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Da CeR 7 consigli per avviare un’impresa alla sostenibilità

Sostenibilità, un valore su cui puntare per 7 giovani su 10: i ragazzi nati tra il 1995 e il 2010 si rivelano attenti nel non sprecare cibo e risorse

Luigi Jovacchini, co fondatore e CIO di CeR, descrive questi 7 consigli per iniziare ad essere davvero sostenibili e distinguersi da chi fa greenwashing

Si fa presto a dire che un’azienda è sostenibile, ma in realtà il percorso per ridurre l’impatto ambientale è lungo, impegnativo e ora diventato anche necessario in vista dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030, adottata nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Una data che si fa sempre più vicina e che chiude un percorso iniziato con l’approvazione della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici il 9 maggio 1992 e passato per il Protocollo di Attuazione di Kyoto del 1997.

Il dodicesimo obiettivo dell’Agenda 2030 prevede di ‘Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo‘ e indica le linee guida su come sviluppare modelli di business, limitando l’impatto ambientale. Uno dei punti chiave della prossima evoluzione delle aziende sarà dunque l’adozione di nuove tecnologie mirate alla dematerializzazione e alla decarbonizzazione, per ridurre il loro impatto sull’ambiente.

Un tema molto serio, eppure non mancano i fenomeni di greenwashing, termine che identifica una strategia di comunicazione e marketing ingannevole sui temi della sostenibilità ambientale. Molte aziende, infatti, fanno leva su questo ecologismo di facciata per creare un’immagine di sé ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale e attirare il consumatore, sensibile alle tematiche green, distogliendolo dagli effetti negativi per l’ambiente causati in realtà dalle proprie attività o dai propri prodotti.

Per avviare un percorso di sostenibilità ambientale, interno ed esterno all’azienda, in grado di creare un rapporto all’insegna della trasparenza e della fiducia con l’opinione pubblica, Luigi Jovacchini, co-fondatore e CIO della società di advisory Consulenza e Risorse ha individuato 7 consigli che possono essere utili in tal senso alle imprese.

  1. Calcolare la Carbon Footprint. L’analisi dell’impronta ambientale di beni o servizi – che è l’impatto che la loro produzione ha sull’alterazione del clima – rappresenta un presupposto oggettivo da cui ogni azienda può partire per individuare i giusti interventi da attuare. La comunicazione ai propri clienti e fornitori di questo dato e dell’adesione a programmi di riduzione dell’impatto ambientale è sintomo di trasparenza e, al tempo stesso, uno strumento di green marketing, quello vero, che può fidelizzare il cliente.

  2. Cambio di mind set dell’azienda e dei propri dipendenti. Si tratta di un passaggio cruciale per generare, a partire dalla conoscenza dello stato di salute del Pianeta, la consapevolezza dell’importanza di questo tema nei dipendenti e nelle loro famiglie. Per farlo, un’impresa può avviare percorsi di formazione o strutturare dei piani di welfare che premino i dipendenti virtuosi per per ogni azione riconducibile ad attività di sostenibilità ambientale.

  3. Riduzione delle emissioni di anidride carbonica. I percorsi di trasformazione digitale possono contribuire alla decarbonizzazione e far evolvere i modelli di business. Secondo lo studio “Digitalizzazione e sostenibilità per la ripresa dell’Italia” condotto da The european house – Ambrosetti e Microsoft Italia il ricorso alla digitalizzazione da parte delle aziende contribuirà a ridurre le emissioni di anidride carbonica del 10% entro il 2030, oltre ad aumentare la produttività del 64% (+49% a livello europeo).

  4. Efficientamento energetico. È un tema di grande attualità al quale recentemente sono stati legati numerosi incentivi e agevolazioni, come il bonus 110% o i fondi stanziati dal PNRR. Le aziende di ogni settore possono mettere in atto diversi tipi di interventi, volti ad aumentare le prestazioni energetiche degli edifici: ad esempio, l’utilizzo di scarti delle potature di vigneti e ulivi possono essere utilizzati per alimentare gli impianti di biomasse, per la produzione di energie rinnovabili.

  5. Reimpiegare gli scarti di produzione e pensare in ottica di economia circolare. Gli scarti di lavorazione possono essere utilizzati per produrre nuovi materiali anche in altri settori industriali. Si tratta di efficientare la gestione dei rifiuti mediante la produzione di materia prima seconda che diventa materia prima per altre imprese. Per creare maggiori opportunità, è necessario aumentare i progetti di collaborazione con altre imprese.

  6. Assecondare la sensibilità green dei clienti. Se la domanda dei consumatori cresce nel senso di volere prodotti a basse emissioni di carbonio – secondo diversi studi la sostenibilità ha un’incidenza sempre maggiore nel processo di acquisto di beni o servizi – l’azienda deve ascoltare questa esigenza e adoperarsi per indirizzare la produzione in questa direzione.

  7. Fondi e incentivi per la transizione ecologica. Dato che la conversione ecologica delle attività di impresa è diventata una priorità politica, anche alla luce degli obiettivi indicati dalle istituzioni internazionali, sono aumentati i contributi (anche a fondo perduto) per le attività di ricerca, sviluppo, innovazione e realizzazione di nuovi progetti sui temi della sostenibilità. Si tratta di opportunità che le imprese, soprattutto quelle di piccole e media dimensioni, devono cogliere, anche in ottica di ripartenza, prestando grande attenzione ai bandi e alle modalità burocratiche per attivarli, dedicando una risorsa interna a queste mansioni o affidandosi professionisti del settore che li seguano per loro conto.

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