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Worklimate valuta lavoro ed esposizione al caldo

Allarme della CGIA di Mestre: con l'emergenza Covid-19 e la crisi rischio di un aumento esponenziale di lavoratori in nero e abusivi in Italia

Il caporalato è un fenomeno a livello globale

Esposizione occupazionale al caldo: nell’ambito delle attività del progetto Worklimate (Inail-CNR) disponibili online le mappe previsionali

Il cambiamento climatico sta determinando un aumento della frequenza e dell’intensità delle ondate di calore durante il periodo estivo e si stima che circa il 30% della popolazione mondiale è attualmente esposta a condizioni di caldo particolarmente critiche per la salute per almeno 20 giorni all’anno. I lavoratori, in particolare quelli che trascorrono la maggior parte delle loro attività all’aperto, sono tra i soggetti più esposti agli effetti del caldo e in generale a tutti i fenomeni atmosferici estremi. La rilevanza degli effetti dell’esposizione al caldo sulla salute umana, in particolare sulle categorie di soggetti maggiormente vulnerabili è confermata dalla comunità scientifica internazionale.

I rischi nella stagione calda per i lavoratori. L’esposizione quotidiana alle elevate temperature durante la stagione calda rappresenta un grave problema anche in ambito occupazionale, soprattutto per i lavoratori che svolgono la propria mansione in ambienti non condizionati, esposti per lunghi periodi di tempo alla radiazione solare, magari anche a contatto con superfici o macchinari che emettono calore e spesso indossando dispositivi di protezione individuale (DPI) che rendono difficile la dispersione del calore corporeo. L’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia ed il crescente aumento dell’età media dei lavoratori, hanno in molti casi accentuato il rischio. Oltre a questo, dobbiamo considerare che condizioni di caldo intenso sono sempre più frequenti durante la stagione estiva, ma anche nelle stagioni intermedie, in molti paesi europei con particolare riferimento a quelli che si affacciano sul bacino del mediterraneo. Secondo il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti, il 2020 è stato il secondo anno più caldo degli ultimi 140 anni (dopo il 2016) mentre il 2019 è risultato il terzo anno più caldo mai registrato a livello globale. Per questo motivo sono sempre più numerosi gli studi che hanno analizzato l’impatto dello stress da caldo sulla salute e produttività dei lavoratori in termini di riduzione delle prestazioni cognitive e fisiche sul posto di lavoro e di aumento del rischio di infortunio. Assume quindi sempre maggiore rilevanza l’adozione di misure preventive volte a ridurre l’impatto del caldo sulla salute dei lavoratori.

I costi degli infortuni sul lavoro correlati allo stress termico. I costi globali stimati per la perdita di tempo di lavoro ammontano in un recente studio per gli Stati Uniti a circa 280 miliardi nel 1995, arrivando a 311 miliardi nel 2010 pari quindi allo 0,5% del PIL, con una crescita stimata entro il 2030 ai 2,4-2,5 trilioni (pari quindi all’1% del PIL). Alcuni studi hanno stimato le spese sanitarie legate agli infortuni sul lavoro correlati allo stress termico con costi annuali medi pari a 1 milione di dollari in Spagna, 1 milione in Cina e 250.000 dollari in Australia. I Paesi in via di sviluppo e quelli con climi più caldi registrano perdite di produttività in proporzione al PIL ancora maggiori. I rischi legati allo stress termico occupazionale si osservano maggiormente nelle industrie con attività outdoor, nelle medie imprese e i lavoratori più colpiti sono di sesso maschile con una età compresa tra 25 e 44 anni.

Il prototipo della piattaforma previsionale realizzato da Inail e CNR
La piattaforma previsionale, disponibile al link sottoindicatoè stata realizzata all’interno del progetto in collaborazione Inail-CNR dal titolo “Impatto dello stress termico ambientale sulla salute e produttività dei lavoratori: Strategie di intervento e sviluppo di un sistema integrato di allerta meteo-climatica ed epidemiologica per vari ambiti occupazionali”. Il prototipo di sistema previsionale WORKLIMATE utilizza un indicatore ampiamente utilizzato in ambito occupazionale a livello internazionale per una prima valutazione (primo screening) dello stress da caldo, il Wet Bulb Globe Temperature (WBGT). Partendo da una analisi di letteratura sono state raccolte informazioni circa l’indicatore di stress termico e le relative soglie di rischio (climatologiche, biometeorologiche, epidemiologiche) utilizzate nei sistemi di allerta al momento sviluppati o che comunque sono stati utilizzati per applicazioni legate alla valutazione dello stress da caldo in ambito occupazionale, oltre che l’eventuale presenza di linee guida comportamentali o piani di gestione del rischio associati al servizio. La revisione ha messo in luce come la maggior parte delle nazioni europee non abbia ancora sviluppato un sistema di allerta termico specifico per il settore occupazionale e, nei casi in cui esso fosse presente, non è personalizzato, cioè calibrato in funzione delle caratteristiche del lavoratore, della sua attività e dell’ambiente di esposizione, ma fornisce informazioni generalizzate per l’ambito occupazionale.

Una previsione personalizzata per il lavoratore. La previsione del rischio caldo è stata personalizzata su un profilo di lavoratore standard (alto 175 cm, peso 75 kg) non acclimatato al caldo, che svolge attività moderata o intensa direttamente esposto alla radiazione solare o all’ombra. Il lavoratore standard non indossa dispositivi di protezione individuale o comunque indossa un abbigliamento che non determina un ulteriore aumento del rischio. Le mappe mostrano la previsione del rischio caldo fino a tre giorni, in quattro momenti della giornata corrispondenti alle ore 8:00, 12:00, 16:00 e 20:00. La previsione del livello di rischio è definita dal rapporto percentuale tra il WBGT previsto e la soglia personalizzata di WBGT del lavoratore standard sopra descritto. Se il WBGT previsto si colloca al di sotto dell’80% della soglia personale di WBGT, il conseguente rischio sarà nullo (verde), se invece si colloca tra l’80 ed il 100% il rischio sarà basso (giallo). Nel caso in cui invece il WBGT previsto sia superiore alla soglia personale, il rischio potrà essere moderato (tra il 100 ed il 120%, arancione) oppure alto (oltre il 120%, rosso). Questa previsione sarà a breve integrata da una applicazione mobile che permetterà di ottenere previsioni personalizzate (web app) sulla base delle caratteristiche personali dei lavoratori (altezza, peso, attività fisica svolta, tipo di vestiario indossato) e dell’ambiente di lavoro (esposti al sole o in zone d’ombra), fornendo suggerimenti personalizzati anche sulla base della presenza di eventuali fattori di suscettibilità/vulnerabilità individuali.

Il progetto Worklimate. Il progetto Worklimate ha l’obiettivo generale di approfondire, soprattutto attraverso la banca dati degli infortuni dell’INAIL, le conoscenze sull’effetto delle condizioni di stress termico ambientale (in particolare del caldo) sui lavoratori, con un’attenzione specifica alla stima dei costi sociali degli infortuni sul lavoro e con l’obiettivo specifico di definire piani di intervento e prevenzione dei rischi. Per maggiori informazioni è possibile consultare il portale della piattaforma al link sottoindicato.

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