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Tumore cervice uterina: ottimi risultati da cemiplimab

Nelle pazienti con tumore della cervice uterina PD-L1-positivo, ricorrente o metastatico, l'aggiunta di anlotinib a sintilimab si è dimostrata efficace

Tumore avanzato della cervice uterina: studio di fase 3 con cemiplimab interrotto in anticipo per miglioramento sopravvivenza globale

Annunciati i risultati di uno studio di fase 3 che hanno dimostrato un beneficio in termini di sopravvivenza globale (OS) dell’inibitore PD-1 cemiplimab in monoterapia rispetto alla chemioterapia in pazienti con cancro della cervice ricorrente o metastatico precedentemente sottoposte a chemioterapia. Sulla base di questi risultati, la sperimentazione sarà interrotta in anticipo a seguito della raccomandazione unanime dell’Independent Data Monitoring Committee (IDMC). Questi risultati costituiranno la base per la presentazione del dossier di registrazione entro la fine del 2021. Il farmaco viene sviluppato da Sanofi e Regeneron.

“Cemiplimab in monoterapia è il primo farmaco ad aver dimostrato in uno studio di fase 3 un miglioramento della sopravvivenza complessiva nelle donne con cancro della cervice ricorrente o metastatico in progressione dopo  chemioterapia a base di platino”, ha dichiarato Krishnansu S. Tewari, direttore della divisione di oncologia ginecologica presso l’Università della California, Irvine e uno dei ricercatori dello studio. “Questo traguardo clinico porterà speranza alle donne con cancro avanzato alla cervice che sono spesso più giovani delle pazienti con altri tipi di tumore. Questo si riflette nel trial dove l’età media era di 51 anni”.

Si tratta del più ampio studio clinico randomizzato di fase 3 sul cancro avanzato della cervice uterina. Ha incluso donne (età media: 51 anni) con carcinoma a cellule squamose o adenocarcinoma. Le pazienti sono state randomizzate a ricevere cemiplimab in monoterapia (350 mg ogni tre settimane) o uno dei trattamenti chemioterapici usati comunemente  a scelta dello sperimentatore (pemetrexed, vinorelbina, topotecan, irinotecan o gemcitabina).

L’annuncio segue la recente approvazione negli Stati Uniti di cemiplimab in monoterapia per un certo tipo di pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) avanzato i cui tumori hanno un’elevata espressione di PD-L1. La FDA ha anche recentemente autorizzato l’uso di cemiplimab come prima immunoterapia indicata per i pazienti con carcinoma a cellule basali (BCC) precedentemente trattati con un inibitore della via di hedgehog (HHI) o per i quali un HHI non è appropriato, il cui tumore  è localmente avanzato (approvazione completa) o metastatico (approvazione accelerata). Nel 2018, cemiplimab è stato approvato come primo trattamento sistemico per certi pazienti con carcinoma cutaneo a cellule squamose avanzato (CSCC).

Dati di efficacia
Nelle pazienti che hanno ricevuto cemiplimab rispetto alla chemioterapia si è riscontrato:

L’endpoint primario dello studio era la OS, analizzata prima tra i pazienti con carcinoma a cellule squamose, poi nella popolazione totale. Secondo un’analisi ad interim specificata nel protocollo, l’IDMC ha valutato i dati di OS quando circa l’85% degli eventi si era verificato tra le pazienti con carcinoma a cellule squamose. Sulla base dell’effetto altamente significativo sulla OS in queste pazienti, l’IDMC ha raccomandato di interrompere la sperimentazione. I risultati dettagliati saranno presentati prossimamente in un contesto congressuale. L’uso di cemiplimab nel cancro della cervice è ancora sperimentale e non è ancora stato valutato da alcuna autorità regolatoria.

Dati di sicurezza
Non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza di cemiplimab. La sicurezza è stata valutata nelle pazienti che hanno ricevuto almeno una dose di trattamento dello studio: 300 pazienti nel gruppo cemiplimab (durata mediana dell’esposizione: 15 settimane; range: 1-101 settimane) e 290 pazienti nel gruppo chemioterapia (durata mediana dell’esposizione: 10 settimane; range: 1-82 settimane). Gli eventi avversi (AE) sono stati osservati nell’88% delle pazienti cemiplimab e nel 91% delle pazienti in chemioterapia, con AE gravi verificatisi nel 30% delle pazienti cemiplimab e nel 27% delle pazienti in chemioterapia. I cinque AE più comuni sono stati anemia (25% cemiplimab, 45% chemioterapia), nausea (18% cemiplimab, 33% chemioterapia), affaticamento (17% cemiplimab, 16% chemioterapia), vomito (16% cemiplimab, 23% chemioterapia) e stipsi (15% cemiplimab, 20% chemioterapia). Altri AE che si sono verificati più spesso nel gruppo cemiplimab e in almeno il 10% delle pazienti sono stati affaticamento (17% cemiplimab, 16% chemioterapia), infezioni del tratto urinario (12% cemiplimab, 9% chemioterapia), mal di schiena (11% cemiplimab, 9% chemioterapia) e artralgia (10% cemiplimab, 3% chemioterapia). Le interruzioni del trattamento a causa degli effetti collaterali si sono verificate nell’8% dei pazienti cemiplimab e nel 5% dei pazienti in chemioterapia.

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