Site icon Corriere Nazionale

Leucemia: la cura passa dalle cellule T dei donatori

Leucemia linfatica cronica: con ibrutinib più ublituximab e umbralisib per un tempo limitato MRD non rilevabile nel 77% dei pazienti

Leucemia mieloide acuta: studio conferma che lo sviluppo di cure efficaci passa dall’analisi del microambiente tumorale, grazie alle cellule T dei donatori

C’è una nuova strada per curare in maniera efficace la leucemia mieloide acuta. Una strada che inizia dalle cellule T dei donatori sani. È quanto emerge da uno studio condotto dal Centro di ricerca Tettamanti di Monza, in collaborazione con il Lineberger Comprehensive Cancer Center del North Carolina. Questa indagine, pubblicata sulla rivista Leukemia e basata su una review di 135 studi scientifici internazionali, dimostra che l’analisi del microambiente tumorale è indispensabile per lo sviluppo di nuove strategie terapeutiche contro questa neoplasia ematologica. Strategie che, appunto, prevedono l’utilizzo anche delle CAR-T.

Queste cellule, ottenute dalle cellule T dei donatori sani, ad oggi rappresentano il principale trattamento per un altro tumore del sangue, la leucemia linfoblastica acuta. Nonostante i notevoli progressi negli studi di base e preclinici sulla leucemia mieloide acuta, il tasso di sopravvivenza a cinque anni dei pazienti che ne sono colpiti rimane basso (il 50% negli adulti e il 65% nei bambini): una condizione che richiede con urgenza nuove terapie sinergiche.

Il microambiente leucemico su cui si è concentrato lo studio in questione è il luogo in cui si sviluppano i meccanismi di fuga del tumore: si tratta della capacità delle cellule leucemiche di trovare nuove strade per riprodursi, ostacolando l’efficacia terapeutica e causando la recidiva della malattia. Comprendere la complessità del microambiente è il primo passo per testare nuove strategie in grado di ripristinare un’efficace risposta contro la malattia e prevenire i meccanismi di fuga del tumore, senza aumentare la tossicità. Ecco perché studiare e creare modelli che riassumano i meccanismi di fuga del tumore, così da identificarli nei singoli pazienti, favorirà un’immunoterapia personalizzata basata su specifiche firme immunitarie.

FONTE: AVIS

Exit mobile version