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Long Covid e fibromialgia: studio indaga possibile legame

La concomitanza di fibromialgia con artrite psoriasica (PsA) è associata a disturbi del sonno significativi e scarsa qualità della vita

Un’indagine italiana ha valutato diversi sintomi del long Covid, tra cui stanchezza e disturbi cognitivi, collegandoli alla fibromialgia

La sindrome che si manifesta dopo la malattia COVID-19 acuta (PACS) è un’entità emergente caratterizzata da una vasta gamma di manifestazioni, compresi disturbi muscoloscheletrici, stanchezza e disturbi cognitivi o del sonno. Un’indagine italiana ha valutato diversi sintomi collegandoli alla fibromialgia. I risultati sono stati pubblicati su RMD Open.

Tale sindrome nel prossimo futuro dovrebbe imporre un grave onere a diverse specialità mediche, data la natura pleiotropica delle sue manifestazioni cliniche. Da notare, il dolore muscoloscheletrico, i sintomi cardini della fibromialgia (FM), riportata in un terzo dei pazienti con COVID-19 acuto, è parte di un complesso spettro di PACS, insieme a problematiche polmonari, cardiovascolari, ematologiche, renali, gastroenteriche, dermatologiche, endocrine e neuropsichiatriche.

Un team multidisciplinare italiano afferente a diverse università ed ospedali ha deciso di eseguire un’indagine sul web volta ad indagare la prevalenza e i predittori di FM nelle persone guarite da COVID-19.
I dati sono stati raccolti in forma anonima tra il 5 e il 18 aprile 2021. Il modulo di raccolta consisteva in 28 domande per la raccolta di informazioni demografiche, caratteristiche fisiche e la durata della malattia COVID-19 acuta, eventuali altre malattie in comorbidità.

L’indagine è stata completata utilizzando i criteri dell’American College of Rheumatology (ACR) e la versione italiana del questionario sulla fibromialgia.
Per quantificare la gravità della FM, è stato utilizzata la versione italiana del Fibromyalgia Impact Questionnaire (FIQ-I)15.

FIQ-I è stato modificato escludendo una domanda (voce 3, “lavoro perso” e punto 4, “lavorare”) che richiama espressamente una diagnosi FM passata. Il punteggio complessivo è stato adeguato per tenere conto del numero ridotto di domande secondo il suggerimento per la gestione delle non risposte alle singole domande.
Un campione finale di 616 individui (77,4% donne con un’età media di 45±12 anni) hanno compilato il modulo 6±3 mesi dopo la diagnosi di COVID-19.

La durata mediana di COVID-19 è stata di 13 giorni con il 10,7% dei pazienti che hanno richiesto il ricovero ospedaliero.
Le comorbilità preesistenti più comuni erano ansia (17,5%), obesità (16,6%), ipertensione (15,7%), malattie polmonari croniche (8,4%), depressione (5,8%) e artriti infiammatorie (4,9%).

Il confronto tra questa coorte e i dati ufficiali rilasciati dal Ministero della Salute italiano che descrivono la popolazione italiana cumulativa di pazienti con COVID-19 ha mostrato una grande differenza nella distribuzione di genere (donne: 77,4% vs 51,1%); per tenere conto di questa potenziale fonte di bias di autoselezione, sono stati assegnati pesi post-stratificazione a ciascun genere (peso per genere femminile=0,66, peso per genere maschile=1,99) e sono stati calcolati valori ponderati per tutte le variabili.

Un totale di 189 individui (30,7%) ha soddisfatto i criteri per la classificazione FM dopo una media di 6±3 mesi dalla diagnosi di COVID-19. Di questi, un totale di 79 pazienti ha contratto il COVID-19 durante la prima ondata di pandemia (febbraio-aprile 2020) e 491 durante la seconda ondata (ottobre 2020-gennaio 2021); la prevalenza di FM era rispettivamente del 39,2% (31 casi) e del 28,9% (142 casi) (p=0,066). I restanti 46 hanno contratto il COVID-19 tra le due ondate.

Gli intervistati con fibromialgia erano prevalentemente donne (56,6%), ricoverati in ospedale più frequentemente rispetto alle controparti senza FM (19,0% vs 7,0%, p<0,0001) e hanno riportato percentuali significativamente più elevate di tosse (52,9% vs 45,0%, p=0,046) e dispnea (45,5% vs 35,4%, p=0,017) durante COVID-19 acuto.

Di conseguenza, una percentuale maggiore di pazienti con FM è stata trattata con ossigeno supplementare (18,0% vs 7,5%, p<0,0001). L’indice di massa corporea (BMI) era significativamente più alto nei pazienti con FM (30,4±4,4 kg/m2 vs 23,0±2,9 kg/m2, p<0,0001) così come la proporzione di individui obesi (49,2% vs 2,1%, p< 0,0001). Inoltre, tra le comorbidità preesistenti auto-riferite, l’ipertensione era significativamente più comune nei soggetti con FM (27,0% vs 10,8%, p<0,0001).

Un modello di regressione a logistica multivariata che include dati demografici e fattori clinici ha mostrato che il genere maschile (OR: 9,95, 95% CI 6,02 a 16,43, p<0,0001) e l’obesità (OR: 41,20, 95%CI 18,00 a 98,88, p<0,0001) erano i predittori più forti per una classificazione di FM post-COVID-19.

Il tasso di ammissione ospedaliera era significativamente più alto negli uomini (15,8% vs 9,2%, p=0,001) e obesi (19,2 vs 10,8%, p=0,016) rispondenti.

In conclusione, secondo gli autori questi dati suggeriscono che le caratteristiche cliniche della fibromialgia sono comuni nei pazienti che si sono ripresi dal COVID-19 e che l’obesità e il genere maschile influiscono sul rischio di sviluppare fibromialgia post-COVID-19.

Ursini F. et al., Fibromyalgia: a new facet of the post-COVID-19 syndrome spectrum? Results from a web-based survey. RMD Open . 2021 Aug;7(3):e001735. doi: 10.1136/rmdopen-2021-001735. leggi

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