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Il Centro Protesi Inail ha festeggiato 60 anni

Inail Lazio

Il Centro Protesi Inail compie 60 anni. In un convegno focus sulla sintesi dei risultati raggiunti e gli obiettivi futuri

Nell’ambito delle celebrazioni per i 60 anni del Centro Protesi Inail, l’Auditorium della Direzione generale Inail di piazzale Pastore, a Roma, ha ospitato un convegno per fare il punto della situazione sulle esperienze e le prospettive future della struttura di Vigorso di Budrio, in provincia di Bologna, punto di riferimento per la riabilitazione e il reinserimento sociale di migliaia di lavoratori infortunati e disabili civili. Come sottolineato in apertura dei lavori dal presidente dell’Inail, Franco Bettoni, sono circa 11mila, infatti, i pazienti trattati ogni anno, tra infortunati sul lavoro assistiti dall’Inail, che rappresentano circa l’80% del totale, invalidi civili assistiti dal Servizio sanitario nazionale e privati provenienti anche dall’estero.

L’omaggio del presidente Bettoni a Johannes Schmidl e Antonio Maglio. Dopo aver ricordato la recente inaugurazione dell’edificio storico del Centro Protesi, sottoposto a un lungo lavoro di ristrutturazione per ospitare i nuovi reparti di degenza, gli ambulatori, gli studi medici e altri ambienti da mettere a disposizione degli assistiti accolti in regime residenziale, il presidente dell’Inail ha reso omaggio alle “visioni lungimiranti” del professor Schmidl e del dottor Maglio. “Saremo per sempre grati a Johannes Schmidl e ai vertici dell’Istituto che nel 1956 compresero il talento di questo giovane ortopedico austriaco – ha spiegato Bettoni – conferendogli l’incarico di dirigere un’officina ortopedica in cui sviluppare nuovi filoni di ricerca e applicare un innovativo modello basato sul legame tra protesi e riabilitazione”. Allo stesso modo, ha aggiunto, “saremo sempre riconoscenti verso Antonio Maglio, il medico dell’Inail che negli anni Cinquanta aveva intuito il valore vincente del connubio tra sport e riabilitazione, portando avanti una grande sfida in una società che all’epoca non manifestava alcuna sensibilità verso il tema della disabilità, riuscendo a realizzare la prima Paralimpiade della storia nel 1960, in concomitanza con le Olimpiadi di Roma”.

“Dagli studi in ambito sportivo soluzioni uniche per tutti i nostri assistiti”. Oggi lo sport rappresenta uno strumento importante per il reinserimento sociale degli infortunati. A Budrio, per esempio, sono state realizzate le protesi di molti atleti della nazionale in gara alle ultime Paralimpiadi di Tokyo, tra cui quelle delle tre regine azzurre della velocità nei 100 metri T63: Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto. “La ricerca nel settore delle protesi e ortesi sportive – ha precisato Bettoni – ci consente di offrire ai nostri assistiti soluzioni uniche per la pratica motoria e sportiva a tutti i livelli, in linea con l’obiettivo di rendere lo sport uno strumento per riconquistare una vita attiva e partecipata”. Le tecnologie sviluppate per lo sport, inoltre, “permettono di realizzare dispositivi per la vita quotidiana più confortevoli, che possono quindi contribuire all’effettivo miglioramento della qualità di vita delle persone con disabilità e fragilità e dei loro familiari”.

Mazzetti: “Un sistema a rete per ottenere risultati migliori”. Sul tema della ricerca si è soffermato anche il direttore generale facente funzioni dell’Inail, Giuseppe Mazzetti, che ha sottolineato come negli ultimi anni l’Inail abbia impresso “una significativa svolta al ruolo del Centro Protesi, muovendo dall’assunto che per massimizzare i risultati occorre interagire e collaborare con partner scientifici qualificati, attraverso un sistema a rete che ottimizzi gli investimenti in termini di risorse umane, strumentali e finanziarie e realizzi l’integrazione tra differenti competenze e saperi professionali, con il fine ultimo di ottenere risultati che migliorino la qualità della vita delle persone con disabilità, attraverso soluzioni innovative in grado di migliorare il comfort, l’adattabilità, la cosmesi e la funzionalità delle protesi”.

