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Dalle scimmie digitali alle rocce milionarie: il fenomeno NFT

Dalle scimmie digitali alle rocce milionarie: il fenomeno NFT

Gli NFT (Non-Fungible-Token) stanno rivoluzionando il mondo dell’arte e dell’economia: dalle scimmie digitali alle rocce vendute a milioni di dollari, ecco cosa sono

L’immagine di una roccia venduta a 1,3 milioni di dollari, un quadro bruciato di Banksy venduto a centinaia di migliaia di dollari e riproduzioni digitali di scimmie vendute a decine di milioni di dollari. Sembra l’inizio di una barzelletta, ma è successo veramente. Com’è possibile tutto questo? Grazie a una nuova invenzione, quella degli NFT.

Ma cerchiamo di capire che cos’è un NFT. Quando presto i miei cinque euro a qualcuno non mi interessa se la banconota che mi verrà restituita sia la stessa che ho prestato, una banconota vale l’altra. Se però pensiamo ad un’opera d’arte non possiamo dire la stessa cosa, ognuna è diversa, unica e insostituibile. Ecco, un NFT (Non-Fungible-Token) è un token crittografico – registrato sulla Blockchain – con queste stesse caratteristiche: unico, insostituibile e non interscambiabile. Sono pezzi non replicabili che ne certificano al proprietario i diritti di possesso, originalità e autenticità, introducendo il concetto di proprietà digitale.

Il mondo dell’arte è stato il primo settore a beneficiare dell’introduzione degli NFT: a marzo un’immagine digitale dell’artista Beeple è stata venduta per 70 milioni di dollari. Se inizialmente gli NFT erano legati soprattutto alle opere d’arte e all’idea di collezionismo, con il tempo si è capito sempre di più come i confini di questa nuova tecnologia si sarebbero solo potuti espandere. Tutti i settori, dal mondo dello sport a quello della musica, dal ramo della moda e dell’abbigliamento fino ad arrivare a quello del cinema, hanno approfittato della grande popolarità degli NFT per lanciare le loro collezioni esclusive digitali. Dal gol di Cristiano Ronaldo fino ad arrivare al disco venduto in singola copia, gli NFT permettono di acquistare, possedere e vendere qualsiasi opera, oggetto e momento in formato digitale. Persino il colosso social TikTok ha deciso di vendere una collezione ispirata ai suoi più famosi creators, garantendo i guadagni delle vendite direttamente a loro.

Tra tutti, c’è un settore in particolare che ha beneficiato del boom degli NFT, quello del gaming. Nel 2020 l’industria dei videogiochi è arrivata a toccare complessivamente 175 miliardi di ricavi, contando circa 2,7 miliardi di gamers in tutto il mondo. Secondo l’analisi di Cross Border Growth Capital, il maggior numero di giocatori – circa 1,5 miliardi – viene dall’Asia, mentre l’Europa si piazza subito dopo con 386 milioni di gamers. Il passaggio al digitale, accelerato soprattutto dalla pandemia, ha permesso all’industria dei videogiochi di superare addirittura televisione, musica e cinema per prominenza industriale.

Nessuno avrebbe mai creduto che chiunque potesse guadagnare da vivere grazie a un videogioco; eppure, grazie alle criptovalute e agli NFT, si sta affermando un nuovo modello di gioco, il play-to-earn  (gioca per guadagnare). I giochi basati sulla Blockchain offrono all’utente molte più opportunità rispetto a prima: i concetti di proprietà digitale, autenticità e unicità introdotti dagli NFT diventano centrali se si pensa al settore del gaming: tutta l’economia dell’ecosistema legato al gioco e il suo contenuto sono per la prima volta nelle mani dei giocatori. Il fatto di essere qualcuno all’interno del gioco ed avere il mio avatar corrispondente sottoforma di NFT a testimoniarlo, di possedere quel determinato oggetto perché ce l’ho davvero – io e solo io in tutto l’ecosistema del gioco – è qualcosa che per la prima volta permette d’introdurre realmente il concetto d’identità digitale, l’identità del futuro. Chi prevede che passeremo sempre più tempo online, ritiene anche che le nostre identità digitali siano importanti quanto quelle offline.

Ed è qui che intervengono gli NFT, poiché in un eventuale mondo virtuale ognuno vorrà assicurarsi di non incontrare qualcuno con le proprie fattezze e che non sia il proprio sosia. Sono queste le basi dei Metaversi, veri e proprio ecosistemi virtuali molto estesi nei quali gli utenti possono vivere, giocare ed interagire con gli altri con l’utilizzo di avatar che possono essere rappresentati da NFT acquistati.

Su Internet, spiega l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it), possedere determinati NFT o collezioni rare sta diventando sempre più una questione di status symbol, tanto che anche Twitter sta puntando ad introdurre una funzione di verifica autentica di un NFT collegato al nostro profilo personale. Elon Musk e Jeff Bezos pensano, con i loro razzi, di lasciare il pianeta per altri luoghi, ma forse è proprio qui sulla Terra che si stanno creando e sviluppando mondi virtuali che daranno le stesse possibilità di una vita reale. Toccherà al reale inventarsi qualcosa di vero e nuovo per non soccombere.

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