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Ristoranti: niente sfratto se l’affitto non è stato ridotto per il lockdown

Il Tribunale dà ragione ai gestori di un ristorante di Chianciano Terme (Siena), assistiti dagli avvocati Barbetti e Pescetelli in merito alla richiesta di sfratto del proprietario

Il Tribunale dà ragione ai gestori di un ristorante di Chianciano Terme (Siena), assistiti dagli avvocati Barbetti e Pescetelli in merito alla richiesta di sfratto del proprietario

Niente sfratto al ristoratore al quale non è stato ridotto il canone di affitto dei locali e non ha potuto temporaneamente pagare le rate mensili a causa dei mancati incassi dovuti alle chiusure per l’emergenza Covid-19. È quanto ha stabilito il Tribunale Civile di Siena, che si è espresso in merito al ricorso presentato dai gestori di un ristorante di Chianciano Terme, assistiti dagli avvocati Francesco Barbetti e Pierluca Pescetelli del Foro di Perugia.

La sentenza, la prima di questo genere in Provincia di Siena, apre la strada a nuovi possibili ricorsi da parte di altri ristoratori che, durante i mesi di pandemia, si sono trovati in enorme difficoltà a causa delle chiusure imposte dal Governo Conte e non si sono visti riconoscere una riduzione del canone di affitto da parte dei locatori.

A ricostruire la vicenda che ha interessato l’esercizio chiancianese sono i due legali che si sono occupati del caso: “L’affittuario, che gestisce da anni il ristorante, ha ricevuto dalla proprietaria del locale commerciale intimazione di sfratto per morosità. Ci siamo opposti sostenendo che il ristoratore aveva diritto ad una riduzione del canone non pagato durante il periodo di chiusure legate alla pandemia, in quanto i provvedimenti adottati a livello nazionale e locale hanno impedito la normale conduzione del ristorante. La Regione Toscana e la provincia di Siena sono state per lungo tempo in zona rossa, con la conseguente chiusura totale delle attività di ristorazione e la sola possibilità di fare asporto”.

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“In questo caso però – proseguono Barbetti e Pescetelli – non era una strada percorribile, poiché il ristorante offre menu alla carta e i tentativi di apertura con l’asporto non sono riusciti a coprire le uscite dovute ai costi di gestione, in primis personale e materie prime. Inoltre, problematiche relative a lavori di straordinaria amministrazione spettanti alla proprietà, hanno impedito il regolare svolgimento di tutte le attività di ristorazione”.

Il giudice Flavio Mennella ha dunque accolto in toto le tesi difensive, non concedendo il rilascio dell’immobile. Come recita la sentenza, infatti, “non sussiste un grave inadempimento del ristoratore, in ragione dell’impossibilità parziale sopravvenuta di pagare il canone per causa non imputabile ad esso. Vi sono poi elementi che fanno pensare ad un inadempimento della proprietà per abusi edilizi, non ancora regolarizzati, che interessano il locale affittato”.

Per il periodo di mancati pagamenti delle rate dell’affitto si procederà ora con una causa ordinaria, nella quale si dovrà stabilire l’importo del canone effettivamente dovuto in maniera ridotta nel periodo di chiusure legate all’emergenza Covid-19 e per l’inadempimento contrattuale della proprietà.

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