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Diabete tipo 2: efpeglenatide protegge il cuore

Uno studio pubblicato su PLOS Medcine suggerisce che anche basse dosi di glucocorticoidi possono aumentare il rischio di malattie cardiovascolari

Meno eventi cardiovascolari in alcuni pazienti con diabete di tipo 2 trattati con efpeglenatide: lo dimostra un nuovo studio scientifico

Nei pazienti con diabete di tipo 2 e storia di malattia cardiovascolare o malattia renale in corso con almeno 1 fattore di rischio cardiovascolare, il GLP-1 agonista efpeglenatide a somministrazione sottocutanea settimanale è risultato associato a un rischio ridotto di eventi cardiovascolari. Sono i risultati di una ricerca pubblicata sul New England Journal of Medicine.

Il farmaco abbassa i livelli di glucosio senza causare ipoglicemia attraverso un meccanismo d’azione simile ai GLP-1 agonisti e, in combinazione con un profilo di sicurezza accettabile, può avere benefici sia cardiovascolari che renali nei pazienti con diabete e concomitanti malattie cardiovascolari, renali o entrambe.

Il trial AMPLITUDE-O
Per valutare questa ipotesi, i ricercatori hanno condotto lo studio internazionale AMPLITUDE-O randomizzato e controllato, condotto in 344 siti in 28 paesi. I partecipanti erano adulti con diabete di tipo 2 ed emoglobina glicata (HbA1c) superiore al 7% con una storia di malattia cardiovascolare oppure avevano almeno 50 anni (per gli uomini) o 55 (per le donne) e una malattia renale con almeno 1 fattore di rischio cardiovascolare.

L’outcome primario dello studio era il primo verificarsi di un evento avverso cardiovascolare maggiore (MACE). Gli outcome secondari chiave includevano un esito composito MACE esteso comprendente MACE, rivascolarizzazione coronarica o ospedalizzazione per angina instabile e un esito renale composito di macroalbuminuria incidente più un aumento di almeno il 30% del rapporto albumina/creatinina.

La coorte totale includeva oltre 4.000 partecipanti assegnati in modo casuale in rapporto 1:1:1 a ricevere efpeglenatide 2 mg per 4 settimane e poi 4 mg a settimana fino alla conclusione dello studio, oppure efpeglenatide 2 mg per 4 settimane, poi 4 mg per 4 settimane infine 6 mg fino alla conclusione dello studio oppure placebo.

Al basale l’età media dei partecipanti era di 64,5 anni e il 33% erano donne. L’89,6% aveva una storia di malattia cardiovascolare, il 31,6% aveva una velocità di filtrazione glomerulare stimata (eGFR) inferiore a 60 ml/min/1,73 m2 e il 21,8% aveva entrambe le condizioni. Un totale del 15,2% era in trattamento con un SGLT2 inibitore al basale e percentuali simili di pazienti assumevano farmaci ipoglicemizzanti o cardioprotettivi al basale.

Minor rischio di eventi avversi cardiovascolari e renali 
Durante il periodo di follow-up, il 7% e il 9,2% dei pazienti trattati rispettivamente con efpeglenatide o placebo hanno avuto almeno 1 MACE (3,9 vs 5,3 eventi per 100 anni-persona, rapporto di rischio [HR] 0,73) portando i ricercatori a concludere che «si stima che 46 pazienti con queste caratteristiche dovrebbero essere trattati con efpeglenatide per 1,8 anni per prevenire 1 evento MACE».

I risultati delle analisi esplorative hanno suggerito un possibile effetto dose-risposta, con un HR di 0,82 per il confronto tra efpeglenatide 4 mg e placebo e un HR di 0,65 per il confronto tra efpeglenatide 6 mg e placebo.

I soggetti nei gruppi efpeglenatide hanno riportato un’incidenza significativamente inferiore di almeno 1 evento composito MACE esteso (HR 0,79), un evento composito renale (HR 0,68) e un MACE o morte per cause non cardiovascolari (HR 0,73). Il tempo mediano alla morte per cause non cardiovascolari è stato di 1,81 anni.

Non sono state osservate differenze negli effetti di efpeglenatide sull’outcome primario per sesso, età, razza, durata del diabete, HbA1c, indice di massa corporea, eGFR, storia di malattia cardiovascolare o trattamento con un inibitore SGLT2 o metformina.

Durante il periodo di follow-up, l’effetto di efpeglenatide sulle differenze medie dei minimi quadrati nelle variabili continue includeva una diminuzione dell’1,24% della HbA1c, una riduzione di 0,9 kg/m2 dell’indice di massa corporea, di 2,6 kg del peso corporeo e di 1,5 e 0,6 mm Hg della pressione rispettivamente sistolica e diastolica. Anche la pressione del polso, il colesterolo lipoproteico a bassa densità e il rapporto tra albumina urinaria e creatinina erano più bassi nei gruppi efpeglenatide, mentre l’eGFR era più elevato.

Un maggior numero di pazienti nei gruppi efpeglenatide rispetto al gruppo placebo hanno manifestato gravi effetti avversi gastrointestinali tra cui costipazione, diarrea, nausea, vomito o gonfiore, mentre altri esiti di sicurezza prespecificati e gli effetti collaterali non differivano tra i gruppi.

I limiti dello studio includono il breve periodo di follow-up, il verificarsi di un evento di esito primario in un numero di partecipanti inferiore a quello pianificato e una selezione limitata per precedenti malattie cardiovascolari o renali, che limita la generalizzabilità dei risultati dello studio.

«I risultati del nostro studio mostrano che efpeglenatide riduce il rischio di eventi avversi cardiovascolari gravi ed effetti collaterali renali in chi soffre di diabete di tipo 2 e una storia di malattia cardiovascolare o renale in corso», hanno concluso i ricercatori.

Bibliografia
Gerstein HC et al. Cardiovascular and Renal Outcomes with Efpeglenatide in Type 2 Diabetes. N Engl J Med 2021; 385:896-907 Link

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