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Whirlpool spiega perché ha licenziato gli operai a Napoli

Lettera di licenziamenti per gli operai Whirlpool di Napoli: i motivi della decisione del gruppo che si aggrappa al "drastico calo della domanda di lavatrici di alta gamma"

Alessandro Pone - Lapresse Napoli 14 giugno 2019 cronaca Sciopero di 8 ore, indetto da Fim, Fiom, Uilm dei lavoratori metalmeccanici, in contemporanea con Milano e Firenze, su lavoro, salari e diritti. Il corteo unitario aperto dallo striscione delle lavoratrici e dei lavoratori dello stabilimento Whirlpool. Alessandro Pone - Lapresse Naples 14 june 2019 news 8-hour strike, organized by Fim, Fiom, Uilm of metalworkers, at the same time as Milan and Florence, on work, wages and rights. The unitary procession opened by the banner of the workers of the Whirlpool plant.

Lettera di licenziamenti per gli operai Whirlpool di Napoli: i motivi della decisione del gruppo che si aggrappa al “drastico calo della domanda di lavatrici di alta gamma”

“La società comunica la propria intenzione di procedere al licenziamento collettivo di tutti i dipendenti attualmente occupati nello stabilimento di Napoli”. Si tratta di 327 lavoratori, 57 donne e 270 uomini, impiegati nella fabbrica di via Argine. È quanto si legge nella lettera firmata da Luigi La Morgia, amministratore delegato di Whirlpool Italia, recapitata questa mattina ai sindacati Fiom, Uilm e Fim della Campania, all’ufficio di gabinetto del presidente della Regione Campania e, per conoscenza, alle segreterie dei sindacati nazionali, e ai ministero del Lavoro e dello Sviluppo economico.

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Nella lettera, spiega la Dire (www.dire.it), vengono elencati i motivi che giustificano la situazione di esubero. In particolare, è stato il “drastico calo della domanda di lavatrici di alta gamma ‘Premium’ a livello internazionale” a determinare una “situazione non più sostenibile – si legge – dal punto di vista economico-finanziario per l’azienda”. È una condizione “non prevista né prevedibile – scrive La Morgia – al momento della sottoscrizione del piano industriale del 25 ottobre 2018”. “Nonostante gli ingenti investimenti realizzati negli ultimi dieci anni per circa 100 milioni di euro e le nuove strategie commerciali messe in atto – prosegue – dal 2009 al 2020 i volumi di produzione del sito si sono ridotti da circa 700mila a meno di 200mila pezzi annui con un calo delle vendite nel primo semestre del 2019 pari al 36% a livello di export internazionale e del 19% nella sola area Ema. Nel 2020 si è assistito al protrarsi del calo dei volumi e nella sola regione Emea si è registrata una ulteriore riduzione delle vendite pari al 15%”.

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Il sito produttivo di Napoli “risulta economicamente sostenibile solo a fronte di produzioni annue superiori alle 660mila unità annue”. Benché siano state avanzate delle soluzioni per far fronte alla situazione di mercato sopravvenuta “nessuna di queste opzioni – spiega La Morgia – è stata né può essere ritenuta adeguata a rendere stabile l’impianto di Napoli nel medio e lungo periodo”. L‘unica soluzione accettabile per Whirlpool era quella di cedere lo stabilimento a un altro operatore industriale, ma questa ipotesi “non è stata presa in considerazione dalle organizzazioni sindacali”.

DIPENDENTI NAPOLI NON HANNO COMPETENZE PER ALTRI SITI ITALIANI

I dipendenti dello stabilimento di Napoli “non possiedono le competenze tecniche necessarie all’esecuzione delle lavorazioni in essere negli altri stabilimenti italiani senza l’attuazione di interventi formatici, organizzativi, logistici e talmente costosi e complessi da compromettere l’efficiente svolgimento dell’attività aziendale, finendo per generare una situazione di squilibrio strutturale”. È quanto si legge ancora nella lettera firmata dall’amministratore delegato di Whirlpool Italia.

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PROGETTO STOP ATTIVITÀ NAPOLI È DEFINITIVO

“Il progetto di cessazione di attività dello stabilimento di Napoli è da intendersi finale e definitivo”, si legge. Non esiste, allo stato, la possibilità di “adottare misure alternative per minimizzare l’impatto sul personale”. In particolare, non c’è l’intenzione di “richiedere ulteriori ammortizzatori sociali ordinari e straordinari” e ad oggi “non si è manifestata alcuna concreta possibilità di reindustrializzazione del sito”. Non c’è alcuna possibilità di “riassorbire il personale in esubero in altre sedi della società” né è possibile “utilizzare altri misure di lavoro flessibile alternative”. Ciononostante la società si dice “disponibile a valutare insieme alle organizzazioni sindacali e ai ministeri competenti” le “misure sociali che possono essere discusse per ridurre le conseguenze negative per la forza lavoro interessata”. Whirlpool si dice disponibile a “valutare misure ragionevoli – si legge – per favorire la ricollocazione dei dipendenti in esubero”.

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