“La collaborazione trasversale e multidisciplinare vero fattore di successo”. “L’efficacia della tutela e dei trattamenti protesici e riabilitativi – ha aggiunto Mazzetti – non dipende soltanto dalle risorse strutturali e dalle tecnologie utilizzate, che pure sono importanti, ma soprattutto dalle persone che utilizzano queste risorse a vantaggio di ogni singolo assistito Inail. Per questo è doveroso ringraziare il personale del Centro Protesi per la professionalità, l’umanità e la dedizione con cui si prende cura quotidianamente dei nostri pazienti, facendosi carico non solo degli aspetti clinici ma anche di quelli personali e psicologici. Celebrare questo anniversario, quindi, vuol dire innanzitutto celebrare l’impegno straordinario di ciascuno all’interno di un sistema più ampio di collaborazione trasversale e multidisciplinare, che rappresenta il vero fattore di successo del Centro di Vigorso di Budrio e della sua reputazione a livello nazionale e internazionale”.

Carrozza: “Non ha mai perso di vista i bisogni del paziente”. Nel suo intervento in videoconferenza, la presidente del Consiglio nazionale delle ricerche, Maria Chiara Carrozza, ha sottolineato “l’importanza degli investimenti in ricerca dell’Inail e dei collegamenti che nel corso degli anni l’Istituto ha saputo creare tra la ricerca fondamentale, la ricerca traslazionale e l’innovazione, senza perdere mai di vista i bisogni immediati del paziente”. Il Centro Protesi Inail, ha proseguito Carrozza, “è stato e continuerà a essere un elemento di eccellenza per l’assistenza agli infortunati sul lavoro e alle persone che hanno subito delle amputazioni. Il collegamento tra l’arto artificiale e la sua percezione da parte del paziente è una delle sfide più interessanti della ricerca contemporanea, perché si colloca sulla frontiera tra la tecnologia e gli aspetti cognitivi”.

Abatecola: “È un modello da replicare anche in altri ambiti”. Di eccellenza ha parlato anche il vicepresidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Istituto, Marco Abatecola, che ha ricordato come la sesta Consiliatura del Civ, che si avvia alla conclusione del suo mandato, abbia inserito tra gli obiettivi dell’Inail la creazione di centri specializzati sul modello di Vigorso di Budrio anche per i tecnopatici. “Quella del Centro Protesi – ha spiegato infatti Abatecola – è un’esperienza che ci ha reso orgogliosi dal primo momento in cui ci siamo insediati e che riteniamo debba essere trasferita anche in altri ambiti, come quello delle malattie professionali. Il nostro auspicio è che un Istituto con un maggiore livello di autonomia possa fare investimenti per valorizzare realtà come questa”.

Rossi: “Nell’evoluzione storica della tutela decisiva la capacità di andare oltre le norme”. Nel corso della mattinata è toccato al sovrintendente sanitario centrale dell’Inail, Patrizio Rossi, il compito di fare un dettagliato excursus sull’evoluzione storica della tutela infortunistica a partire da fine Ottocento, quando era limitata esclusivamente alle prime cure del soccorso in azienda, fino ai nostri giorni. “L’elemento che ha condotto a un’assistenza più incisiva – ha spiegato – è stato il contributo di alcuni studiosi ‘benpensanti’ e di illuminati datori di lavoro capaci di andare oltre le norme”. Di fondamentale importanza per l’attività dell’Istituto nella fase più recente della sua storia è stata poi la creazione di una sinergia con i Servizi sanitari regionali, attivata con la sigla dell’accordo quadro del 2 febbraio 2012, che ha definito gli ambiti nei quali possono essere sviluppate collaborazioni tra le Regioni e l’Istituto, al fine di garantire su tutto il territorio nazionale l’omogeneità e la tempestività delle prestazioni sanitarie in favore degli infortunati sul lavoro e dei tecnopatici.

Soluri: “La persona è al centro del proprio percorso riabilitativo”. Come sottolineato da Giorgio Soluri, direttore centrale Assistenza protesica e Riabilitazione dell’Istituto, “il modello di intervento adottato pone il paziente al centro del proprio percorso riabilitativo, rendendolo attore principale e non semplice destinatario di un trattamento. La costruzione di protesi e presidi ortopedici, in particolare, “è affiancata da un training riabilitativo per l’insegnamento al corretto utilizzo del dispositivo. La persona viene seguita da un punto di vista tecnico, sanitario e psicosociale per valorizzarne le abilità e le potenzialità residue al fine di raggiungere il massimo livello di autonomia possibile”.

