Site icon Corriere Nazionale

Meno calo di memoria con antipertensivi che passano la BBB

Gli antipertensivi che attraversano la barriera ematica-encefalica (BBB) sono associati a un inferiore calo della memoria rispetto ad altri farmaci per l'ipertensione

La biochimica clinica permette di vedere il nostro cervello mentre ‘lavora’

Gli antipertensivi che attraversano la barriera ematica-encefalica (BBB) sono associati a un inferiore calo della memoria rispetto ad altri farmaci per l’ipertensione

I farmaci antipertensivi che attraversano la barriera ematica-encefalica (BBB) possono essere collegati a un inferiore calo della memoria, rispetto ad altri farmaci per l’ipertensione, secondo i risultati di una meta-analisi pubblicata online su “Hypertension”.

In un periodo di 3 anni, adulti anziani cognitivamente normali che assumevano antipertensivi che attraversavano la BBB hanno dimostrato una memoria verbale superiore rispetto a individui simili che ricevevano antipertensivi che non attraversavano la BBB, riferiscono gli autori, guidati da Jean K. Ho, dell’Institute for Memory Impairments and Neurological Disorders della University of California, a Irvine.

Secondo i ricercatori, i risultati aggiungono forza a un noto legame tra ipertensione e degenerazione neurologica e possono aiutare nella ricerca di nuovi obiettivi terapeutici.

Il rapporto tra l’alta pressione arteriosa e la demenza
«L’ipertensione è un fattore di rischio ben consolidato per il declino cognitivo e la demenza, probabilmente attraverso i suoi effetti sia sulla malattia cerebrovascolare che sulla malattia di Alzheimer» scrivono Ho e colleghi. «Gli studi sui trattamenti antipertensivi hanno riportato possibili effetti salutari sulla cognizione e sulla malattia cerebrovascolare, nonché sulla neuropatologia della malattia di Alzheimer».

In uno studio precedente, individui di età inferiore ai 75 anni esposti agli antipertensivi avevano un rischio di demenza diminuito dell’8% all’anno dall’uso di tali farmaci, mentre un altro studio ha dimostrato che la terapia intensiva di abbassamento della pressione arteriosa riduceva il lieve deficit cognitivo del 19%.

«Nonostante questi risultati incoraggianti, studi meta-analitici più grandi sono stati ostacolati dal fatto che le proprietà farmacocinetiche in genere non sono prese in considerazione negli studi esistenti o nella pratica clinica di routine» scrivono Ho e colleghi.

«Il presente studio» spiegano «ha cercato di colmare questa lacuna in quanto era uno studio meta-analitico ampio e longitudinale dei dati esistenti ricodificati per valutare gli effetti del potenziale di attraversamento della BBB nei trattamenti del sistema renina-angiotensina [RAS] negli adulti ipertesi».

Meta-analisi condotta su quasi 13.000 individui
La meta-analisi includeva studi clinici randomizzati, studi prospettici di coorte e studi osservazionali retrospettivi. I ricercatori hanno valutato i dati relativi a 12.849 individui provenienti da 14 coorti che hanno ricevuto antipertensivi che attraversavano o non attraversavano la BBB.

La cognizione è stata valutata attraverso i seguenti sette domini: funzione esecutiva, attenzione, memoria verbale, apprendimento, linguaggio, stato mentale, richiamo e velocità di elaborazione.

Memoria verbale migliore con farmaci che arrivano al cervello
Rispetto agli individui che assumevano antipertensivi non oltrepassanti la BBB, quelli che assumevano agenti che passavano la BBB avevano una memoria verbale significativamente superiore (richiamo), con una dimensione massima dell’effetto di 0,07 (P = 0,03).

Secondo i ricercatori, questo risultato è stato particolarmente degno di nota, in quanto il gruppo che assumeva antipertensivi oltrepassanti la BBB aveva un carico di rischio vascolare relativamente più elevato e un livello di istruzione medio inferiore.

«Queste differenze rendono ancora più notevole il fatto che il gruppo “attraversamento della BBB” abbia mostrato una migliore capacità di memoria nel tempo nonostante questi svantaggi cognitivi» scrivono gli autori.

Tuttavia, non tutti i risultati favorivano gli agenti che attraversavano la BBB. Gli individui del gruppo “attraversamento della BBB” avevano una capacità di attenzione relativamente inferiore, con una dimensione minima dell’effetto di –0,17 (P = 0,02). Le altre misure cognitive non erano significativamente diverse tra i gruppi.

Effetto cumulativo di piccoli deficit cognitivi
La piccola differenza nella memoria verbale tra i gruppi potrebbe essere clinicamente significativa per un periodo di tempo più lungo, suggeriscono gli studiosi. «Sebbene la dimensione complessiva dell’effetto fosse piuttosto piccola, considerando quanto tempo ci possa volere perché qualcuno progredisca verso la demenza dopo molti anni di lieve declino cognitivo, in realtà tale effetto finirebbe per essere piuttosto grande» osservano.

«Le dimensioni ridotte degli effetti potrebbero effettivamente finire per prevenire molti casi di demenza» aggiungono.

Quanto ai risultati contrastanti nel gruppo “attraversamento della BBB” relativi a migliore memoria verbale ma peggiore capacità di attenzione, gli autori suggeriscono che le differenze intergruppo nella capacità di attenzione sono potute essere derivate da idiosincrasie dei test usati per misurare quel dominio, che può essere influenzato da malattie cardiovascolari o vascolari cerebrali.

Potenziali ricadute sulla pratica clinica
I miglioramenti nella memoria verbale all’interno del gruppo “attraversamento della BBB” potrebbero essere causati da effetti diretti sul cervello, sottolineano. Alcuni polimorfismi ACE sono stati collegati al rischio di malattia di Alzheimer, e quegli stessi polimorfismi, nei modelli animali, portano alla neurodegenerazione, con l’inversione possibile attraverso la somministrazione di ACE inibitori.

Gli autori suggeriscono che i medici possono prendere in considerazione questi risultati quando selezionano agenti antipertensivi per i loro pazienti, con l’avvertenza che abbiano già tenuto conto di tutti gli altri fattori di prescrizione.

Nel caso si prescriva un ACE-inibitore o un sartano, la decisione sul farmaco scelto è un po’ arbitraria e allora forse questa è un’informazione da prendere in considerazione: se l’agente entra nel cervello o meno – quando prescritto s qualcuno a rischio di declino cognitivo, concludono gli autori.

Restano comunque sconosciuti gli esatti meccanismi d’azione di tali effetti. Tra quelli proposti: il miglioramento dell’interruzione della BBB, l’infiammazione cerebrale, la disregolazione del flusso sanguigno cerebrale, la disfunzione colinergica e i deficit neurologici.

Ho JK, Moriarty F, Manly JJ, et al. Blood-Brain Barrier Crossing Renin-Angiotensin Drugs and Cognition in the Elderly: A Meta-Analysis. Hypertension. 2021 Jun 21. doi: 10.1161/HYPERTENSIONAHA.121.17049. Epub ahead of print. 
leggi

Exit mobile version