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Tumore del seno: test genomici fanno risparmiare 30 milioni

Tumore al seno triplo negativo: atezolizumab neoadiuvante non impatta su attività quotidiane e qualità della vita secondo un nuovo studio

Con i test genomici stop a chemioterapie inutili per il tumore del seno e notevoli risparmi per il SSN: online il sito www.testgenomicitumoreseno.org

Il tumore della mammella è in assoluto la neoplasia più frequente in Italia. Nel 2020, sono stati stimati quasi 55mila nuovi casi (54.976). E sono 15mila le pazienti potenziali candidate ai test genomici, che consentono di prevedere il rischio di recidiva e, quindi, di escludere la chemioterapia in aggiunta alla terapia ormonale, evitando inutili tossicità a una percentuale consistente. Si stima infatti che ogni 12 mesi, nel nostro Paese, fino a 10.000 donne colpite da carcinoma della mammella ricevano la chemioterapia senza averne reale necessità. I risparmi per il sistema sanitario possono raggiungere i 30 milioni di euro ogni anno con l’introduzione dei test genomici su tutto il territorio.

Per sensibilizzare cittadini, pazienti, clinici e Istituzioni sul loro ruolo e sulla necessità di superare le attuali differenze territoriali, nasce il portale www.testgenomicitumoreseno.org, una vera e propria agorà in cui troveranno voce esperti e rappresentanti di pazienti attraverso talk show in diretta streaming e video-interviste. Il sito web è realizzato grazie al contributo incondizionato di Exact Sciences.

“Lo scorso dicembre, la Legge di Bilancio 2021 ha istituito un Fondo di 20 milioni di euro per il rimborso diretto delle spese sostenute dagli ospedali per l’acquisto dei test genomici nelle donne con carcinoma mammario ormonoresponsivo in stadio precoce – spiega Francesco Cognetti, Presidente di Fondazione Insieme contro il Cancro e di FOCE (ConFederazione degli Oncologi, Cardiologi ed Ematologi) -. A distanza di tre mesi, però manca ancora il decreto attuativo da parte del Ministero della Salute per sbloccare queste risorse. Garantire subito l’accesso ai test genomici su tutto il territorio è una battaglia di civiltà. Clinici e pazienti chiedono che venga emanato quanto prima il provvedimento”. “L’utilizzo appropriato dei test – sottolinea il prof. Cognetti – determina un duplice vantaggio, perché consente sia di evitare tossicità per un numero notevole di donne sia sprechi per il sistema sanitario. Per ogni paziente sottoposta al test e per cui risulta l’inappropriatezza del trattamento chemioterapico in seguito al risultato dell’esame, si risparmiano circa 3.000 euro dovuti ai costi diretti della chemioterapia evitata. Complessivamente, quindi, possono essere risparmiati 30 milioni di euro ogni anno nel nostro Paese”. Nel nuovo portale sono previsti approfondimenti, per fotografare in tempo reale lo stato di approvazione del decreto attuativo e per diffondere cultura sul tema, con interventi di rappresentanti di società scientifiche e di associazioni di pazienti.

Quando la diagnosi è in stadio iniziale, dopo la chirurgia, il trattamento sistemico prevede l’utilizzo della terapia ormonale nei casi considerati a basso rischio oppure l’aggiunta della chemioterapia adiuvante (cioè dopo l’intervento chirurgico) alla terapia ormonale, in presenza di un rischio elevato. “Il percorso di cura è scelto in funzione delle caratteristiche istologiche, patologiche ed immunoistochimiche del tumore – afferma il Prof. Cognetti -. I test genomici aiutano il clinico ad assumere la giusta decisione terapeutica nelle donne con tumore al seno positivo ai recettori ormonali che si trovano in una sorta di zona grigia, perché la probabilità di ripresa della malattia e il vantaggio derivante da un’eventuale chemioterapia sono difficili da stabilire. Sono quindi indicati per un particolare sottotipo di pazienti, quelle con tumore della mammella di tipo luminale, che esprime i recettori estrogenici ma non la proteina HER2 (ER+/HER2-), a rischio intermedio”.

“Queste analisi molecolari – continua il Prof. Cognetti – forniscono una stima del rischio di recidiva in misura molto più accurata rispetto ai parametri clinico-patologici tradizionali, identificando con maggiore precisione le pazienti che possono beneficiare della chemioterapia dopo l’intervento chirurgico. Il test a 21 geni, Oncotype DX, è anche in grado di fornire una previsione del beneficio che deriva dalla chemioterapia”.

“Le conseguenze del carcinoma della mammella e del trattamento hanno un impatto importante sul benessere della paziente – spiega il Prof. Cognetti -. Inoltre, il 6% dei casi riguarda donne under 40, pari a circa 3.300 nuove diagnosi ogni anno in Italia. La chemioterapia può compromettere la capacità riproduttiva e, per queste pazienti, è estremamente importante mantenere la possibilità di diventare madri dopo la malattia”. In Italia, i test genomici, raccomandati dalle più importanti linee guida internazionali e utilizzati nei principali Paesi europei, sono gratuiti solo in Lombardia, Toscana e nella Provincia Autonoma di Bolzano, che ne hanno approvato la rimborsabilità. “La norma inserita nella Legge di Bilancio 2021 che ha istituito il Fondo di 20 milioni di euro è molto importante – conclude il Prof. Cognetti -, perché va nella direzione di uniformare su tutto il territorio l’accesso a queste analisi molecolari. Arrivare in tempi brevi al decreto attuativo è un obiettivo urgente, anche per ridurre il rischio di contagio da Covid-19. Per le pazienti sottoposte a chemioterapia, la possibilità di infezione dovuta all’abbassamento delle difese immunitarie è elevata. Evitare chemioterapie non necessarie è anche un presidio per arginare la pandemia”.

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