Nella prima sessione un focus su nuove tecniche e training per l’utilizzo dei dispositivi. La centralità del paziente nel percorso di cura è stata ribadita anche nella prima sessione di lavori, moderata dal direttore del Centro Protesi, Angelo Andretta, e dedicata all’evoluzione della struttura di Vigorso di Budrio in materia di protesi e riabilitazione, dalle nuove tecniche di costruzione dei dispositivi alla rieducazione funzionale e al training per il loro utilizzo. Per il direttore sanitario Antonella Miccio, “nell’affermazione del professor Schmidl di voler umanizzare le protesi era già presente il concetto di umanizzazione delle cure, che significa appunto mettere la persona al centro”. Secondo il direttore dell’Area tecnica, Gregorio Teti, “il dispositivo ideale è quello che riesce a essere cucito, come un abito sartoriale, sulla clinica del paziente, sulle sue potenzialità residue”. Amedeo Amoresano, primario fisiatra, si è soffermato invece dell’attività riabilitativa svolta nella struttura di Vigorso, che comprende “attività di riabilitazione, di rieducazione al cammino con protesi di arto inferiore e di rieducazione all’utilizzo di protesi funzionali di arto superiore”. La sessione si è conclusa con l’intervento di Rinaldo Sacchetti, direttore tecnico Area ausili e assistenza sul territorio, che ha ribadito “la centralità della persona come attore principale del proprio percorso”.

Oltre alla sede principale, due filiali e sette punti di assistenza. Il Centro ospita un’officina ortopedica all’avanguardia con reparti produttivi specializzati per tipologia di protesi, un’area di consulenza e fornitura ausili, un’area ricerca e un’area sanitaria con 90 posti letto e due reparti riabilitativi con palestre per la fisiokinesiterapia. Gli operatori sono 360 tra tecnici ortopedici, ingegneri, medici, infermieri, fisioterapisti, assistenti sociali, psicologi e amministrativi, e oltre alla sede principale, sul territorio sono attive anche due filiali, a Roma e a Lamezia Terme, e sette punti di assistenza a Milano, Roma, Bari, Napoli, Venezia, Torino e Palermo.

Le partnership con realtà di eccellenza dell’università e della ricerca. Nella seconda sessione della mattina, moderata da Emanuele Gruppioni, direttore tecnico dell’Area ricerca di Vigorso di Budrio, sono stati presentati i nuovi progetti sviluppati dal Centro Protesi in partnership con realtà di eccellenza dell’università e della ricerca, come l’Istituto italiano di tecnologia di Genova, l’Istituto di Bio-Robotica della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, l’Università Campus Bio-Medico di Roma, l’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna, il Politecnico di Milano, l’Università di Padova, la Fondazione Don Carlo Gnocchi e il Cnr. L’attività di ricerca e sperimentazione, del resto, è parte integrante del dna del Centro Protesi fin dall’inizio della sua storia. Risale al 1963, in particolare, lo studio che due anni dopo portò alla realizzazione della prima protesi mioelettrica, realizzata grazie al professor Schmidl e al suo gruppo di lavoro.

Le collaborazioni con l’estero sulla protesica centrata sul paziente. Nella sessione tecnica pomeridiana in lingua inglese, moderata da Andrea Giovanni Cutti, PhD – Lower Limb & Applied Research Manager del Centro Protesi, la discussione si è spostata fuori dai confini italiani, attraverso la presentazione delle collaborazioni internazionali di Vigorso di Budrio nell’ambito della ricerca applicata in protesica centrata sul paziente, che ha visto la partecipazione in videoconferenza di Hiro Hobara, del National Institute of Advanced Industrial Science and Technology di Tokyo, Michael Schaefer, della Pohlig GmbH di Traunstein, in Germania, Stefania Fatone, della Northwestern University di Chicago, e Andrew Hansen, del Veterans Affairs Health Care System di Minneapolis, negli Stati Uniti.

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