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HIV: terapia a quattro giorni si conferma efficace

Hiv: l'inizio precoce della terapia antiretrovirale sembra normalizzare la durata della vita in presenza di un elevato numero di cellule CD4

HIV: il regime di trattamento di quattro giorni consecutivi e tre giorni di riposo si conferma efficace secondo un nuovo studio

L’assunzione di farmaci antiretrovirali per quattro giorni consecutivi ogni settimana, seguita da una pausa di tre giorni, ha mantenuto la soppressione virale tanto quanto il regime giornaliero costante, secondo i risultati di uno studio di follow-up di 96 settimane presentati alla Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI) 2021.

Ora che disponiamo di diverse opzioni terapeutiche efficaci per mantenere a livelli non rilevabili la carica virale nelle persone con HIV, gli sforzi della ricerca si stanno concentrando sul miglioramento della qualità di vita dei pazienti e sulla riduzione del numero somministrazioni, esplorando nuovi approcci che implicano il trattamento una volta alla settimana, una volta al mese o anche meno frequentemente.

Torna in auge il trattamento intermittente
Un approccio più datato, sperimentato più di un decennio orsono, prevede di interrompere il trattamento ogni settimana. Lo studio FOTO, presentato nel 2009, aveva rilevato che cinque giorni di terapia seguiti da due giorni di riposo ogni settimana mantenevano la soppressione virale nelle persone che assumevano regimi a base di efavirenz. Allo stesso modo, lo studio BREATHER aveva mostrato che interrompere il trattamento nel fine settimana funzionava bene nei pazienti adolescenti e nei giovani adulti.

Lo studio pilota QUATUOR, sponsorizzato dall’agenzia nazionale francese di ricerca sull’HIV ANRS, ha cercato di capire se le persone con una carica virale non rilevabile potessero mantenere la soppressione virale mentre assumevano farmaci solo quattro giorni alla settimana. In caso di successo, questo approccio non solo avrebbe consentito di assumere meno farmaci, ma anche di ridurre il costo della terapia di circa il 40%.

Il trial, presentato nel 2019 alla International AIDS Society Conference on HIV Science da Roland Landman, dell’Hôpital Bichat di Parigi, aveva dimostrato che il 95,6% delle persone nel gruppo di trattamento di quattro giorni e il 97,2% nel gruppo di trattamento quotidiano aveva mantenuto una carica virale non rilevabile dopo 48 settimane, dimostrando che il regime intermittente non era inferiore al trattamento continuo.

Il fallimento virologico si era verificato nell’1,9% delle persone nel gruppo di quattro giorni e nell’1,3% di quelle nel gruppo di trattamento quotidiano. Il tasso di fallimento del trattamento non differiva in base alla classe di farmaci antiretrovirali e non sono state riscontrate differenze nella frequenza dei blip viremici (se dopo la soppressione virologica si registra un episodio isolato di viremia superiore alle 50 copie/ml, seguito da un rapido e stabile ripristino dei valori precedenti).

Nuovo studio a 96 settimane
Al CROI 2021, Landman ha presentato i risultati del follow-up dopo che i partecipanti sono stati seguiti per 96 settimane. La nuova valutazione, in aperto, ha coinvolto oltre 600 adulti in soppressione virale (inferiore a 50 copie) per almeno un anno, nessuna evidenza di resistenza ai farmaci e una conta dei CD4 superiore a 250. Più dell’80% erano uomini, l’età media era di 49 anni e la conta mediana di CD4 era di quasi 700. Erano stati in trattamento per un tempo mediano di circa sette anni e in soppressione virale per una mediana di circa sei anni

I partecipanti stavano assumendo diversi regimi antiretrovirali. Poco meno della metà (48%) era trattato con un inibitore dell’integrasi, soprattutto elvitegravir o dolutegravir, il 46% utilizzava un inibitore non nucleosidico della trascrittasi inversa (NNRTI), più comunemente rilpivirina e il 6% assumeva un inibitore della proteasi, il più delle volte darunavir. Circa il 70% delle terapie includeva tenofovir disoproxil fumarato o tenofovir alafenamide nel loro regime, mentre il resto dei soggetti assumeva abacavir/lamivudina.

Per le prime 48 settimane i pazienti sono stati assegnati in modo casuale a mantenere il loro regime di trattamento giornaliero tutti i giorni oppure per quattro giorni consecutivi (dal lunedì al giovedì) seguiti da tre giorni di riposo. Dalla settimana 48 entrambi i gruppi hanno seguito il programma di quattro giorni e tre giorni di riposo per altre 48 settimane.

Regime intermittente efficace dopo 2 anni
Il 92,7% delle persone inizialmente randomizzate al gruppo di quattro giorni e il 96,1% di quelle che erano passate dal trattamento quotidiano a quello intermittente avevano ancora una carica virale non rilevabile. I tassi di fallimento virologico sono saliti rispettivamente al 4,2% e al 2,0%, anche se nel gruppo di quattro giorni il risultato differiva in base ai farmaci utilizzati: 5,3% per quanti assumevano NNRTI e 2,4% per quanti assumevano inibitori dell’integrasi.

Nuove mutazioni di resistenza ai farmaci sono state rilevate in tre delle sei persone che hanno avuto un fallimento virologico prima della 48a settimana e in quattro delle 13 con fallimento virologico tra la 48a e la 96a settimana. Tutti tranne uno hanno sviluppato mutazioni M184, che conferiscono resistenza a lamivudina ed emtricitabina. Le quattro persone in trattamento con rilpivirina hanno sviluppato mutazioni di resistenza agli NNRTI E138K. Una persona sottoposta a raltegravir ha sviluppato una mutazione dell’integrasi N155H.

Il trattamento è stato generalmente sicuro e ben tollerato con entrambe le strategie, con poche differenze tra i gruppi nel tasso o nel tipo di effetti collaterali, anche se i soggetti nel gruppo di quattro giorni hanno ottenuto un miglioramento piccolo, ma statisticamente significativo, della funzione renale.

«L’efficacia del regime di quattro giorni e tre giorni di riposo è stata sostenuta a 96 settimane con un basso tasso di fallimento virologico, in particolare tra chi faceva uso di inibitori dell’integrasi» hanno concluso gli autori dello studio. «Questa strategia ha permesso di ridurre i costi del trattamento e rappresenta un’alternativa reale e praticabile alla terapia di mantenimento quotidiana».

Bibliografia

Landman R et al. W96 efficacy of 4/7 days maintenance ART strategy: ANRS-170 QUATUOR trial. Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections, abstract 419, 2021.

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