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Despar chiude temporaneamente 14 supermercati

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Despar spacchettata per due acquirenti: nell’attesa di definire la trattativa sabato il gruppo chiude 14  supermercati

Non c’è tregua per i lavoratori del gruppo L’Alco di Rovato (Brescia), azienda della famiglia Conter che gestisce in Lombardia 44 punti vendita a marchio Despar, Eurospar, Interspar e Alta Sfera. La novità annunciata durante la commissione regionale Attività produttive da Nicola Moragna, advisor legale della società già impegnata nella ricerca di un nuovo acquisitore, è lo ‘spacchettamento’ della trattativa di cessione.

Va infatti sottolineato che il gruppo è diviso in tre diverse società, ‘L’Alco Spa’ che detiene i supermercati Despar, Eurospar, Interspar, ‘Alco grandi magazzini Spa’ e ‘Centri Commerciali Spa’, per un totale di circa 750 dipendenti coinvolti. A gennaio si era fatto sotto un player per l’acquisizione di tutte e tre le società, paventando però la possibilità di garantire continuità lavorativa solo a 500 persone. Un problema non da poco, considerando anche il fatto che con il blocco dei licenziamenti in corso per l’emergenza sanitaria, l’unica possibilità di uscita è su base volontaria e incentivata (come previsto dal decreto Agosto del governo). Si sarebbero dovuti dunque trovare circa 250 dipendenti disposti a lasciare il lavore a fronte di un bonus di 7.000 euro, bollato al tempo dai sindacati come “troppo esiguo”.

Nel corso del suo intervento di ieri però, Moragna ha rivelato che due “grandi operatori” del settore si sarebbero fatti avanti. Uno avrebbe dichiarato l’interesse per i ‘cash and carry’ (in capo a ‘L’Alco Grandi Magazzini’, in marchio ‘Alta Sfera’) mentre l’altro per i punti vendita al dettaglio (società ‘L’Alco Spa’, con i supermercati Despar, Eurospar e Interspar). Nell’attesa di definire la trattativa il gruppo ha dunque comunicato la chiusura temporanea, a partire da sabato, per 14 sedi: tre magazzini all’ingrosso di Brescia, tre di Pavia, uno di Varedo, uno di Busto Arsizio, uno di Segrate e uno di Monza, e per 4 supermercati, tre nel bresciano (nei comuni di Lodrino, Lograto e Capriolo) e uno a Bergamo.

Una notizia che può risultare paradossalmente ‘positiva’ per i lavoratori, visto che hanno ancora molti stipendi arretrati e che ora entreranno in cassa integrazione. Di fronte al rischio ‘spezzatino’ per l’azienda lamentato dai sindacati, Moragna ha specificato che per ‘L’Alco Spa’, le trattative con il potenziale acquirente sono “veramente a buon punto” e che non si prevedono all’orizzonte “grandi sacrifici occupazionali”, nella speranza comunque di “veder formalizzata l’offerta a giorni”.

Per quanto riguarda i cash and carry il legale del gruppo ha fatto sapere che, qualora non dovesse concretizzarsi l’interesse del nuovo operatore, chiederà al presidente della sezione fallimentare di Brescia (che si sta occupando della vertenza, ndr) “di dare ingresso alla procedura dell’invito a offrire”, ossia rendere pubblica la necessità di vendere tramite gli organi di stampa, sperando “nell’arrivo di manifestazione formali di interesse”, al fine di collocare in maniera compatta il maggior numero di rami aziendali.

Ai sindacati comunque non è piaciuto l’atteggiamento del legale, presentatosi in ritardo in commissione e andato via prima per “un altro impegno”. A onor del vero, tutte le informazioni fornite mancavano della giusta precisazione, tanto che il consigliere regionale del Pd Gigi Ponti, d’accordo anche con i suoi colleghi, ha richiesto di poter risentire in audizione la settimana prossima l’advisor del gruppo.

Una situazione “imbarazzante” anche per un altro esponente dem, Antonio Girelli, dato che “si parla di tutela di posti di lavoro in maniera generica” e ” non viene mai detto su quanti dipendenti rischiano di abbattersi le conseguenze dei passaggi di proprietà”. Girelli non le manda a dire nemmeno al legale Moragna: “Non siamo qui a fare due chiacchiere- tuona- è una sede istituzionale, non vogliamo solo ascoltare generiche informazioni di principio”.

Bisogna chiarire cosa si devono aspettare i lavoratori nei prossimi mesi – conclude alla Dire (www.dire.it) Luca di Natale della Filcams Cgil- perché dopo giorni di silenzio abbiamo appreso di due nuove trattative di deposito di concordato preventivo e della chiusura di alcuni centri, senza sapere quanto durerà”. I 44 punti vendita totali coinvolgono nel complesso le province di Varese, Pavia e Brescia, Bergamo e Monza-Brianza.

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