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Il carcere di Vibo non è più la Guantanamo d’Italia!

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Nessuno tocchi Caino in visita alle carceri calabresi: prima tappa al carcere di Vibo. Istanza di grazia per un giovane detenuto

Seduta nel salotto dell’ufficio del rettore dell’Istituto di Criminologia di Vibo, Saverio Fortunato, Rita Bernardini, attivista di “Nessun tocchi Caino”, si lascia andare e si aggrappa a un momento di soddisfazione. Racconta della visita nel carcere di Vibo in una giornata torrida di mezz’agosto. A distanza di tre anni, la qualità della vita dei detenuti è migliorata.

Ne parla con disinvoltura, proprio laddove il crimine viene trattato come studio per osteggiare la delinquenza. Mentre la Bernardini difende il criminale lottando, perché ha diritto di scontare la pena, all’uguaglianza davanti alla legge e alla presunzione d’innocenza, con il beneficio dei diritti umani inalienabili.

Il pensiero Pannelliano resta ancor oggi a difesa dei deboli, gli emarginati e soprattutto le ingiustizie. Da qui, grazie a due docenti di Diritto Penale dell’Istituto, Fausto Malucchi ed Elena Baldi, parte un documento attenzionando l’ONG per una situazione detentiva di un giovane, arrestato e rinchiuso da mesi per un’accusa che non ha fondamento probatorio. Francesco Lico era uno studente del corso di laurea di criminologia, pochi esami alla tesi. E, i due insegnanti lo conoscono molto bene, difendendone accuse che lo hanno confinato in cella. Motore inarrestabile è il rettore Saverio Fortunato che ha cercato di fare il possibile per mettere sotto i riflettori, un caso che sa d’ingiustizia.

Francesco, entra in carcere per errore della difesa, “a sua insaputa” la sentenza di primo grado non è stato fatto l’appello. Accusato di produzione di materiale pedopornografico. Adesso si parla di un’istanza di grazia, sospensione per gravi problemi di salute. La Bernardini nell’occasione, in carcere, si è impuntata sull’urgente controllo medico del ragazzo, viste le condizioni. Chiedendo anche alla dirigenza: “Voi vi assumete la responsabilità dello stato di salute di questo ragazzo?” E visto il rischio di trombosi, presumibilmente imminente, alla fine è stato accompagnato al pronto soccorso.  Al nosocomio cittadino, infatti, si confermano gravi problemi con serie patologie. E’ distrutto psicologicamente il giovane. Non può stare in carcere non solo perché è innocente. “Il suo fisico è in condizioni penose”. Ha bisogno di cure.

Rita Bernardini, Sergio d’Elia, Sabrina Arena, Gian Marco Ciccarelli e Antonio Coniglio sono i membri del direttivo dell’ONG, “Nessun tocchi Caino” di cui il fondatore fu Marco Pannella . Sono appena sbarcati in una Calabria, dove le carceri sono strettamente sotto ispezione.  E, dove la Guantamo italiana, di Vibo Valentia, rapportava fra agenti e carcerati violazioni dei diritti. Era rinomata per le anomalie in cui gli ospiti della casa erano costretti a vivere. Oggi, non lo è più. La visita è durata 7 ore. “l’impatto è diverso”, racconta Sergio D’Elia segretario dell’associazione.” Visitare il carcere non è passeggiare.” E’ un rapporto uno a uno con il singolo detenuto, non solo strutturale ma anche controlli dei servizi igienici. Il rubinetto fa scorrere acqua di colore arancione, inquinata dal fatto che ci sono tubature vecchie. 300 detenuti, oggi, hanno subito un cambio di regime carcerario”. Il cambio della direzione con la dottoressa Angela Marcello, nuovo comandante, ha determinato la svolta nel carcere vibonese. Tante le denunce che sono scaturite per il cambiamento e per D’Elia il carcere resta “un monumento della storia dei delitti, del nostro tempo.”

I battaglieri dell’ONG al grido giustizia senza vendetta continuano la loro mission. Fondendo aspettative in molti cuori. Intanto, è fissata una data. Una joint venture tra Istituto e associazione. Ritorneranno a Vibo il 14 settembre, per la presentazione del lungometraggio, la proiezione del ” Docufilm Spes Contra Spem – Liberi Dentro“, e il libro “il viaggio della speranza”, nell’aula Magna dell’Istituto di Criminologia.

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