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Un ingegnere vuole rivedere il Secondo Principio della Termodinamica

Per l’ingegnere Giancarlo Ricci (Tecnosofia) "il Secondo Principio della Termodinamica va rivisto. Così si otterrà più energia elettrica"

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Per l’ingegnere Giancarlo Ricci (Tecnosofia) “il Secondo Principio della Termodinamica va rivisto. Così si otterrà più energia elettrica”

L’ing. Giancarlo Ricci, iniziatore della TECNOSOFIA di Roma,  ritiene che, revisionando il principio di Carnot si riesca a produrre, utilizzando il petrolio, più energia elettrica di quanta se ne ottenga attualmente.

Come è nata la sua scoperta?

Dai calcoli fatti, in occasione della mia tesi di laurea in Filosofia della Scienza, ho trovato che in tutti i rami della Fisica Applicata (la quale è fondamento di tutte le macchine),  i rendimenti (efficienze) delle trasformazioni, utilizzando fonti energetiche diverse dall’energia termica – come quella idraulica o quella elettrica – sono calcolati effettuando il rapporto tra: lavoro prodotto e differenza tra l’energia introdotta nella macchina e quella restituita dalla macchina stessa, il rendimento risulta sempre quasi uguale all’unità. Le fonti energetiche, relative a tali macchine non-termiche, vengono considerate, conseguentemente a tale valore del rendimento,  di prima specie.

Cosa significa fonti energetiche di prima specie?

Vengono chiamate fonti energetiche di prima specie, l’energia potenziale e l’energia elettrica, perché il rendimento della loro trasformazione nel lavoro risulta sempre pressoché uguale all’unità.  Il calore, per contro,  viene considerato energia degradata o di seconda specie perché il rendimento della trasformazione del calore in lavoro, viene calcolato senza detrarre l’energia restituita.

Vuole sintetizzare il Principio di Carnot, che secondo Lei, va rivisto?

Per calcolare il rendimento di una macchina, venne introdotta da N.L.S. Carnot (1796-1832), nei primi anni del XIX secolo, una formula matematica che non considera affatto l’energia restituita dalla stessa macchina, a temperatura più bassa. La mia considerazione verte sul fatto che il  raggruppamento di tutte le forme di energia in un’unica specie (ovvero l’equiparazione dell’energia termica alle altre forme di energia “di prima specie”) oltre a sanare molteplici ambiguità in campo fisico, potrebbe dar luogo ad una visione analoga, tra Oriente ed Occidente, per ciò che riguarda la Teleologia dell’Universo. Buona parte dell’ Ingegneria, invece, cioè di quella attività che dovrebbe essere Scienza Applicata al servizio dell’uomo e pertanto Umanesimo,  risente di questa anomalia, frutto di una cultura di parte “occidentale” e pertanto né “globale”, né “planetaria”, né “cosmica”, né, che ne è un sinonimo, Cattolica.

Ingegnere Ricci, quante lauree ha?

Ho conseguito il Dottorato in Ingegneria Termotecnica, poi un Master in Teologia e la Laurea in Filosofia della Scienze presso la Pontificia Università Lateranense di Roma.

In che maniera la Sua scoperta potrebbe essere un ponte tra le materie scientifiche e quelle umanistiche, dando un potenziale esoso contributo alla ecosostenibilità mondiale?

Le rispondo con la citazione seguente: “Chiunque desideri un universo che possa continuare indefinitamente in attività, deve intraprendere una crociata contro il Secondo Principio della Termodinamica…attualmente non si vede in qual maniera, un attacco diretto contro questo principio, possa avere successo ( da A.S.Eddington, “The nature of the physical world, Cambridge, University Press. 1929). Se non venisse rivisto tale principio, dovremmo continuare a ritenere che l’Universo sia in progressivo degrado fino al suo completo disfacimento.

Persino la Chiesa  fa riferimento alla necessità di rivedere il secondo di principio di termodinamica.

Esattamente. Ecco di seguito due citazioni in merito:

“Si deve (…) aggiungere che oggi è possibile un miglioramento dell’efficienza energetica (delle macchine termiche)” CARITAS IN VERITATE, 49;

“La Chiesa attende dagli scienziati una revisione del Secondo Principio della Termodinamica”. PIETRO ROSSANO,MEIC, Palazzo delle Cinque Lune, Roma, 1990.

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