA presente nel plasma prima del trattamento come biomarcatore predittivo ha evidenziato nei pazienti con ctDNA rilevabile tassi molto più elevati di progressione della malattia entro un anno (80% contro 31%) e decesso entro 2 anni dal prelievo di sangue (71% contro 8%) rispetto a quelli con ctDNA non rilevabile. Ulteriori analisi hanno mostrato valori di sopravvivenza libera da progressione (PFS) e sopravvivenza globale (OS) significativamente inferiori tra i pazienti con ctDNA rilevabile prima del trattamento rispetto a quelli con ctDNA non rilevabile

«Mentre i pazienti con ctDNA rilevabile e volume tumorale elevato sembrano avere avuto outcome particolarmente scarsi, quelli con ctDNA non rilevabile e un basso volume tumorale hanno mostrato una sopravvivenza globale a 2 anni eccezionalmente favorevole, pari al 100%», ha detto Scherer.

Anche l’analisi del ctDNA plasmatico durante la terapia con intento curativo ha mostrato associazioni significative tra la presenza di ctDNA e gli outcome clinici, tra cui la PFS e l’OS.

Analisi del ctDNA come strumento diagnostico
Gli autori hanno quindi cercato di testare la loro ipotesi che i linfomi del sistema nervoso centrale possano essere diagnosticati senza procedure chirurgiche sulla base dei profili mutazionali del ctDNA nel plasma o nel CSF. A tale scopo, hanno utilizzato un insieme di modelli bayesiani empirici per definire un punteggio di classificazione, che hanno applicato a una coorte di validazione indipendente di 183 campioni.

Scherer ha riferito che lui e i colleghi sono stati in grado di classificare correttamente il linfoma del sistema nervoso centrale nel 59% dei campioni di CSF e nel 25% di quelli di plasma «La cosa più importante è che non abbiamo osservato alcun falso positivo nella nostra coorte di linfomi non del sistema nervoso centrale, il che si traduce in una specificità del 100% e un valore predittivo positivo del 100%» ha sottolineato Scherer.

Gli autori hanno quindi proposto un possibile percorso clinico «in cui la classificazione non invasiva del linfoma del sistema nervoso centrale porti direttamente a un’ulteriore stadiazione e trattamento sistemico, mentre, se il punteggio è predittivo di un linfoma non del sistema nervoso centrale, il paziente seguirà la procedura diagnostica convenzionale» ha aggiunto Scherer.

In conclusione
«I nostri risultati suggeriscono che il ctDNA riflette in modo accurato il burden tumorale e rappresenta un valido biomarcatore clinico per la stratificazione del rischio, la previsione degli outcome e una classificazione del linfoma del sistema nervoso centrale che non richieda procedure chirurgiche. Prevediamo un importante ruolo futuro del ctDNA come strumento di decision-making per indirizzare il clinico nella scelta del trattamento dei pazienti con linfoma del sistema nervoso centrale» hanno concluso Scherer e i colleghi.

Bibliografia
J.A. Mutter, et al. Profiling of Circulating Tumor DNA for Noninvasive Disease Detection, Risk Stratification, and MRD Monitoring in Patients with CNS Lymphoma. Blood (2021) 138 (Supplement 1): 6. Link

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