Site icon Corriere Nazionale

Colchico d’Autunno o falso zafferano: come riconoscerlo

Il Colchico d’Autunno, definito anche falso zafferano, è una pianta velenosa che fiorisce nei mesi di settembre e ottobre: ecco come riconoscerla

Il Colchico d’Autunno, definito anche falso zafferano, è una pianta velenosa che fiorisce nei mesi di settembre e ottobre: ecco come riconoscerla

Seppur estremamente apprezzate per i loro aromi soprattutto da un punto di vista culinario, esistono molte piante velenose, alcune delle quali particolarmente mortali: vi dice niente il nome colchico?

L’architetto Frank Lloyd Wright disse: “Studia la Natura, ama la Natura, stai vicino alla Natura: non ti deluderà mai”. Quello che però con molta probabilità Wright non aveva tenuto in conto era che la Natura può essere letale, e non solo in senso metaforico. Ogni periodo dell’anno, infatti, porta con sé pericoli, basti pensare alle dolorose punture di alcuni pesci quando si va al mare in estate, oppure a quanto sia importante stare attenti a non raccogliere funghi velenosi.

Zafferano vero e zafferano falso

Tutti hanno sentito parlare almeno una volta del fiore di zafferano, ovvero lo “zafferano vero” da cui si ricava uno degli ingredienti principe della cucina italiana. Eppure, non tutti sanno che questa spezia possiede un “alter ego” mortale: stiamo parlando proprio del Colchico d’Autunno, definito anche “falso zafferano”.

Che cos’è il colchico d’autunno 

In molti non sanno che cos’è, alcuni, addirittura, non lo hanno mai sentito nominare. Il Colchico d’Autunno (Colchicum autumnalis) è una pianta erbacea che, come si evince dal nome, fiorisce nei mesi di settembre e ottobre. All’aspetto si presenta con foglie carnose di un verde intenso. Il falso zafferano ha sei petali violacei. Contiene la colchicina autunnale che, nonostante sia utilizzata in ambito farmaceutico anche con scopo antinfiammatorio per curare disturbi quali la gotta e le poliartriti, è estremamente tossica. La tossicità di questa specie è così elevata che pochi grammi possono causare intossicazioni gravissime. A seguito dell’ingestione si possono infatti vedere sin da subito sintomi da intossicazione alimentare, tra cui nausea, vomito, dolori addominali e diarrea. Dopo circa 24 ore si manifesta anemia, perdita dei capelli e una generale alterazione del funzionamento degli organi vitali. Il decesso può avvenire in un paio di giorni a seconda della dose assunta.  Bisogna porre attenzione inoltre a non confondere la pianta del Colchico d’Autunno non solo con lo Zafferano vero ma anche con l’Aglio Orsino (Allium ursinum).

Colchico d’Autunno e zafferano: come scegliere?

Entrambe le piante presentano petali violacei e stimmi di un colore giallo ocra ma, con un po’ di attenzione, trovare la differenza tra colchico e zafferano non è impossibile.
I petali del Colchico d’Autunno hanno una forma più ellittica con gli estremi appuntiti e possiedono sei stimmi per fiore rispetto ai tre dello zafferano vero. Inoltre, la fioritura avviene in momenti diversi: il colchico fiorisce a partire da fine agosto e per tutti i mesi di settembre e ottobre, mentre lo zafferano comincia a sbocciare durante la prima metà di novembre.

Quali sono le differenze con l’Aglio Orsino? 

Per quanto riguarda le differenze con l’Aglio Orsino, è innanzitutto importante annusare la pianta. Il Colchico d’Autunno si caratterizza per l’assenza di profumi mentre l’Aglio Orsino ha un forte odore agliaceo. Purtroppo, se si è già raccolto quest’ultimo, con l’odore che rimane sulle mani, diventa impossibile distinguerli. Altro elemento fondamentale è la diversa crescita delle foglie: l’Aglio Orsino possiede uno stelo fino che si distingue chiaramente dalla foglia di forma peduncolata. Al contrario, le foglie del Colchico d’Autunno crescono direttamente dal tubero senza stelo. Qualora si commetta l’errore di cogliere e ingerire la pianta tossica al posto dell’Aglio Orsino, si può percepire immediatamente un forte sapore acre e amaro.

Come evitare l’avvelenamento

La strategia migliore da attuare è la prevenzione: non consumare verdure che non si conoscono e consultare un esperto botanico prima di ingerire qualsiasi vegetale selvatico raccolto.

Qualora si abbia il sospetto di essere entrati in contatto con una pianta tossica, occorre contattare il Centro Antiveleni. In caso di ingestione, è di fondamentale importanza non affidarsi a rimedi fai da te, quali autoindursi il vomito o bere sostanze come il latte.

Il Centro Antiveleni (CAV) del Niguarda fornisce consulenza tossicologica specialistica al pubblico e agli operatori sanitari per la diagnosi, la cura e la prevenzione delle intossicazioni acute. Il Centro è attivo 24 ore su 24 con la linea telefonica dedicata all’emergenza: 02 6610 1029.

Exit mobile version