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Telemedicina: il 45% dei pazienti oncologici è soddisfatto

La telemedicina fa passi avanti: negli Stati Uniti il Mercy Virtual Care Center di St. Louis, in Missouri, è un ospedale senza letti e senza pazienti

Una nuova ricerca ha esaminato la soddisfazione e le preferenze dei pazienti in relazione alla telemedicina, preferita dal 45% dei pazienti oncologici

Una nuova ricerca ha esaminato la soddisfazione e le preferenze dei pazienti in relazione alla telemedicina. Shaverdian e colleghi hanno rilevato che il 45% dei pazienti oncologici in radioterapia preferiva la telemedicina, mentre il 34% preferiva le visite ambulatoriali e il 21% non esprimeva preferenze

Gli autori hanno analizzato le risposte al sondaggio di 1.077 pazienti oncologici in radioterapia trattati al campus principale del Memorial Sloan Kettering Cancer Center (MSK) e in sei altre sedi tra New York e New Jersey. I questionari riguardavano le visite ambulatoriali e in modalità di telemedicina tra dicembre 2019 e giugno 2020. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of the National Comprehensive Cancer Network.

Per quanto riguarda la soddisfazione dei pazienti, la maggior parte degli intervistati non ha riferito nel complesso differenze o vantaggi con la modalità in telemedicina rispetto alle visite ambulatoriali (91%) e risultati simili relativamente alla fiducia nei medici (90%), comprensione dei programmi terapeutici (88%) e certezza che la loro malattia fosse curata in modo appropriato (87%).

“Questi risultati offrono evidenza che la telemedicina possa avere un ruolo anche oltre la pandemia di COVID-19 e possa diventare uno strumento particolarmente utile per alcuni pazienti, specialmente per quelli che hanno difficoltà a recarsi in ambulatorio per l’appuntamento”, ha affermato il co-autore Narek Shaverdian, MD, del Dipartimento di Radioterapia oncologica del MSK. “Offrire ai pazienti flessibilità e alternative, visitandoli di persona o con la telemedicina, può migliorare l’accesso alle cure”.

Nello specifico, i risultati del sondaggio riportano che due terzi degli intervistati hanno considerato la telemedicina un’alternativa migliore per i costi legati al trattamento, come viaggi e perdita dello stipendio.

“La visita ambulatoriale individuale può essere costosa, poiché include spese di trasporto, parcheggio e tempo sottratto ad altre attività”, ha spiegato la co-autrice Erin F. Gillespie, MD, del Dipartimento di Radioterapia oncologica del MSK. “La telemedicina consente di evitare la maggior parte di questi costi e disagi e potrebbe quindi ridurre l’onere globale dell’interazione con il sistema sanitario. Inoltre la possibilità per i familiari e gli amici di partecipare alla conversazione da qualsiasi luogo si tenga può rivelarsi fondamentale”.

Gli autori hanno osservato che le risposte dei pazienti variavano in modo significativo tra video-conferenze e audio-conferenze. I pazienti che avevano ricevuto un semplice appuntamento telefonico avevano maggiori probabilità di riferire un beneficio superiore con la visita in presenza.

“La telemedicina può rivelarsi una risorsa per migliorare l’accesso alle cure, ma solo se i pazienti hanno e possono utilizzare la funzionalità video”, ha sostenuto il dott. Shaverdian. “Si può capire molto anche solo osservando un paziente e utilizzando segnali visivi per orientare il colloquio. Un appuntamento esclusivamente vocale con un paziente mai incontrato prima è problematico”.

“Gli strumenti digitali come la telemedicina hanno la sfortunata potenziale conseguenza di aumentare paradossalmente le disuguaglianze nell’accesso alle cure”, ha sottolineato la dott.ssa Gillespie. “Di contro, ci potranno essere alcuni pazienti svantaggiati che non hanno accesso al sistema per problematiche di natura tecnologica o per i tempi degli spostamenti, però si possono collegare almeno telefonicamente e questo è un cambiamento importante e positivo”.

L’EHR Oncology Advisory Group del NCCN ha pubblicato recentemente una ricerca nel JCO Oncology Practice condividendo il punto di vista degli oncologi sulla telemedicina. Utilizzando un sondaggio sono stati intervistati 1.038 medici di 26 istituzioni nell’estate 2020, che ha fornito una stima del 46% delle visite post-pandemia che si potrebbero eseguire in modalità virtuale.

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