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Granulomatosi eosinofila: mepolizumab efficace

I linfociti T che combattono i tumori solidi si “stancano” troppo presto. In una nuova ricerca è stato trovato un modo per ovviare al problema

Granulomatosi eosinofila associata a poliangite: mepolizumab efficace e sicuro secondo i risultati di un nuovo studio

Il trattamento con mepolizumab, inibitore di IL-5 utilizzato con successo nell’asma grave eosinofilico, risulta essere efficace e sicuro nella pratica clinica reale in pazienti affetti da granulomatosi eosinofila associata a poliangite (EGPA).

Lo dimostrano i risultati di uno studio pubblicato su Arthritis Research & Therapy che ha anche documentato una riduzione dell’attività di malattia e un incremento del tasso di remissione legati all’impiego di questo farmaco biologico, oltre all’effetto “risparmiatore di steroidi” (steroid sparing).

Razionale e disegno dello studio
L’EGPA è una patologia che è preceduta da asma o rinite allergica. La malattia è causa di sintomi diversi a causa della vasculite, tra i quali spiccano febbre e porpora e un innalzamento della conta di eosinofili periferici.

I corticosteroidi (CS) sono utilizzati tanto nella terapia di induzione della remissione quanto in quella di mantenimento della EGPA. I pazienti con sintomi severi di vasculite e  quelli che rispondono poco ai CS sono trattati con ciclofosfamide, azatioprina, metotressato, ciclosporina/tacrolimus o immunoglobuline endovena.

Tuttavia, i pazienti con EGPA vanno spesso incontro a recidiva di malattia durante la fase di riduzione della posologia di somministrazione dei CS; pertanto questa fase è spesso molto difficoltosa da affrontare.

Nel corso degli ultimi anni, mepolizumab si è dimostrato in grado di estendere il periodo di remissione di EGPA e di ridurre la dose di CS richiesta. Per quanto, in Giappone, il farmaco sia incluso nella lista dei farmaci rimborsabili dai sistemi assicurativi sanitari privati per il trattamento di questa condizione, fino ad ora non era mai stata valutata appiena l’efficacia e la sicurezza di mepolizumab nella pratica clinica reale.

Per quanto la dose di mepolizumab somministrata negli studi precedenti fosse pari a 100 mg/mese, che è la stessa dose utilizzata per il trattamento dell’asma bronchiale, in alcuni paesi, compreso il Giappone, si utilizza la dose di 300 mg/mese.

L’obiettivo dello studio è stato, pertanto, quello di valutare l’efficacia e la sicurezza di questo dosaggio nella real world in pazienti affetti da EGPA.

Disegno dello studio e risultati principali
I ricercatori hanno somministrato 300 mg/mese di mepolizumab in 16 pazienti con EGPA recidivante/refrattaria, resistente ai CS. Inoltre hanno provveduto a raccogliere in modo retrospettivo i dati degli stessi pazienti fino a 12 mesi prima della somministrazione di mepolizumab. L’endpoint primario dello studio era rappresentato dal tasso di remissione a 12 mesi dopo la somministrazione di mepolizumab, mentre gli endpoint secondari erano rappresentati dal punteggio Birmingham di attività di vasculite (BVAS), dall’indice del danno indotto dalla vasculite (VDI), dalla conta degli eosinofili e dalle variazioni relative ai dosaggi impiegati di CS e di farmaci immunosoppressori, dal tasso di persistenza al trattamento con mepolizumab e dall’incidenza di eventi avversi.

Dall’analisi dei dati è emerso che il tasso di remissione a 12 mesi dopo l’inizio del trattamento con mepolizumab era pari al 75%, Non sono state documentate variazioni relative all’attività di malattia (BVAS), alla conta di eosinofili o alla posologia d’impiego concomitante di CS nel gruppo osservato prima dell’inizio del trattamento con mepolizumab, mentre tutti questi parametri sono cambiati, riducendosi in modo significativo nel tempo nel gruppo che aveva iniziato il trattamento con il farmaco biologico.

Anche il numero di pazienti in terapia concomitante con immunosoppressori si è ridotto nel tempo nel gruppo di pazienti sottoposti a trattamento con mepolizumab.

Il danno indotto dalla vasculte (VDI) non è aumentato in entrambi i gruppi.

La persistenza in terapia con mepolizumab è stata pari al 100% e solo 3 pazienti (18,8%) sono andati incontro ad infezioni.

Le variazioni di BVAS, conta eosinofili e dose cumulativa di CS sono state significativamente più basse nel gruppo di pazienti sottoposti a trattamento con mepolizumab rispetto a quelli che non avevano iniziato il trattamento con il farmaco biologico.
Da ultimo, non vi sono state differenze significative in termini di variazioni di VDI tra i due gruppi.

Riassumendo
In conclusione, i risultati di questo studio hanno dimostrato l’efficacia e la sicurezza di mepolizumab nell’EGPA recidivante o refrattario ai trattamenti nella pratica clinica reale, mettendo a confronto il decorso clinico dei pazienti prima e dopo l’inizio della terapia con l’inibitore di IL-5.

Lo studio, a conoscenza degli autori, è il primo ad aver dimostrato l’efficacia e la sicureazza di questo farmaco nella pratica clinica reale.
Tra i limiti importanti dello studio, oltre il disegno retrospettivo, si rimarca l’impiego di un dosaggio di mepolizumab utilizzato in Giappone e in altri Paesi ma non in area Ue.

Bibliografia
Ueno M et al. Effectiveness and safety of mepolizumab in combination with corticosteroids in patients with eosinophilic granulomatosis with polyangiitis. Arthritis Res Ther. 2021; 23: 86. Leggi

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