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HPV: il vaccino abbassa il rischio di tumori

Tumore collo dell'utero: prima ci si vaccina, meglio è

La specialista del Gemelli, Caterina Ricci: “Il vaccino contro l’Hpv abbassa il rischio di tumori”. Ecco perché

Il vaccino contro l’HPV è stato esteso alla popolazione adulta grazie ai dati raccolti negli anni in relazione all’efficacia del vaccino stesso e all’introduzione in commercio della formula nonavalente, che protegge contro nove ceppi dell’HPV: 2 a basso rischio e 7 ad alto rischio, questi ultimi responsabili di circa il 90% dei tumori del collo dell’utero. Nelle donne che in precedenza hanno già contratto il virus, inoltre, il vaccino abbassa il rischio di recidiva di lesioni HPV correlate. L’introduzione dello sviluppo nonavalente del vaccino ha consentito di ampliarne notevolmente le potenzialità e l’utilizzo, in particolare nella popolazione adulta femminile ed, entro certi limiti, in quella maschile”. A illustrare all’Agenzia Dire (www.dire.it) le ultime novità nell’utilizzo e nelle indicazioni del vaccino contro l’HPV è Caterina Ricci, specialista in ginecologia oncologica, prevenzione HPV e patologie del basso tratto genitale presso il Policlinico Agostino Gemelli di Roma.

“Quella contro l’HPV- tiene a sottolineare la specialista- è una vaccinazione non obbligatoria, ma fortemente raccomandata. È, infatti, una preziosissima arma di prevenzione verso l’agente che è fondamentale causa di un tumore, quello al collo dell’utero. È un vaccino di documentata sicurezza ed efficacia, ha un profilo di effetti collaterali alla pari di moltissimi altri vaccini che si somministrano in età pediatrica”.

La distinzione di genere– chiarisce Ricci- viene da indicazioni generali dettate dagli studi clinici, che prevedono la vaccinazione in sicurezza e con documentata efficacia nei soggetti di sesso femminile tra i 9 e i 45 anni di età e nei soggetti di sesso maschile tra i 9 e i 26 anni. In realtà- aggiunge- l’ultimo ‘Calendario vaccinale per la vita’ emesso dal ministero della Salute non riporta un limite massimo di età, in riferimento soprattutto alla possibilità di utilizzo del vaccino indicata dagli studi scientifici, consentendone la somministrazione, previo counseling, in soggetti che possano beneficiarne e in categorie a rischio come ad esempio le popolazioni immuno-depresse”.

Sebbene possa essere effettuato anche in soggetti che abbiano già contratto il virus dell’HPV, il vaccino non ha valore terapeutico. “È uno strumento preventivo– ribadisce la ginecologa, spiegando che- il suo impiego nella popolazione adulta positiva al virus deriva dalla potenzialità di copertura di più ceppi. Infatti, è piuttosto improbabile che un soggetto abbia acquisito tutti i ceppi contenuti nel vaccino nonavalente. Il vaccino ha quindi un’ elevata probabilità di proteggere da ceppi diversi da quello eventualmente contratto. Nel caso di soggetti positivi a uno o più genotipi vaccinali, inoltre, il vaccino può svolgere un effetto boost, di richiamo e potenziamento al sistema immunitario naturale. Essendo preventivo, la sua massima efficacia è però nella popolazione negativa al virus”.

Riguardo la popolazione che ha già contratto il virus, un dato interessante è quello relativo alla prevenzione delle recidive: “Ci sono dati recenti ma robusti– afferma Ricci- che supportano l’utilità del vaccino nonavalente nell’abbassamento del rischio di recidiva soprattutto nel post trattamento chirurgico delle lesioni HPV correlate. A questo è seguita, proprio negli ultimi mesi, una indicazione, già recepita da alcune regioni, di possibilità di vaccinazione gratuita per le donne che hanno ricevuto un trattamento per lesioni HPV correlate, con l’obiettivo di proteggere dai ceppi non acquisiti e di abbassare il rischio di possibile recidiva”.

È necessario effettuare accertamenti prima di richiedere la vaccinazione anti HPV? “La vaccinazione si può richiedere anche senza approfondire se si è entrati in contatto col virus o quale ceppo di HPV si sia contratto in passato. Tuttavia- precisa l’esperta- è consigliabile effettuare il test per l’HPV perché ormai è il test di screening considerato dal Servizio sanitario nazionale e dal piano nazionale di screening e perché può essere utile per supportare il counseling nella vaccinazione, specie nella popolazione adulta e HPV positiva”.

Test per l’HPV e PAP test, quali sono le differenze? “Il PAP test– spiega la specialista- è tutt’ora utilizzato dai ginecologi e consiste in un esfoliato delle cellule del collo dell’utero, quindi un esame di anatomia patologica, che viene letto al vetrino ed è stato negli ultimi 50 anni lo strumento principale e di grande efficacia per lo screening di prevenzione del tumore al collo dell’utero. È stato però recentemente sostituito come test di screening dall’HPV test, con chiamata gratuita dai 30 anni in su, perché si è rivelato più idoneo e maggiormente sensibile nella predizione del rischio di sviluppare negli anni una lesione pre-tumorale, sulla base della maggiore conoscenza del ruolo dell’HPV nello sviluppo delle lesioni pretumorali e tumorali cervicali. Il test, in base alla tecnica di esame utilizzata, può indicare la positività/negatività al virus o tipizzare cioè dare indicazione di quale ceppo del virus sia stato contratto. L’HPV test si effettua con un tampone e il campione viene sottoposto a un’analisi di microbiologia molecolare”.

Nel caso di vaccinazione anti-Covid, ci sono indicazioni riguardo all’attesa tra quel vaccino e quello anti HPV? Se sì, qual è l’intervallo di tempo? “Una vaccinazione non esclude l’altra, ma non è prevista la co-somministrazione- chiarisce Ricci- motivo per cui in genere viene consigliato un tempo intercorrente di circa 3-4 settimane tra una vaccinazione e l’altra. La schedula del vaccino anti HPV- aggiunge la ginecologa- prevede attualmente 2 dosi per la popolazione tra i 9 e i 14 anni di età e 3 dosi per la popolazione adulta. Non è stata ritenuta fino ad ora necessaria una ulteriore successiva dose di richiamo con documentata efficacia clinica a lungo termine. Il vaccino non è indicato in gravidanza- tiene a precisare la specialista- ma può essere somministrato in allattamento”.

Come si accede alla vaccinazione anti HPV? “Secondo le più recenti direttive emanate a livello nazionale, e già largamente recepite a livello regionale- illustra Ricci- una donna che non sia stata vaccinata in età pediatrica, entro i 26 anni può farne richiesta alla Asl con possibile gratuità, mentre fino a qualche mese fa la gratuità era prevista come target primario nella regione Lazio fino a 12 anni. Dai 26 anni in su, resta la possibilità di richiedere la vaccinazione in regime di co-payment, cioè ad un costo agevolato in compartecipazione rispetto al prezzo del vaccino acquistato in farmacia. La vaccinazione si può richiedere e prenotare presso le Asl o nei Centri vaccinali autorizzati, come ad esempio quello presente presso il Policlinico Gemelli nell’ambito dell’Unità di Ginecologia Oncologica e Patologia del basso tratto genitale, denominato con l’acronimo PreGio che indica la prevenzione in età giovanile”. La specialista in ginecologia oncologica pone infine l’accento su una importante raccomandazione: “La vaccinazione anti HPV non deve però essere disgiunta da un percorso di prevenzione primaria, per chi non ha contratto il virus, e secondaria, per chi abbia già avuto problematiche HPV correlate”.

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