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Covid: con due dosi di vaccino rischio ricovero cala del 70%

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Studio del King’s College di Londra: a vaccinazione completata il rischio di ricovero in ospedale diminuisce almeno del 70%

Dopo due dosi di vaccino anti-COVID-19 il rischio di essere ricoverati in ospedale per un’infezione da coronavirus si riduce di oltre due terzi, e sono quasi doppie le probabilità che un eventuale nuovo contagio risulti completamente asintomatico.

Non solo: in chi ha completato il ciclo vaccinale è più che dimezzato il rischio di long COVID, forme di malattia con sintomi che persistono per almeno 28 giorni dopo la positività al tampone. È quanto emerge da uno studio su larga scala pubblicato su The Lancet Infectious Disease, con autore principale Claire Steves del King’s College di Londra.

I ricercatori hanno utilizzato dati provenienti dal Covid Symptom Study del Regno Unito, informazioni auto-riferite attraverso l’App Zoe dall’8 dicembre 2020 al 4 luglio 2021. Gli autori calcolano che, su oltre 1,2 milioni di adulti che hanno ricevuto almeno una dose dei vaccini di Pfizer/BioNTech, Oxford-AstraZeneca o Moderna, meno dello 0,5% ha riportato una cosiddetta infezione breakthrough più di 14 giorni dopo la prima dose (6.030 casi positivi dopo 1.240.009 prime dosi di vaccino). E tra gli adulti che hanno ricevuto due dosi, meno dello 0,2% ha avuto una reinfezione più di 7 giorni dopo la seconda (2.370 positivi dopo 971.504 seconde dosi di vaccino).

Fra i ricontagiati – calcolano gli studiosi – le probabilità che la nuova infezione fosse asintomatica erano del 63% maggiori dopo la prima dose di vaccino e del 94% superiori dopo la seconda. Il rischio di ospedalizzazione era ridotto di circa il 70% dopo una o due dosi, mentre il pericolo di contrarre una malattia grave (5 o più sintomi nella prima settimana) appariva circa un terzo inferiore. Dopo due dosi di vaccino, le probabilità di long COVID sono diminuite del 50%.

Nelle persone che dopo una o due dosi di vaccino hanno manifestato sintomi COVID come affaticamento, tosse, febbre e perdita del gusto e dell’olfatto, quasi tutti i disturbi sono stati riportati meno frequentemente rispetto alle persone non vaccinate.

Lo studio indica inoltre che a rischiare di più una reinfezione da coronavirus pandemico post-vaccino sono gli over 60 fragili, con malattie preesistenti (obesità, cardiopatie, patologie renali o polmonari) o residenti in aree svantaggiate come contesti urbani densamente popolati, specie dopo una sola iniezione. In particolare, negli ultra 60enni più vulnerabili, rispetto ai sani, le probabilità di un’infezione breakthrough dopo una dose di vaccino risultavano quasi raddoppiate.

“Siamo a un punto critico della pandemia, poiché vediamo casi in aumento in tutto il mondo a causa della variante Delta” di Sars-CoV-2, commenta Steves. “Infezioni breakthrough sono attese, ma questo – precisa la scienziata – non cancella il fatto che questi vaccini stanno facendo esattamente ciò per cui sono stati progettati: salvare vite umane e prevenire malattie gravi. Altre ricerche hanno mostrato un tasso di mortalità fino al 27% per i pazienti COVID-19 ricoverati. Possiamo ridurre notevolmente questo dato tenendo le persone fuori dall’ospedale, in primo luogo attraverso la vaccinazione. I nostri risultati – conclude l’autrice – evidenziano il ruolo cruciale che i vaccini svolgono nell’ambito di sforzi più ampi volti a prevenire le infezioni, che dovrebbero comunque includere altre misure di protezione personale come l’uso di mascherine, test frequenti e distanziamento”.

FONTE: AIOM

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