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Scadenza del Green Pass illimitata per chi ha fatto la terza dose

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Il Comitato Tecnico Scientifico apre alla scadenza illimitata del Green Pass per chi ha fatto tre dosi di vaccino contro il Covid

“Un green pass senza scadenza per quanti hanno fatto la terza dose del vaccino anti Covid-19 è un argomento di cui il Comitato tecnico scientifico non ha discusso. È, però, ovviamente plausibile che per quanti hanno ricevuto la terza dose, soprattutto in un panorama che in questo momento non vede all’orizzonte la quarta, non debba essere previsto un prolungamento della durata del green pass stesso. Così come è poco immaginabile ritenere che i trivaccinati debbano ricevere limitazioni, anche alla luce della rimodulazione delle quarantene che prevede per queste persone una semplice autosorveglianza”. Lo afferma alla Dire l’esponente del Cts, Fabio Ciciliano. Il medico aggiunge che “nelle prossime settimane, con la scadenza del green pass come è attualmente previsto, potrebbero verificarsi potenziali difficoltà da parte dei primi vaccinati che hanno ricevuto le tre dosi, come il personale sanitario”.

Ciciliano invita a ricordare che “una cosa è l’aspetto clinico relativo alla copertura vaccinale e alla protezione dalla malattia che garantisce il vaccino. Altro è il valore da dare al green pass, che non ha nulla di medico, è uno strumento tecnico di emergenza che aggancia la condizione vaccinale alle attività della vita sociale che si possono fare. Questo strumento ha consentito al Paese di restare aperto anche con numeri dei contagi molto elevati“. L’esponente del Comitato tecnico scientifico sottolinea poi che “sulla durata del green pass in passato si è già agito a seconda della condizione epidemiologica contingente. Ad esempio, durante la scorsa estate, con una circolazione virale molto ridotta e un impatto quasi nullo sui sistemi sanitari regionali, è stato formulato un parere sul prolungamento della certificazione verde in considerazione del buon contesto epidemiologico. Per i cittadini che hanno effettuato la terza dose (booster), non ha grande senso parlare di scadenza più o meno ridotta del green pass, anche considerando che la quarta dose non è in programma. Perché, dunque, prevedere delle limitazioni, anche se dal punto di vista potenziale?”.

Il medico precisa alla Dire (www.dire.it): “Di questo, ripeto, non abbiamo ancora parlato, non ci siamo riuniti ma non so nemmeno se al Cts verrà posto il quesito dal punto di vista formale”. L’esperto aggiunge poi che “il green pass a scadenza illimitata a chi ha fatto la terza, potrebbe essere anche un modo per incentivare chi non si è ancora sottoposto alla vaccinazione“. Impegnato da oltre due anni nella lotta alla pandemia da Covid-19, Fabio Ciciliano si sofferma sull’andamento, lento, della campagna vaccinale per i bambini di età compresa tra i 5 e gli 11 anni. Secondo l’esperto “c’è un problema di comunicazione. Conosciamo famiglie dove i genitori sono vaccinati ma hanno ancora un po’ di resistenza nel vaccinare i propri figli. Ciò significa che, anche da questo punto di vista, la comunicazione non è stata perfetta. I genitori hanno ancora un po’ più di remore. Ma si tratta di remore non suffragate da evidenze scientifiche“.

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Ciciliano punta poi l’indice contro quanti appaiono in tv e si lasciano andare a valutazioni personali e approssimative, non sostenute da evidenze scientifiche. E questo contribuisce alla confusione, instillando dubbi, paure e perplessità alle famiglie. “Per farlo – spiega ancora alla Dire – basta poco. È sufficiente affermare ‘Io non vaccinerei i bambini’, senza però dirne il motivo, per ottenere un risultato della comunicazione devastante. È invece imperativo sapere quali sono le evidenze scientifiche che fanno assumere queste posizioni e, onestamente, sono molto modeste quelle che si ritrovano in letteratura”.

“Abbiamo a disposizione numerose evidenze reali, in cui è vero che il numero complessivo dei casi è ridotto rispetto agli adulti – ricorda Ciciliano – anche perché in Italia i bambini sono in numero molto inferiore rispetto alle fasce di popolazione adulta. Ma bisogna anche ricordare che una quota di bambini è ricoverata e si sta registrando in questo periodo un incremento nel numero dei ricoveri. Senza dimenticare le complicanze della sindrome infiammatoria multisistemica tipica del bambino, la Mis-C, oltre alle altre complicanze e al long-Covid. Mentre, invece, con il vaccino tutto questo non si verifica. Piuttosto che sentire questi ‘stregoni’, invito i genitori ad ascoltare le parole di coloro che vivono tutti i giorni con la concretezza della realtà come il professor Alberto Villani, capo dell’emergenza dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma”.

Dai bambini alla scuola il passo è breve. “La situazione della scuola italiana è piuttosto complicata – ragiona Ciciliano – perché paghiamo lo scotto di decenni di scarsa attenzione. Una situazione devastante dal punto di vista generale – non è infrequente, purtroppo, che ai genitori venga richiesto un contributo economico financo per comprare la carta igienica – a cui si è aggiunta la situazione Covid. È però anche vero che in questi due anni qualche cosa in più poteva essere fatto“.

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Ciciliano precisa poi che il Cts non è stato coinvolto nei protocolli in vigore per la gestione dei casi positivi a scuola. Ma ricorda che “il discorso è piuttosto complesso, perché da un lato c’è l’attività di sorveglianza e di monitoraggio dell’epidemia all’interno delle classi che è appannaggio dei dipartimenti di prevenzione delle Asl. A questo si aggiunge un ulteriore elemento di complessità, che non è secondario: quello della responsabilità dei dirigenti scolastici, che, analogamente alla medicina difensiva che alcuni medici mettono in campo per tutelare sé stessi anziché i pazienti, operano, in alcuni casi, secondo il principio della ‘scuola difensiva’ per timore di responsabilità, anche se bisogna dire che la tutela sanitaria del mondo della scuola non è tema del loro lavoro”.

Ciciliano si dice invece “d’accordo con l’idea di Agostino Miozzo, secondo il quale bisognava approcciare la problematica della scuola in maniera più organica, magari utilizzando una sorta di sanità scolastica che prevedesse l’impiego di risorse sanitarie, non necessariamente mediche, per la gestione preventiva organizzata in maniera strutturale, senza inseguire il virus ma anticipandolo, attendendolo al varco, come avviene anche in altri Paesi. Ad esempio, in Inghilterra, gli studenti eseguono due tamponi a settimana, indipendentemente dal fatto che le persone siano positive o negative, mentre il Galles addirittura tre”. Infine, una battuta sul futuro presidente della Repubblica. Fabio Ciciliano non rivela la propria preferenza “a causa del ruolo tecnico che rivesto. Ho, però, un auspicio ben preciso. Faccio il componente di un consesso tecnico e, in quanto tale, parlo solo di ciò che mi compete”, conclude.

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