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Protesi al seno: il rischio di Bia-Alcl è moderato

protesi al seno impianti protesici

Nello scandalo delle protesi al seno (PIP) scoppiato in Francia nel 2011 molte donne non erano a conoscenza di aver ricevuto dispositivi difettosi

Sicurezza delle protesi mammarie in relazione alla problematica del Bia-Alcl: Nella final opinion dello Scheer è stata rilevata una “moderata evidenza”

“Il 24 aprile 2021, dall’opinione finale della Scientific Committee on Health Environmental and Emerging Risks (Scheer), nuovamente interrogata sulla sicurezza delle protesi mammarie in relazione alla problematica del Bia-Alcl, si apprende l’assenza di elevati livelli di evidenza scientifica riguardo la possibile correlazione tra l’insorgenza di questa patologia e le protesi mammarie. Lo Scheer dichiara che ‘sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio l’eziologia e la patogenesi di Bia-Alcl. Anche la segnalazione di nuovi casi di Bia-Alcl da parte dei relativi registri è di grande importanza per ottenere una migliore stima del rischio di Bia-Alcl per le pazienti con protesi mammarie’”. Questa è l’ultima voce aggiornata sul sito del ministero della Salute italiano in merito al rischio di un particolare tipo di linfoma associato alle protesi mammarie. “It has a very low incidence, overall there is a moderate weight of evidence for a casual relationship between textured breast implants and Ba-Alcl. Evidence from several other lines in missing”, questa la spiegazione testuale sulle conclusioni tratta dal paper scientifico.

Sulla traduzione-interpretazione del ministero italiano è nato un contenzioso, soprattutto quando il chirurgo plastico e professore universitario Fabio Santanelli, uno degli esperti che ha lavorato a questo progetto per lo Scheer, a un quotidiano nazionale ha dichiarato che l’opinione finale “ha stabilito che la correlazione tra protesi testurizzate e linfoma Alcl è pressoché certa, ci sono forti evidenze epidemiologiche e importanti indizi sui meccanismi eziopatogenetici sottostanti. Parlando di una patologia neoplastica di recente individuazione un livello di certezza maggiore è pressoché impossibile- ha detto nella stessa intervista- ma già un livello di evidenza scientifica moderato può, e deve, indirizzare le scelte delle autorità verso il principio precauzionale e di conseguenza anche quelle dei medici e delle pazienti”. Si gioca tutto sul concetto di ‘lieve moderazione’ e sulle scelte precauzionali da adottare in riferimento a questo.

CIRILLO (AICPE) RISPONDE A SANTANELLI: “”MODERATA’ E NON ‘ELEVATA EVIDENZA’ DI RISCHIO”

Pierfrancesco Cirillo, chirurgo plastico e presidente di Aicpe alla Dire (www.dire.it) ha voluto chiarire proprio questo passaggio: “Nella final opinion dello Scheer – Comitato europeo che ha valutato per un anno e mezzo dati e messo a confronto esperti e società scientifiche insieme a tutti i ministeri della salute europei – è stata rilevata una ‘moderata evidenza’ di rischio (parla infatti il documento originario di ‘important data gaps’ in ordine a ‘primary line of evidence’). Il ministero della Salute come organo regolatorio e vigilante che deve divulgare informazione ai cittadini ha correttamente interpretato sostenendo che non c’è dimostrazione di una connessione diretta tra il Ba-Alc e le protesi. Non elevata evidenza- ha spiegato il chirurgo – vuol dire proprio assenza di elevati livelli di evidenza scientifica riguardo la possibile correlazione diretta e causale tra l’insorgenza di questa patologia e le protesi mammarie, come riporta il ministero”.

La notizia sul rischio uscita sul quotidiano nazionale ha subito seminato nuovi dubbi e domande nella popolazione femminile, soprattutto tra quante pazienti hanno dovuto impiantare le protesi dopo un tumore per una ricostruzione mammaria. “Questo discorso del ministero- ha aggiunto il presidente di Aicpe- forse non piace a qualcuno. Il professor Santanelli è un esperto, un professore universitario, ma non è lo Scheer e non può parlare per conto dello Scheer, è uno degli esperti che ha lavorato per lo Scheer. Insinuare un dubbio gratuito è seminare panico tra le pazienti, e questa- ha ribadito- è la sua opinione personale non la voce del Comitato europeo”.

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