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Dieci anni fa in Giappone la catastrofe di Fukushima

La distruzione delle case a Fukushima in Giappone dopo lo tsunami

L’11 marzo del 2011 in Giappone un terremoto e il conseguente tsunami causarono la catastrofe alla centrale nucleare di Fukushima

L’11 marzo 2011 un terremoto di magnitudo 9.0 al largo della costa della regione di regione di Tōhoku, in Giappone, provoca uno tsunami con onde alte oltre 10 metri. Il maremoto travolge la centrale nucleare di Fukushima, causando un meltdown di livello 7 – lo stesso di Chernobyl. Una catastrofe: 15.894 le morti accertate, la maggior parte delle quali causata dalle onde anomale.

Una reazione a catena letale che ha sconvolto il mondo e lasciato il Giappone in un incubo nucleare dal quale ancora non si è liberato. Ma cosa accadde esattamente 10 anni fa? Ripercorriamo quelle terribili ore nella ricostruzione della Dire Giovani (www.diregiovani.it).

Terremoto e tsunami

L’11 marzo 2011, alle 14:46 ora locale (05:46 UTC), un terremoto di magnitudo 9.0 ha colpito al largo della costa orientale del Giappone. L’epicentro a 130 chilometri ad est di Sendai, e 373 km a nord est di Tokyo ad una profondità di 30 km. Tuttora è il più potente sisma mai misurato in Giappone e il quarto a livello mondiale.

Meno di un’ora dopo il terremoto, la prima di molte onde dello tsunami ha colpito la costa del Giappone. Le onde hanno raggiunto altezze di run-up (l’estensione massima di un’onda sul livello del mare) di oltre 10 m, inondando una superficie stimata di circa 561 chilometri quadrati.

In particolare, nella prefettura di Iwate si è registrata l’onda più alta, abbattutasi nelle vicinanze della città di Miyako, che ha raggiunto la straordinaria altezza di circa 40 metri.

Lo tsunami ha impiegato circa nove ore e mezza per attraversare il Pacifico e arrivare alla costa occidentale degli Stati Uniti, dove ha causato pochi danni. Ventidue ore dopo il terremoto iniziale, i resti dello tsunami si erano diffusi in tutto l’Oceano Pacifico.

Il disastro di Fukushima

Una serie di incidenti si sono verificati nei giorni successivi il terremoto e lo tsunami, portando incendi ed esplosioni nei reattori 1, 2, 3 e 4 della centrale nucleare Fukushima Dai-ichi.

Gli impianti nucleari giapponesi usano una pompa d’acqua continua che assorbe una grande quantità di calore per raffreddare i loro reattori.

Il terremoto, però, ha interrotto l’energia elettrica presso l’impianto di Fukushima Dai-ichi gestito dalla Tokyo Electric Power Company (TEPCO).
Generatori di emergenza sono stati usati per pompare l’acqua per raffreddare i reattori 1, 2 e 3, che erano operativi al momento del terremoto, ma un’ora dopo sono stati messi fuori uso dallo tsunami, causando un guasto del sistema di raffreddamento.

Nei giorni successivi si verificarono esplosioni e incendi che coinvolsero i reattori 1, 2 e 3. Il 15 marzo si verificò un’esplosione anche nell’Unità 4, fino a quel momento pensata in arresto a freddo.

Il disastro di Fukushima ha portato a un meltdown nucleare di livello 7 – lo stesso di Chernobyl – e il rilascio di materiali radioattivi nucleari. Gli incidenti nucleari vengono classificati su una scala a sette livelli, dal meno grave (0) a quello peggiore (7).

Livelli molto bassi di sostanze chimiche radioattive fuoriuscite da Fukushima sono state rilevate lungo le coste del Nord America in mare aperto tra Canada e California.
Tracce di cesio-134 e cesio-137 (isotopi radioattivi) sono stati trovati in acqua di mare raccolte nel 2014 e nel 2015.

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