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Covid: terza dose del vaccino BNT162b2 efficace sui malati oncologici

Nei pazienti con cancro del retto localmente avanzato, buoni risultati con l'aggiunta alla chemioradioterapia neoadiuvante del farmaco sperimentale galunisertib

Studio pubblicato su Nature: la terza dose di vaccino BNT162b2 potrebbe beneficiare immunologicamente i pazienti in trattamento chemioterapico

In un articolo pubblicato in Nature Medicine il 30 settembre 2021, i ricercatori della University of Arizona Cancer Center di Tucson in Arizona hanno riportato le risposte immunitarie sierologiche e cellulari dopo due dosi di vaccino BNT162b2 nei pazienti con tumori solidi attivi in trattamento con chemioterapica citotossica, rispetto alle persone sane, e i risultati di uno studio di fase 1 per una terza dose di vaccino somministrata nella coorte di pazienti oncologici. Complessivamente, i dati suggeriscono che la maggior parte dei pazienti in chemioterapia citotossica, dopo una terza dose, possono sviluppare livelli anticorpali migliori, che sono stati correlati alla protezione contro il COVID-19. Tuttavia, dato l’aumento relativamente modesto degli anticorpi e la resistenza delle cellule T, le aspettative sul beneficio dovrebbero essere limitate. Secondo il gruppo di studio, i test anticorpali quantitativi possono essere utilizzati per selezionare le persone idonee che potrebbero beneficiare maggiormente della dose ‘booster’.

Gli autori hanno ricordato che numerosi studi recenti mostravano risposte immunitarie ridotte verso l’infezione da SARS-CoV-2 e ai vaccini a mRNA tra i pazienti immunocompromessi. Nei pazienti con tumori solidi o ematologici, le risposte anticorpali diminuiscono considerevolmente dopo la prima dose, ma migliorano leggermente dopo la seconda. Sono necessari tuttavia ulteriori dati per stabilire se dosi aggiuntive di vaccino possano proteggere ulteriormente questa popolazione vulnerabile.

In questo studio, gli autori hanno comparato le risposte immunitarie al vaccino BNT162b2 a mRNA per il COVID-19 in 53 pazienti con tumori solidi attivi in chemioterapia citotossica, con quelle di una coorte di controllo di 50 partecipanti non affetti dal cancro, arruolati nelle sedi di distribuzione del vaccino COVID-19 BNT162b2 della University of Arizona durante il programma di vaccinazione, mentre erano in osservazione nelle sale d’attesa dopo la prima dose.

Anticorpi neutralizzanti sono stati rilevati nel 67% dei pazienti oncologici dopo la prima dose, seguiti da un aumento fino a tre volte dei valori medi dopo la seconda dose. Caratteristiche simili sono state osservate per gli anticorpi sierici specifici per la proteina spike e le cellule T, ma l’ampiezza di ciascuna di queste risposte era ridotta rispetto alla coorte di controllo. Nella maggior parte dei pazienti oncologici, gli autori hanno rilevato il dominio di legame del recettore spike e sottogruppi di cellule B della memoria specifici per S1 quali potenziali predittori di risposte anamnestiche a immunizzazioni aggiuntive.

Per determinare direttamente se e come l’immunità possa migliorare con una terza dose di vaccino, gli studiosi hanno avviato uno studio interventistico nella coorte oncologica. Venti pazienti affetti da cancro appartenenti alla coorte originale hanno accettato di partecipare e rientravano nei criteri di inclusione dello studio. L’outcome primario di questo studio di fase I (NCT04936997) era la risposta immunitaria dopo una terza dose di vaccino BNT162b2 nei pazienti oncologici, mentre l’outcome secondario era la sicurezza.

Non sono state osservate differenze demografiche evidenti tra i 20 partecipanti e la coorte oncologica originale; tuttavia, in questi ultimi il periodo tra la somministrazione delle terapie antitumorali e le analisi del sangue era più breve. I pazienti in questa coorte presentavano una predominanza di tumori gastrointestinali (75%), rispetto al 51% nella coorte originaria; i restanti 5 partecipanti (25%) avevano ricevuto diagnosi di tumore del seno, rispetto al 42% nella coorte originaria.

Una settimana dopo la terza dose, 16 partecipanti hanno mostrato un aumento mediano tre volte superiore nella risposta degli anticorpi neutralizzanti. Tuttavia non si è verificato alcun miglioramento delle risposte delle cellule T.

Non sono stati registrati eventi avversi gravi. Gli eventi avversi erano lievi, con 9 partecipanti (45%) che hanno riportato dolore in sede d’iniezione. Altri eventi avversi minori comprendevano mialgia (15%), dolore alle ossa (5%), fatigue (10%), brividi (10%) e perdita di appetito (5%).

Gli autori riferiscono che l’età mediana nella coorte oncologica era superiore a quella della coorte di controllo, il che solleva dubbi che alcune differenze osservate siano legate all’età più che alla terapia antitumorale. Limitando i dati alle persone con età superiore ai 39 anni, le differenze tra le due coorti sono rimaste statisticamente significative per tutti i parametri immunologici. Questi dati sono coerenti con i modesti effetti età-dipendenti sulle risposte immunitarie riportate dagli studi clinici di fase I su BNT162b2.

Gli autori hanno commentato l’effetto moderato dall’età nel gruppo di controllo in termini di titolo anti-RBD. Tuttavia nessun altro parametro immunologico è stato condizionato allo stesso modo e non sono stati registrati effetti influenzati dall’età nella coorte oncologica per nessuno dei parametri immunologici. Quindi la causa principale della riduzione delle risposte nella coorte oncologica è probabilmente la terapia antitumorale piuttosto che l’età.

Il gruppo ha infine rilevato risposte globali anticorpali e delle cellule T più basse nei pazienti oncologici rispetto alla coorte di controllo. Tuttavia, è incoraggiante che abbiano anche osservato risposte delle cellule T nella maggior parte dei pazienti oncologici vaccinati, nei quali, quasi la metà, le risposte di anticorpi neutralizzanti non erano rilevabili. A differenza degli anticorpi, le risposte delle cellule T erano solo lievemente ridotte rispetto alla coorte di controllo. In conclusione, i risultati suggeriscono che una terza dose di vaccino BNT162b2 è sicura, migliora l’immunità umorale contro SARS-CoV-2 e potrebbe essere immunologicamente vantaggiosa per i pazienti oncologici in chemioterapia attiva.

Bibliografia
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