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Nelle farmacie del Lazio arrivano i vaccini Moderna

farmaci di automedicazione

Covid: nelle farmacie del Lazio si parte con la somministrazione del vaccino Moderna. La campagna inizierà lunedì 20 settembre: ecco come prenotarsi

Nei prossimi giorni nelle farmacie aderenti di Roma e del Lazio sarà possibile, per chi ancora non si fosse vaccinato, farlo anche con il vaccino Moderna, che prevede l’inoculazione del siero in doppia dose e a distanza di 28 giorni. Di come ci si può prenotare, del ruolo strategico del farmacista nel convincere ancora quella fetta di italiani over 50 e over 60 che mancano ancora all’appello e della campagna informativa pensata con Federfarma Lazio e Regione Lazio che partirà a breve, l’agenzia di stampa Dire (www.dire.it) ha parlato con il dottor Andrea Cicconetti, presidente Federfarma Roma.

– Da lunedì 20 settembre si parte nelle farmacie di Roma e del Lazio con le somministrazioni del vaccino Moderna. Quante dosi verranno assegnate a ogni farmacia e la prenotazione come avverrà?

“La prenotazione avverrà con la stessa modalità usata per il vaccino J&J, quindi sul portale ‘Prenota vaccino’ per le fasce d’età previste per il vaccino Moderna dai 12 anni in su. Le dosi previste per le farmacie saranno massimo 20 a settimana e sono arruolabili più di 800 farmacie già attive. Da ora noi abbiamo la possibilità di inserire le agende per la prossima settimana e quindi chi si prenoterà potrà sottoporsi al vaccino. Ricordiamo che il vaccino Moderna prevede una dose iniziale e un richiamo dopo 28 giorni, prenotando viene fissato subito l’appuntamento per la prima e per la seconda dose”.

– La farmacia e la categoria di farmacisti si sono dimostrate il punto di riferimento per le persone sin dai primi difficilissimi momenti della pandemia. Oggi siete stati chiamati dalla politica anche a convincere gli indecisi over 50 e 60…

“Questo è proprio lo zoccolo duro della questione. La Regione Lazio ha quantificato i soggetti non vaccinati in circa 120mila persone, un misto tra ‘No vax’ assolutamente convinti e invece gente che si è lasciata trascinare anche perché seguono i social o perché oggi è di moda non fare ciò che prescrive il Governo. Sarà difficile, speriamo di riuscire in questa opera di informazione. Quando mi capita di chiedere ‘perchè non ti sei ancora vaccinato?’ hanno quasi delle reazioni violente. È prevista anche una campagna di comunicazione tra Federfarma Roma, Federfarma Lazio e Regione Lazio per convincere ulteriormente gli irriducibili. La campagna sarà presente sugli autobus, ci sarà anche della cartellonistica, e credo che così potremo fare molto, ma non so se raggiungeremo anche lo ‘zoccolo più duro’ dei non vaccinati”.

 

Una farmacia “sostenibile”. E’ quanto chiede al ministro della Salute, Roberto Speranza, il dottor Andrea Cicconetti, presidente di Federfarma Roma, intervistato dall’agenzia Dire. Cicconetti pensa anche a un futuro in cui, con lo sviluppo della medicina di territorio, la farmacia può entrare in gioco nella presa in carico del paziente cronico.

 

– Per tutto quanto avete dimostrato in questo periodo il ministro Roberto Speranza da Cosmofarma, che si è tenuto a Bologna, è intervenuto ribadendo che le farmacie sono un tassello fondamentale del nostro Paese e del Ssn. Voi cosa chiedete di più al Governo?

“Noi abbiamo dato tanto, e soprattutto nel Lazio lo abbiamo dimostrato con l’attività che abbiamo portato avanti prima con i tamponi, poi con la distribuzione dei vaccini antinfluenzali, quindi con i vaccini anti-Covid-19. Al Governo e al ministro Speranza chiediamo una farmacia che sia sostenibile. Non è possibile tagliare sempre fondi ma bisogna dare delle risorse adeguate ad ogni servizio effettuato dalle farmacie. Si parla adesso di vaccinazione antinfluenzale per cui è prevista una remunerazione base data dal Governo centrale, e questa però è necessario che sia sostenibile con tutte le strutture e l’organizzazione che dobbiamo mettere in piedi. Ad esempio l’esecuzione dei tamponi richiede molta protezione in termini di Dpi da usare, anche somministrare i vaccini ha comportato un ulteriore organizzazione e studio, cose che hanno impiegato risorse. E alla fine mi rendo conto che in alcune regioni questo ‘sforzo’ non è giustamente ripagato”.

 

– La lezione appresa in questi due anni di pandemia è che deve essere rinforzata la medicina del territorio e che un sistema ospedalocentrico non può funzionare e reggere. Secondo lei quale sarà o dovrebbe essere il ruolo della farmacia sul territorio nella gestione delle malattie croniche all’interno della costruzione di nuovi modelli organizzativi sanitari?

“La farmacia ha dato dimostrazione che è capillare sul territorio e per questo si fa carico di tutto il meccanismo ospedalocentrico. Ci ricordiamo tutti le lunghe file e le relative attese di 12 o 18 ore per eseguire un tampone lo scorso settembre. Adesso il paziente che si reca in farmacia con 15 minuti esegue il test e riceve il Green Pass. È chiaro che vanno vinte anche tutte le resistenze che c’erano prima nella presa in carico del paziente cronico, come per esempio la persona diabetica, il soggetto colpito da insufficienza respiratorio grave. Presa in carico vuol dire, oltre l’erogazione del farmaco, il controllo della patologia e anche l’appropriatezza prescrittiva, cioè l’analisi del paziente che effettivamente sta eseguendo correttamente la cura. È inutile dare le medicine al paziente se questo non le prende perché lo Stato in questo caso spende i soldi due volte: prima per coprire le spese dei farmaci e poi per ospedalizzare il paziente. È qui che può entrare la figura del farmacista, che è importantissima facendo appropriatezza prescrittiva come dicevo prima e quindi seguire il paziente cronico passo dopo passo nella somministrazione e gestione della propria patologia”.

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