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Dalla stella EK Draconis nuove indicazioni sul Sole

ek draconis

Osservata per la prima volta sulla giovane stella EK Draconis l’eruzione di filamenti supermassicci e la più potente espulsione coronale di massa mai registrata da una stella simile al Sole

Come appariva il Sole 4,5 miliardi di anni fa? Come EK Draconis, una stella che gli somiglia – anche per dimensioni – seppur molto più giovane. Sbirciando questo sistema stellare situato a decine di anni luce dalla Terra, gli astronomi hanno osservato per la prima volta un’enorme esplosione di energia e particelle cariche, molto più potente di qualsiasi espulsione coronale di massa mai registrata da una stella simile alla nostra. Questo fenomeno stellare – noto anche come tempesta solare – si verifica regolarmente – seppure in tono minore – nel Sole sotto forma di eruzioni di nubi di particelle roventi, o plasma, che possono volare via nello spazio a velocità di milioni di chilometri all’ora. Un evento che – nelle sue manifestazioni più violente – ci si augura di non vedere mai sulla Terra: se ne venissimo investiti, i satelliti in orbita, o le reti elettriche che servono intere città, potrebbero subire danni irreparabili o blackout.

È la prima volta, dicevamo, che un’eruzione di filamenti supermassicci viene osservata su una stella simile al Sole. E ora un nuovo studio – condotto da Kosuke Namekata dell’Osservatorio astronomico nazionale del Giappone e pubblicato su Nature Astronomy – suggerisce che la somiglianza fra EK Draconis e la nostra stella potrebbe indicare che anche quest’ultima, molto tempo fa, abbia prodotto simili espulsioni supermassicce.

I ricercatori hanno osservato EK Draconis per 32 notti nell’inverno e nella primavera del 2020 utilizzando il telescopio spaziale Tess della Nasa e, da terra, il Seimei Telescope dell’Università di Kyoto. Il 5 aprile sono infine riusciti a compiere la prima osservazione spettroscopica ottica di un enorme superflare e, circa 30 minuti dopo, un’espulsione coronale di massa che sfrecciava via dalla superficie della stella. Inoltre, hanno catturato le prove di un’eruzione di un filamento di plasma – primo passo di quell’esplosione – dieci volte più massiccio di qualsiasi emissione analoga mai registrata sul Sole: qualcosa nell’ordine dei mille miliardi di tonnellate di materia scagliata nello spazio a 500 km/s (quasi due milioni di km/h).

Generalmente, le espulsioni di massa coronale si verificano subito dopo che una stella ha rilasciato un brillamento, un flare: un’esplosione improvvisa di radiazioni che possono estendersi lontano nello spazio. Nella nostra galassia, le giovani stelle simili al Sole sembrano sperimentare frequenti superflare: come i nostri brillamenti solari, ma decine o addirittura centinaia di volte più potenti. Un superflare potrebbe, teoricamente, verificarsi anche sul Sole – probabilmente una volta ogni diverse migliaia di anni. Se ciò accadesse, potrebbe quindi generare una super espulsione coronale di massa?

«I superflare sono molto più estesi dei brillamenti che vediamo dal Sole», dice Yuta Notsu, co-autore dello studio. «Quindi sospettiamo che produrrebbero anche espulsioni di massa molto più grandi. Ma fino a poco tempo fa erano solo congetture». Come per i superflare, le probabilità che si verifichino eventi del genere nel Sole sono molto basse, tuttavia enormi espulsioni di massa potrebbero essere state molto più comuni agli albori del Sistema solare, contribuendo a modellare pianeti come la Terra e Marte rendendoli come sono oggi.

«L’atmosfera dell’attuale Marte è molto sottile rispetto a quella terrestre», conclude Notsu. «Riteniamo che in passato Marte avesse un’atmosfera molto più densa. Le espulsioni coronali di massa possono aiutarci a capire cosa è successo al pianeta nel corso di miliardi di anni».

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