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Dermatite atopica: buoni risultati con lebrikizumab

Dermatite atopica: ansia e depressione oltre al prurito

Sono positivi i dati preliminari della fase III di lebrikizumab, uno dei potenziali concorrenti di dupilumab nella cura della dermatite atopica

Come annunciato da Almirall SA (BME: ALM), lebrikizumab ha determinato significativi miglioramenti con almeno il 75% di clearance cutanea, (valutata con EASI*) in più della metà dei pazienti con dermatite atopica (DA) da moderata a grave, negli studi clinici di fase 3 ADvocate 1 e ADvocate 2. Relativamente ai risultati top-line di questi due studi effettuati in monotrattamento, gli endpoint primari e tutti i principali secondari, inclusi la clearance cutanea e il miglioramento del prurito, sono stati raggiunti alla settimana 16. Lebrikizumab è un nuovo anticorpo monoclonale (mAb) che lega con elevata affinità l’IL-13 solubile, ha un’elevata biodisponibilità, una emivita di eliminazione prolungata, e che blocca gli effetti di IL-131-4. La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha concesso la valutazione “Fast Track” a lebrikizumab per il trattamento della Dermatite Atopica da moderata a grave in pazienti adulti e adolescenti (di età da 12 a meno di 18 anni e peso di almeno 40 kg). La valutazione “Fast Track” viene concessa per un medicinale destinato a trattare una condizione grave e i dati dimostrano il potenziale per affrontare un’esigenza medica non soddisfatta.

La Dermatite Atopica, nota anche come eczema atopico, è una malattia infiammatoria cronica della pelle causata da una alterazione della risposta immunitaria e da una disfunzione della barriera cutanea. Le persone che convivono con DA spesso riferiscono sintomi di prurito intenso e persistente che può essere così fastidioso da influenzare il sonno, le attività quotidiane e le relazioni sociali. Nelle persone con DA, la proteina IL-13, un mediatore centrale nella patogenesi della malattia, è sovraespressa, determinando molteplici aspetti della fisiopatologia della DA, promuovendo l’infiammazione di tipo 2 (cellule T-helper di tipo 2 – Th2) e causando una disfunzione della barriera cutanea con prurito, infezioni e aree dure e ispessite della pelle.5,6

“La DA è una condizione cronica della pelle immuno-mediata con un impatto significativo sul benessere e sulla qualità della vita dei pazienti. Nonostante i recenti progressi terapeutici, rimane un elevato bisogno insoddisfatto di farmaci che forniscano opzioni di trattamento efficaci e ben tollerate”, ha affermato il Prof. Diamant Thaçi, Direttore del Comprehensive Center for Inflammation Medicine presso l’Università di Lubecca in Germania, e principale investigator dello studio ADvocate 2. “I dati di questi studi “pivotal” hanno mostrato miglioramenti significativi in termini di clearance cutanea e di controllo del prurito, miglioramenti associati ad un profilo di sicurezza rassicurante, cose che potenzialmente connotano il farmaco come una preziosa opzione terapeutica”.

Lebrikizumab ha anche raggiunto i principali endpoint secondari in confronto al placebo nei pazienti con DA, fra questi: il tempo di raggiungimento della clearance della pelle e del sollievo dal prurito e il miglioramento degli effetti del prurito sul sonno e sulla qualità della vita. Gli endpoint secondari principali sono stati misurati con IGA**, EASI, “Pruritus Numeric Rating Scale” (NRSp), “Sleep-Loss dovuto a Pruritus” e “Dermatology Life Quality Index” (DLQI). Nel periodo iniziale, controllato vs placebo, della durata di 16 settimane degli studi ADvocate 1 e ADvocate 2, l’incidenza di eventi avversi (EA) e di eventi avversi gravi nei pazienti trattati con lebrikizumab è risultata coerente con quella del precedente studio di fase 2 nella DA. Gli eventi avversi più comuni includevano congiuntivite, nasofaringite e cefalea per i pazienti trattati con lebrikizumab. Le interruzioni dovute a eventi avversi sono state simili nel gruppo lebrikizumab (1,4%) rispetto al placebo (1,7%).

“Siamo entusiasti dei dati provenienti dagli studi che supportano la potenziale efficacia di lebrikizumab nella DA e che mostrano come l’inibizione della citochina IL-13 svolga un importante ruolo nel trattamento di questa patologia. Questi risultati validano il nostro impegno nei confronti della comunità dermatologica e supportano la nostra visione di offrire progressi terapeutici veramente significativi e innovativi alle persone che vivono con condizioni croniche della pelle che compromettono la qualità di vita. Con piacere continueremo la nostra collaborazione con Eli Lilly relativamente al programma di sviluppo clinico di lebrikizumab e siamo entusiasti della prospettiva di mettere a disposizione questa promettente terapia delle persone che vivono con la DA da moderata a grave in Europa”, ha affermato Karl Ziegelbauer, Ph.D. Direttore Scientifico di Almirall.

“Oggi abbiamo raggiunto un’importante pietra miliare nel nostro programma di sviluppo clinico per lebrikizumab, un farmaco che riteniamo abbia il potenziale per essere il “best in class”, e che riafferma il nostro impegno nei confronti della comunità dermatologica di tutto il mondo”, ha affermato Lotus Mallbris, MD, Ph.D., vicepresidente dello sviluppo in immunologia presso Lilly.

Almirall ha in licenza i diritti di sviluppo e commercializzazione di lebrikizumab per il trattamento delle indicazioni dermatologiche, inclusa la DA, in Europa. Lilly ha i diritti esclusivi per lo sviluppo e la commercializzazione di lebrikizumab negli Stati Uniti e nel resto del mondo al di fuori dell’Europa.

Lebrikizumab

Lebrikizumab è un nuovo anticorpo monoclonale sperimentale progettato per legare l’IL-13 con elevata affinità per prevenire specificamente la formazione del complesso eterodimero IL-13Rα1/IL-4Rα e i successivi segnali, inibendo così gli effetti biologici dell’IL-13 in modo mirato ed efficiente. Si ritiene che IL-13 sia un mediatore “centrale” che guida molteplici aspetti della fisiopatologia alla base della varietà di segni e sintomi della DA promuovendo l’infiammazione di tipo 2 e mediando i suoi effetti sui tessuti, con conseguente disfunzione della barriera cutanea, prurito, ispessimento della pelle e infezione.

1 Moyle M, et al. Exp Dermatol. 2019;28(7):756-768.

2 Ultsch M, et al. J Mol Biol. 2013;425(8):1330-1339.

3 Zhu R, et al. Pulm Pharmacol Ther. 2017;46:88-98.

4 Simpson EL, et al. J Am Acad Dermatol. 2018;78(5):863-871.e11.

5 Bieber T. Allergy. 2020;75(1):54-62.

6 Ungar B, et al. J Invest Dermatol. 2017;137(3):603-613.

7 Weidinger S, Novak N. Lancet. 2016;387:1109-1122.

8 Langan SM, et al. Arch Dermatol. 2008;142:1109.

9 Yosipovitch G, et al. Curr Allergy Rep. 2008;8:306-311.

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