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HIV: nuovi dati sull’uso di lamivudina e dolutegravir

HIV: secondo i risultati di un nuovo studio pochi fallimenti con la combinazione di lamivudina e dolutegravir come terapia di prima linea nel mondo reale 

HIV: secondo i risultati di un nuovo studio pochi fallimenti con la combinazione di lamivudina e dolutegravir come terapia di prima linea nel mondo reale

Nelle persone che vivono con l’HIV, il rischio di fallimento del trattamento con la terapia di prima linea basata sulla combinazione 3TC+DTG entro 1 anno è risultato basso e principalmente guidato da modifiche proattive del trattamento. È quanto emerge da uno studio osservazionale preliminare del mondo reale presentato all’Italian Conference on AIDS and Antiviral Research (ICAR) 2021.

Gli studi GEMINI hanno dimostrato, nelle persone affette da HIV che hanno iniziato la terapia antiretrovirale (ART) di prima linea, la non inferiorità della duplice terapia lamivudina + dolutegravir (3TC+DTG) rispetto alla triplice terapia composta da emtricitabina/tenofovir + dolutegravir (FTC/TDF+DTG) fino a 96 settimane.

Nonostante questi risultati, a causa dei criteri di inclusione degli studi, non è chiaro se la stessa efficacia sarà osservata nei sottogruppi naïve all’ART che sono a più alto rischio di fallimento del trattamento, come quelli con bassa conta CD4/AIDS, HIV-RNA elevato e co-infezione da epatite, hanno premesso gli autori dello studio.

«Esistono dei sottogruppi di pazienti che sono poco rappresentati nei trial clinici e che quindi vale la pena di studiare meglio nella vita reale, soprattutto quelli a maggior rischio di fallimento terapeutico e quindi i soggetti in genere immunodepressi o con alta carica virale» ha spiegato la Prof.ssa Antonella D’Arminio Monforte, Professore Ordinario di Malattie Infettive, Direttore Scuola di Specializzazione in Malattie Infettive e Tropicali, Università degli Studi di Milano; Direttore Struttura Complessa di Malattie Infettive, ASST Santi Paolo e Carlo, Milano, nella sua presentazione al congresso. «Abbiamo pertanto voluto descrivere il rischio di fallimento della terapia in una popolazione naïve che inizia 3TC/DTG nella coorte ICONA.

Studio osservazionale sulla coorte della Fondazione ICONA
Per approfondire questo aspetto, lo studio ha per ora coinvolto 142 soggetti con HIV della coorte della Fondazione ICONA che hanno iniziato la terapia 3TC+DTG come regime di prima linea. Man mano che nuovi pazienti inizieranno questo trattamento, andranno ad aumentare la popolazione dello studio.

Il 9% dei pazienti erano donne, il 61% ha contratto l’infezione attraverso contatti sessuali tra maschi (MSM), il 25% era di nazionalità straniera e aveva un’età media di 38 anni.

Il fallimento del trattamento è stato definito come il verificarsi di un singolo evento HIV-RNA>50 copie/ml o un cambiamento della terapia, indipendentemente dal motivo, nella finestra temporale di 6-12 mesi dall’inizio dell’ART (basale).

Le caratteristiche delle persone con HIV con e senza fallimento del trattamento sono state confrontate utilizzando il test chi-quadrato per le variabili categoriche e il test di Mann-Whitney per le variabili numeriche. Per stimare gli odds ratio (OR) non aggiustati del fallimento è stata utilizzata un’analisi di regressione logistica e le stime aggiustate sono state ottenute dopo aver controllato per l’anno solare di riferimento.

Basso rischio di fallimento entro 1 anno 
Nell’endpoint composito (fallimento dovuto a entrambi i fattori) il rischio di fallimento del trattamento entro 1 anno è risultato basso, pari all’8,5% (12/142), di cui solo 4 a causa di un HIV-RNA>50 copie/ml. La maggior parte erano interruzioni proattive, ma 2 erano dovute a intolleranza/tossicità.

«Il rischio correlato al solo cambiamento della terapia per qualsiasi ragione era del 6,3% (9/142)» ha aggiunto. «Il solo fallimento virologico si è verificato in 3 casi (2,1%), nei quali la carica virale ha superato le 50 copie/ml ma è poi tornata al di sotto di questo valore continuando la stessa terapia, quindi non si può minimamente neanche considerare un fallimento terapeutico» ha sottolineato la Prof.ssa in una intervista a Pharmastar.

La prevalenza delle caratteristiche basali identificate come potenziali fattori di rischio per il fallimento della terapia 3TC+DTG era bassa:

Altri fattori associati al rischio di fallimento erano un ritardo nell’inizio dell’ART (tanto più elevato quanto più lungo era il ritardo, p=0,02) e l’anno di calendario del basale (rischio più basso negli anni più recenti, p=0,004).

Le persone con HIV-RNA>500mila copie/ml (aOR=36,5 vs. 0-100mila, p=0,02) hanno mostrato la maggiore differenza di rischio. Dopo aver controllato per l’anno solare di inizio del trattamento, tra i principali fattori di rischio (conta dei CD4, HIV-RNA, ritardo nell’inizio dell’ART e co-infezione da HCV) solo l’associazione con quest’ultima è stata notevolmente attenuata.

In conclusione, nella coorte analizzata il rischio di fallimento con la terapia di prima linea basata sulla combinazione 3TC+DTG entro 1 anno è risultato basso e guidato principalmente da modifiche proattive del trattamento.

«I dati hanno mostrato una riluttanza da parte dei medici nel mondo reale a iniziare la prima linea con questa combinazione nei pazienti avanzati, un approccio che richiama i criteri di inclusione degli studi randomizzati e controllati» hanno scritto gli autori. «È necessario un campione di dimensioni più ampie o un follow-up più lungo per rivalutare il rischio di fallimento nei soggetti con conta CD4 ≤200 cellule/mm3 e/o HIV-RNA>500mila copie/ml che iniziano la terapia antiretrovirale con la combinazione 3TC+DTG».

Bibliografia

Cozzi-Lepri A et al. Effectiveness of lamivudine + dolutegravir (3TC+DTG) in persons living with HIV (PLWH) starting their first antiretroviral treatment. 

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