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Emorragie intracerebrali: anticoagulanti promossi

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Un nuovo studio suggerisce una nuova valutazione fondamentale degli effetti dell’anticoagulazione del sangue sulle emorragie intracerebrali

Un nuovo studio, pubblicato su “The Lancet Neurology”, ha esplorato le cause delle emorragie intracerebrali e i collegamenti al rischio di ictus associato a fibrillazione atriale (AF), suggerendo una nuova valutazione fondamentale degli effetti dell’anticoagulazione del sangue sulle emorragie intracerebrali.

Le malattie cardiovascolari sono solitamente complesse e colpiscono più organi contemporaneamente. I trattamenti per le malattie vascolari nel cervello possono quindi avere implicazioni per il trattamento delle malattie cardiache. È quindi importante comprendere le rispettive cause ed effetti. L’uso di anticoagulanti era precedentemente considerato non solo un fattore di rischio, ma anche una potenziale causa di emorragia intracerebrale.

Cambio di paradigma
La presente pubblicazione comprende i risultati di due studi condotti dal gruppo di David J. Wearing, dell’University College di Londra. Mette a contrasto il ruolo della fluidificazione del sangue con quello della malattia cerebrale dei piccoli vasi (SVD) nelle emorragie intracerebrali.

Si dimostra che una SVD cerebrale da moderata a grave è strettamente associata al verificarsi di emorragie cerebrali. David Seiffge, dell’Università di Basilea e primo autore, ha riassunto i risultati come segue: «I nostri risultati mostrano che la SVD è una precondizione per emorragie intracerebrali sotto anticoagulazione».

«Il grado di SVD nel cervello» prosegue «può essere usato per prevedere emorragie intracerebrali. Senza SVD il verificarsi di emorragia intracerebrale è vicino allo zero. Di conseguenza, l’anticoagulazione non dovrebbe più essere considerata una causa di emorragie intracerebrali».

Conseguenze sulla protezione dall’ictus in caso di fibrillazione atriale
La fluidifcazione del sangue offre un’importante protezione contro l’ictus ischemico nei pazienti con AF. L’anticoagulazione riduce il rischio di ictus ischemico in questi casi di due terzi. In passato, l’anticoagulazione è stata immediatamente interrotta in caso di emorragia intracerebrale e i pazienti sono stati lasciati non protetti dal rischio di ictus.

I nuovi risultati dello studio indicano ora un nuovo percorso: secondo quanto emerso, le emorragie intracerebrali possono essere prevenute eziologicamente trattando l’SVD cerebrale e la protezione contro l’ictus può essere mantenuta attraverso una continuazione adattata della anticoagulazione. La tempistica esatta e la gradazione delle due terapie sono oggetto di ulteriori studi.

Combinazione di due studi multicentrici
La pubblicazione comprende dati provenienti da due studi indipendenti supervisionati da David Werring. La pubblicazione si basa su due studi osservazionali indipendenti e multicentrici.

In primo luogo, è stato condotto uno studio trasversalesu 1.030 pazienti con emorragie intracerebrali. La TC e la risonanza sono state usate per cercare marcatori di SVD nel cervello.

In un secondo studio prospettico sono stati arruolati 1.447 pazienti con AF e disturbi circolatori cerebrali. In questo gruppo, l’incidenza di emorragie cerebrali e ictus ischemico è stata considerata in relazione all’anticoagulazione. Utilizzando questo approccio, è stato possibile dimostrare che la SVD è un prerequisito per l’emorragia intracerebrale.

I pazienti senza tale condizione non hanno avuto una singola emorragia cerebrale entro i primi 2 anni nello studio, nonostante siano stati trattati con fluidificanti del sangue. Al contrario, il rischio è stato significativamente aumentato per l’SVD da moderato a grave, attestandosi all’1,56% all’anno.

Microangiopatie da trattare a scopo preventivo
I risultati dello studio suggeriscono che l’anticoagulazione del sangue da sola non può più essere considerata una causa di emorragie intracerebrali. Come nuovo approccio, le microangiopatie dovrebbero essere sistematicamente ricercate e trattate in modo mirato al fine di prevenire emorragie intracerebrali. Sono ora disponibili cliniche ambulatoriali specializzate adeguate. Ciò ridurrebbe il rischio di emorragie intracerebrali.

Un ampio studio randomizzato internazionale (ENRICH-AF), coordinato in Svizzera da David Seiffge, è attualmente in corso con l’obiettivo di allineare le terapie anticoagulanti e per microangiopatia tra loro.

Riferimenti

Seiffge DJ, Werring DJ, Paciaroni M, et al. Timing of anticoagulation after recent ischaemic stroke in patients with atrial fibrillation. Lancet Neurol. 2019;18(1):117-126. doi: 10.1016/S1474-4422(18)30356-9. 
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