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Covid: il nuovo esame Mdw prevede l’evoluzione della malattia

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Covid-19: il nuovo esame Mdw (Monocyte distribution width) sviluppato a Modena può prevedere l’evoluzione della malattia

Un nuovo esame chiamato Mdw (Monocyte distribution width) e sviluppato a Modena, pubblicato su Scientific reports del Nature publishing group, può predire l’evoluzione della malattia da Covid-19 e dello stato iperinfiammatorio (‘cytokine storm’) che la caratterizza. Lo studio, portato avanti da azienda ospedaliero-universitaria (ospedale Policlinico) e Unimore, si basa sull’analisi della morfologia dei monociti, una specifica popolazione di cellule presenti nel sangue, e ha dimostrato, per la prima volta, come il valore dell’Mdw, in pazienti seguiti durante il ricovero in reparti di terapia intensiva e subintensiva, sia correlato “significativamente” con la gravità e l’andamento clinico della malattia.

LA RICERCA

Lo studio ha preso in considerazione una serie di 87 pazienti ricoverati nei reparti di cura intensiva e subintensiva, nei quali l’Mdw è risultato correlato “in modo altamente significativo” con alcuni classici biomarcatori di infiammazione, con l’esito delle cure e il decorso clinico e la gravità della malattia. Spiega il dottor Tommaso Trenti, direttore a Modena del dipartimento interaziendale di medicina di laboratorio: “Quando vi è uno stimolo prodotto dell’attivazione del sistema immunitario, come nel caso di infezioni sia batteriche che virali, si modifica la morfologia dei monociti. Con le nuove apparecchiature a disposizione siamo in grado di misurare in laboratorio l’entità di queste alterazioni cellulari”.

Aggiunge Giovanni Riva, che lavora nel team e nel laboratorio di ematologia diagnostica e genomica clinica del professor Enrico Tagliafico: “Si tratta di un esame prognostico di ‘sepsi virale’ oltre che batterica, come in effetti può essere considerato il Covid-19 nella sua forma clinica più grave, come già ipotizzato in precedenti lavori svolti sempre a Modena e già pubblicati”.

Massimo Girardis, direttore della terapia intensiva del Policlinico, conferma poi alla Dire (www.dire.it) che “nei nostri pazienti abbiamo riscontrato come alti valori di Mdw si associno ad una elevata mortalità, con picchi di oltre il 35%. Viceversa, bassi valori individuano i pazienti che hanno forti probabilità di guarire”. Conclude Andrea Cossarizza, professore di Unimore alla guida del gruppo di ricercatori che ha lavorato al nuovo strumento: “Questo esame rappresenta un importante nuovo biomarcatore. Ad oggi abbiamo in corso ulteriori ricerche che ci consentiranno di meglio definire il valore e le applicazioni cliniche di nuovi esami di laboratorio”.

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