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Spondiloartrite assiale: conferme per brodalumab

mal di schiena

Spondiloartrite assiale: brodalumab si conferma efficace e sicuro secondo nuovi risultati di uno studio di fase 3 appena pubblicati

Sono stati pubblicati su ARD i risultati di uno studio di fase 3 sull’impiego di brodalumab (anti-IL17) nel trattamento della spondiloartrite assiale (axSpA). Lo studio ha dimostrato un miglioramento significativo dei segni e dei sintomi di malattia a 16 settimane, con un profilo di safety sovrapponibile a quanto già noto in trial per altre indicazioni reumatologiche.

Informazioni su brodalumab e disegno dello studio
Brodalumab è un anticorpo monoclonale diretto contro il recettore di IL-17. Il farmaco è disponibile ormai da due anni anche nel nostro Paese, rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale, per il trattamento della psoriasi a placche da moderata a grave.

Come è noto, IL-17 gioca un ruolo fisiopatologico nella axSpA e alcuni clinical trial hanno già dimostrato l’efficacia e la sicurezza degli inibitori di IL-17 nel trattamento della spondilite anchilosante (SA) e della axSpA non radiografica.

Questo studio di fase 3 si proponeva di valutare l’efficacia e la sicurezza di brodalumab in pazienti con axSpA attiva, compresi quelli con nr-axSpA. In questa pubblicazione sono stati riportati i risultati di un’analisi ad interim relativa al periodo di trattamento in doppio cieco della durata di 16 settimane.

Il trial – multicentrico, randomizzato, controllato vs. placebo – è stato condotto in 48 centri dislocati in Giappone (n=25), Corea del sud (n=12) e Taiwan (n=11) dal 2016 al 2019 e comprendeva una fase in doppio cieco, della durata di 16 settimane (oggetto di questa pubblicazione) e di una fase di estensione in aperto della durata di un anno.

Lo studio prevedeva la randomizzazione dei 159 pazienti inclusi, secondo uno schema 1:1, al trattamento con brodalumab 210 mg sottocute (dosaggio approvato per la psoriasi) oppure al placebo al basale, dopo 1 e 2 settimane e poi a cadenza quindicinale.

Era consentito l’impiego di analgesici, tra cui paracetamolo e tramadolo, come pure incrementi temporanei di posologia o  l’inizio di un trattamento a base di FANS durante le recidive di malattia a discrezione dei ricercatori dello studio, eccezion fatto per le 12 ore precedenti una visita di valutazione di efficacia prefissata. I FANS venivano abbandonati o ridotti di posologia alla risoluzione della recidiva.

Ai pazienti in trattamento con DMARDcs o corticosteroidi orali prima dell’inizio del trial era consentito continuare le terapie sopra indicate nel corso delle 16 settimane del trial.

L’endpoint primario era rappresentato dalla proporzione di pazienti con soddosfacimento della risposta ASAS40 a 16 settimane. Tra gli endpoint secondati vi erano la proporzione di pazienti che soddisfaceva la risposta ASAS20 e la variazione del punteggio ASDAS-CRP (Ankylosing Spondylitis Disease Activity Score using C-reactive protein) a 16 settimane.

Lo studio, inoltre, prevedeva anche una valutazione della safety del trattamento.

Risultati principali
Dai dati è emerso che la proporzione di pazienti che ha soddisfatto l’endpoint primario della risposta ASAS40 è risultata significativamente maggiore nel gruppo di pazienti trattati con brodalumab rispetto a quella rilevata nel gruppo placebo (43,8%; IC95%= 32,7-55.3  vs 24,1%; IC95%= 15,1-35), con una differenza stimata tra i due tassi intorno al 19,7% (IC95%=5,3-34,1; p=0,018).

Passando agli endpoint secondati, i pazienti che hanno soddisfatto la risposta ASAS20 sono stati pari al 67,5% dei pazienti trattati con brodalumab (IC95%= 56,1-77,6) a al 41,8% di quelli del gruppo placebo (IC95%= 30,8-53,4).

La variazione quadratica media rispetto al basale del punteggio ASDAS-CRP è stata pari a -1,127 (IC95%= -1,322; -0,931) con brodalumab vs. -0,627 (IC95%= -0,872; -0,473) con il placebo a 16 settimane.

Sul fronte safety, il trattamento con brodalumab è risultato ben tollerato, in linea con studi precedenti. Eventi avversi legati al trattamento sono stati riportati in 44 pazienti (55%) trattati con brodalumab e in 45 pazienti (57%) del gruppo placebo, rispettivamente.

Quelli più frequenti erano rappresentati dalle infezioni, dai disturbi gastrointestinali, dalle nasofaringiti e da alterazioni delle transaminasi.

Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno sottolineato come, nonostante l’efficacia e la sicurezza degli inibitori di IL-17 fosse stata documentata da tempo nei pazienti con SA e nr-axSpA, il loro studio sia stato il primo condotto in pazienti con axSpA ad aver considerato le sottopopolazioni di entrambi i sottotipi di malattia (SA e nr-axSpA) che riporta l’efficacia e la sicurezza di brodalumab, antagonista recettoriale di IL-17.

Tra i limiti dello studio si segnalano la limitata generalizzabilità dei risultati (studio condotto solo in popolazioni orientali) e l’impossibilità di determinare la significatività statistica tra le diverse sottopopolazioni in studio per la ridotta numerosità di pazienti con nr-axSpA.

Mancano, inoltre, i dati sugli outcome di imaging a risonanza magnetica fino a 16 settimane.

Ciò premesso, i dati nel breve termine depongono per l’efficacia e la sicurezza del trattamento con brodalumab di pazienti con axSpA e amplia, in prospettiva, se confermati anche nel lungo termine, il ventaglio di alternative terapeutiche nei pazienti affetti da questa malattia.

Bibliografia
Wei J C-C et al. Efficacy and safety of brodalumab, an anti-IL17RA monoclonal antibody, in patients with axial spondyloarthritis: 16-week results from a randomised, placebo-controlled, phase 3 trial. Annals of the Rheumatic Diseases Published Online First: 07 April 2021. doi: 10.1136/annrheumdis-2020-219406
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