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Volto più giovane con l’acido polilattico

Lo studio è una revisione sistematica della letteratura scientifica sull'uso autologo del Plasma ricco di piastrine o PRP

Medicina estetica: un volto più giovane con l’acido polilattico. Le nuove formulazioni hanno restituito al trattamento in voga tempo fa un ruolo di primo piano

Il principio è quello di rigenerare, l’obiettivo quello di restituire volume e luminosità alla pelle del viso. In medicina estetica l’acido polilattico sta vivendo una seconda giovinezza: molto utilizzato fino a una ventina di anni fa, è tornato fortemente in auge grazie alle sue nuove formulazioni che gli consentono di avere risultati naturali, una durata maggiore rispetto ad altri trattamenti estetici ed effetti collaterali praticamente nulli. «Possiamo parlare quasi di un ritorno al passato per guardare al futuro», premette Patrizia Gilardino, chirurgo estetico di Milano. «L’acido polilattico è stato un punto di riferimento nella medicina estetica prima della diffusione dei filler oggi più conosciuti. Ma le recenti formulazioni, che hanno superato alcuni limiti, lo ripongono come trattamento di riferimento quando si tratta di intervenire sulla zona centrale del volto, per contrastare i segni del tempo e per restituire alla pelle compattezza e luminosità, senza alterare le proporzioni del viso, anzi rispettandole profondamente».

Più che un’azione riempitiva, è un trattamento che fa leva sulla rigenerazione dei tessuti. Spiega infatti Gilardino: «L’acido polilattico infatti va infatti a stimolare la pelle in profondità, portando a una produzione degli elementi vitali per la nostra cute. Questo processo permette di cancellare o attenuare qualche piccola ruga, senza inibire i muscoli». Inoltre, «è una sostanza completamente riassorbibile. Ma nonostante questo, garantisce effetti fino a 18-24 mesi e anche oltre. Quindi un periodo decisamente più lungo rispetto ad altri trattamenti. Unico neo: richiede un po’ più di tempo per attivarsi e portare a risultati visibili».

Il trattamento consiste in una serie di piccole iniezioni nell’area da trattare. «Contrariamente a un po’ di anni fa, quando la preparazione necessitava di un tempo abbastanza lungo, l’acido polilattico viene preparato dal medico al momento del trattamento: la sostanza deve essere diluita a seconda dell’area e del problema da affrontare. Per le iniezioni vengono utilizzati degli aghi sottili che non comportano dolore, ma permettono di arrivare nel sottocute e dare la possibilità all’acido polilattico di agire stimolando la sintesi del collagene, una molecola molto importante per la struttura della nostra cute essendo responsabile dell’elasticità e della tonicità della pelle».

Vengono chieste in media tre sedute, fatte a circa due mesi di distanza l’una dall’altra. «I risultati non sono immediatamente valutabili: bisogna attendere circa tre o quattro settimane per poterli apprezzare, visto che bisogna dare il tempo affinché il prodotto induca la sintesi del nuovo collagene. Ma, come spesso avviene, l’attesa è ripagata da un effetto lifting naturale della pelle e più duraturo».

Ovviamente, prima di sottoporsi a trattamento occorre un’approfondita valutazione da parte di un medico specialista. «Parliamo sempre di un trattamento di medicina estetica». Puntualizza Gilardino: «Nei casi maggiormente compromessi, quando ad esempio ci troviamo davanti a delle lassità particolarmente accentuate, l’unica strada per poter avere dei risultati apprezzabili arriva dalla chirurgia».

Il costo di una singola seduta parte da 450 euro.

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