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Terapia con batteri della pelle per la dermatite atopica

Dermatite atopica: arrivano risultati promettenti con l'anticorpo sperimentale rocatinlimab secondo uno studio pubblicato su Lancet

Nuova possibilità terapeutica per la dermatite atopica: opzione di trattamento innovativa grazie a un ceppo di batteri derivati ​​dalla pelle umana sana

La dermatite atopica potrebbe avere una nuova opzione di trattamento grazie a un ceppo di batteri derivati ​​dalla pelle umana sana, in grado di contrastare i batteri responsabile del peggioramento della malattia tramite somministrazione topica. Un nuovo studio pubblicato di recente sulla rivista Nature Medicine ha mostrato risultati preliminari incoraggianti.

I ricercatori hanno valutato la sicurezza e gli effetti del ceppo batterico chiamato Staphylococcus hominis A9 (ShA9) nel primo studio clinico sull’uomo. Dei 54 partecipanti, due terzi hanno riportato miglioramenti nei sintomi, inclusi una riduzione del prurito e dell’infiammazione.

«Il primo obiettivo era capire se il batterio fosse sicuro» ha detto Richard Gallo, presidente del Dipartimento di Dermatologia presso la University of California San Diego School of Medicine. «Abbiamo trovato proprio quello che speravamo. L’eczema dei partecipanti sottoposti al trattamento batterico è migliorato e non ci sono stati effetti collaterali».

La pelle umana sana presenta una enorme quantità di batteri. Ci sono più microrganismi che vivono all’interno e sulla superficie del nostro organismo che cellule umane. La maggior parte dei batteri che vivono sulla nostra pelle non causano danni, ma in alcuni soggetti i ceppi patogeni possono influire negativamente sullo stato di salute.

La dermatite atopica è spesso associata alla colonizzazione e alla proliferazione dello Staphylococcus aureus, che induce una rottura proteolitica della barriera epidermica e una disregolazione immunitaria del derma, hanno fatto presente gli autori. La colonizzazione porta a un aumento della produzione di citochine proinfiammatorie e alla soppressione dei peptidi antimicrobici, provocando un’ulteriore disregolazione del microbioma cutaneo e la perpetuazione del ciclo della malattia.

Secondo la National Eczema Association sono quasi 18 milioni gli statunitensi che soffrono di dermatite atopica, la forma più comune di eczema, un’eruzione cutanea cronica e pruriginosa che compare di norma su braccia, gambe e guance.

Isolato un ceppo sicuro e attivo sulla malattia
Dopo aver esaminato più di 8.000 isolati di stafilococchi ricavati dalla cute di individui sani, il team di ricerca ha identificato alcuni ceppi in grado di inibire la crescita dello S. aureus, dei quali ha valutato anche caratteristiche aggiuntive come la ridotta capacità di danneggiare la cute e la sensibilità ai comuni antibiotici.

Lo screening ha portato all’individuazione di un singolo ceppo batterico, ShA9, capace di impedire l’espressione di una tossina dello S. aureus (psmα) che promuove l’infiammazione, che potrebbe essere utilizzato per il trattamento della dermatite atopica.

Le prime valutazioni sono state eseguite su modelli murini a cui è stata somministrata una versione sperimentale di eczema. Dopo aver applicato due volte al giorno per tre giorni sui topi una lozione inodore contenente ShA9, gli animali erano guariti dalla dermatite.

Miglioramento dei sintomi senza effetti collaterali di rilievo
Il successo nei modelli animali ha portato alla sperimentazione clinica di fase I tramite uno studio in doppio cieco e randomizzato della durata di una settimana, nel quale sono stati utilizzati la batterioterapia per via topica o il solo veicolo per trattare 54 pazienti affetti da dermatite atopica di grado moderato/severo. Due terzi dei soggetti hanno mostrato una forte riduzione delle popolazioni di S. aureus sulla pelle e un miglioramento della sintomatologia.

Alcuni ceppi del batterio dannoso non sono stati uccisi direttamente da ShA9, ma l’espressione dell’mRNA per la tossina psmα è stata inibita in tutti i ceppi. Il miglioramento della gravità dell’eczema è emerso dall’analisi post-hoc dei partecipanti nei quali lo S. aureus è stato ucciso direttamente dalla batterioterapia, suggerendo i potenziali benefici di questo approccio terapeutico.

L’83,3% dei pazienti nel gruppo di controllo ha riportato almeno un effetto collaterale, rispetto al 55,6% di quelli trattati con la crema attiva (p=0,044). Oltre il 90% degli eventi avversi in entrambi i gruppi erano lievi ed erano principalmente associati al decorso clinico della malattia, inclusi eczema, dolore e gonfiore, senza che si verificassero effetti collaterali gravi in nessuno dei due gruppi.

«Questa ricerca rappresenta un approccio unico per prendere di mira con batteri benefici lo S. aureus che danneggia la pelle di chi soffre di eczema», ha detto uno degli autori dello studio, Donald Leung, allergologo e immunologo presso il National Jewish Health (NJH Consortium), un centro medico che si occupa di ricerca e trattamento in diverse ambiti terapeutici. «La nostra speranza è che questa scoperta aiuti i pazienti a liberarsi dai batteri nocivi che provocano l’infiammazione. Gli studi futuri decreteranno se questa nuova crema potrà essere utilizzata per lunghi periodi di tempo per ridurre la gravità della malattia e migliorare la qualità di vita del paziente».

«La nostra ricerca ha evidenziato la razionalità e la sicurezza di questo approccio terapeutico per trattare la dermatite atopica» ha concluso Gallo. «È peraltro molto semplice, infatti si tratta semplicemente di una crema, ma consentirebbe di evitare gli effetti collaterali degli steroidi e di altri farmaci che agiscono sul sistema immunitario».

Bibliografia

Nakatsuji T et al. Development of a human skin commensal microbe for bacteriotherapy of atopic dermatitis and use in a phase 1 randomized clinical trial. Nature Medicine (2021).

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