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Artrite reumatoide: monitoraggio remoto è efficace

Artrite reumatoide: in tre pazienti su 4 trattati con baricitinib si è osservata la persistenza del trattamento a 6 mesi nella pratica clinica reale

Monitoraggio in remoto dell’artrite reumatoide: studio ne documenta l’efficacia anche nelle scelte di modulazione della terapia

Stando ai risultati di uno studio inglese presentato nel corso del congresso EULAR, il monitoraggio remoto dell’artrite reumatoide, reso possibile mettendo insieme auto-valutazione del proprio stato di salute e misure di outcome, sembrerebbe un approccio alla valutazione dello stato di salute del paziente affidabile almeno quanto le visite di follow-up in presenza, che renderebbe possibile anche la modulazione della terapia.

Razionale e disegno dello studio
Le persone affette da artrite reumatoide (AR) necessitano di un follow-up sistematico per monitorare l’evoluzione dell’attività di malattia e per modulare le scelte di trattamento, in caso di insuccesso terapeutico, ricordano i ricercatori nell’abstract di introduzione al lavoro.

Fino ad ora questo obiettivo è stato perseguito con le visite di controllo in-presenza, anche se le pratiche di teleconsulto, effettuate soprattutto durante la pandemia di Covid-19, si stanno affermando come una modalità di rapporto medico-paziente integrativa.

Non è chiaro ancora, però, il come le modalità di autovalutazione dello stato di salute fatte dai pazienti possano correlare con le decisioni di trattamento.
Di qui il nuovo studio, che ha messo a confronto le decisioni prese dai clinici in ambulatorio con quelle prese da un professionista sanitario in remoto, utilizzando l’informazione proveniente da questionari autocompilati dai pazienti a casa.

Entrando nei dettagli, 72 pazienti con AR, che iniziavano un nuovo trattamento con farmaci biologici, hanno continuato a seguire le indicazioni standard di cura e di monitoraggio clinico, con la richiesta aggiuntiva di compilare mensilmente a casa un questionario. I questionari sono stati inviati ad uno specialista al quale era richiesto di effettuare, in remoto, le decisioni di trattamento opportune.

Ciò ha permesso di effettuare un confronto tra le decisioni cliniche assunte durante le visite di controllo in presenza e quelle in remoto.

Le decisioni di trattamento in remoto sono state prese da uno specialista indipendente (diverso da quello curante) sulla base dei questionari mensili compilati dai pazienti, tenendo presente che il clinico coinvolto nel monitoraggio in remoto non aveva le stesse informazioni di quello curante deputato alle visite di routine in persona (es: assenza di risultati dei test ematici e valutazione articolare “in presenza”.

I questionari includevano domande che prevedevano l’autovalutazione della rigidità articolare e delle recidive, informazioni raccolte di routine nella pratica clinica in questi casi.
I pazienti hanno dato la loro valutazione sul dolore percepito, lo stato di salute generale e la fatigue riportando i risultati su scala VAS.

Quanto allo specialista sanitario coinvolto nel monitoraggio dell’AR in remoto, le decisioni prese erano basate sulle opzioni chiuse seguenti: nessuno switch a farmaco biologico, stop al farmaco biologico, aggiunta di DMARDcs concomitante, riduzione/sospensione di DMARDcs concomitante.

Risultati principali
Dai dati è emersa la concordanza tra le decisioni terapeutiche assunte dallo specialista curante durante la visita in presenza e quelle prese dallo specialista indipendente in remoto in 57 casi, a suggerire una discreta sovrapposizione tra le due modalità di consulto.

Nello specifico, il clinico che ha effettuato la visita medica di controllo in presenza ha prescritto 7 switch a farmaco biologico e 18 a DMARDcs, mentre quello che ha effettuato il monitoraggio dell’AR in remoto ha prescritto uno switch a farmaco biologico e 17 a DMARDcs.

Considerando le decisioni terapeutiche concordanti tra i due specialisti, si è registrato un solo evento avverso che ha necessitato la sospensione del trattamento in essere. Questo AE è stato intercettato nello stesso paziente da entrambi gli specialisti, ad indicare che il teleconsulto non aumenta i rischi di safety.

Limiti e implicazioni dello studio
Lo studio ha documentato l’esistenza di una discreta concordanza di vedute tra il clinico impegnato nel monitoraggio in remoto e quello curante durante le visite di follow-up in presenza, a suggerire la validità dello strumento del questionario ai pazienti con informazioni sull’attività di malattia e la sintomatologia per prendere le opportune decisioni terapeutiche.

I ricercatori, tuttavia, nella discussione seguita alla presentazione dello studio, hanno anche messo le mani in avanti sull’interpretazione dei risultati, notando che la concordanza potrebbe non essere a portata di mano in tutti i casi perché alcuni pazienti potrebbero non essere abbastanza invogliati a completare i questionari o perchè potrebbero non notificare con questo strumento eventuali cambi di terapia che potrebbero essere intercettati, invece, dalle visite mediche di controllo “in persona”.

Di qui la necessità, auspicata dagli autori dello studio, di approfondire gli studi sui pazienti meglio candidabili al monitoraggio remoto e sulla frequenza ottimale delle visite di follow-up “in presenza”, al fine di ottimizzare in futuro l’integrazione tra queste due modalità di comunicazione medico-paziente.

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