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Diga sul Nilo: Sudan vuole ampliare il negoziato

Operai controllano lavori diga sul Nilo

Diga sul Nilo, il Sudan chiede di ampliare il negoziato. Il premier Hamdok scrive a Usa, Ue, Ua, Nazioni Unite e Repubblica Democratica del Congo

Il Sudan ha chiesto alla comunità internazionale di creare di un nuovo tavolo negoziale più ampio per portare avanti le mediazioni con Etiopia ed Egitto sul progetto della Grande diga del rinascimento etiope (Gerd), costruita da Addis Abeba lungo il corso del Nilo azzurro. Le negoziazioni tra i tre Paesi vanno avanti da circa un decennio e non hanno ancora portato a un accordo.

Il primo ministro di Khartoum, Abdalla Hamdok, ha inviato una lettera alle Nazioni Unite, alla Repubblica democratica del Congo, in quanto presidente di turno dell’Unione Africana (Ua), agli Stati Uniti e all’Unione Europea, invocando la costituzione di un meccanismo che veda sempre la presenza di questo quartetto di partner internazionali. Hamdok, si legge sul sito dell’Agenzia di stampa nazionale sudanese (Suna) ha detto che l’Ua, che guida le attuali negoziazioni, continuerà a coordinare i lavori e che questo nuovo approccio vorrebbe “rafforzarne” il ruolo.

Nella missiva, spiega la Dire (www.dire.it), il primo ministro sudanese si è detto “preoccupato” delle intenzioni etiopi di procedere al secondo riempimento del bacino della struttura idroelettrica il prossimo giugno, anche in assenza di un accordo tra i tre Paesi. Questo aspetto è quello di maggiore preoccupazione per Egitto e Sudan, che temono che la diga possa diminuire la portata del fiume nei loro territori. Per entrambi i Paesi il Nilo rappresenta quasi l’unica fonte di acqua dolce. Si prevede che a regime la Gerd, il più grande progetto del suo tipo in Africa, sarà in grado di produrre 15.000 gigawatt l’ora di elettricità e di raddoppiare la produzione di energia dell’Etiopia.

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