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Il 2021 dei negozi di moda inizia con un -40%

Il calendario dei saldi invernali in tutte le regioni, restrizioni permettendo: si comincia il 2 gennaio, si chiude il 30 con Emilia-Romagna, Toscana e Veneto

Calano del 40% gli acquisti nei negozi di moda in questo inizio di anno: senza turisti e con le restrizioni per il Covid i consumatori acquistano solo tute per stare in casa

Primo mese del 2021 drammatico i negozi di moda e neppure i saldi di gennaio, solitamente ricchi d’ossigeno per i commercianti, sono riusciti a rianimare le vendite. Questo lo scenario che emerge da un’indagine di Federazione Moda Italia-Confcommercio, condotta tra i titolari dei negozi italiani.

Il comparto abbigliamento, calzature e accessori avrebbe subito una contrazione del -41,1% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente: l’88,9% dei negozi, rivela il sondaggio, ha dichiarato di avere registrato un calo delle vendite rispetto al gennaio del 2020, il 7,7% non ha riscontrato variazioni, mentre solo il 3,4% ha parlato di incrementi. Così, nel mese di gennaio il 45% delle imprese ha dichiarato un calo tra il -50% e il -90% delle vendite rispetto al gennaio del 2020.

A condizionare le mancate vendite dei negozi di moda, spiega Garantitaly, è certamente il minore reddito disponibile per i consumatori ‘interni’ e l’assenza dei turisti. Ad aumentare le difficoltà è stato anche lo smart working, che ha cambiato le abitudini di acquisto dei consumatori: mentre l’abbigliamento formale ha subito un vero e proprio crollo, l’homewear e l’abbigliamento per il tempo libero hanno registrato aumenti nelle vendite.

Come spiega Massimo Torti, segretario generale Federazione Moda Italia, “nessun segnale di miglioramento per le vendite dei negozi del settore moda nel mese di gennaio di quest’anno su gennaio 2020. Solo nell’ultimo weekend del mese, con l’Italia in zona gialla quasi ovunque, in particolare nella giornata di sabato, abbiamo visto qualche segnale ma solo nei posti dove c’è stato bel tempo. Tra i settori più penalizzati ci sono il dettaglio e l’ingrosso moda che, tra l’altro, non è stato indennizzato. Poi anche gli abiti da cerimonia, soprattutto al Centro-Sud, non si sono più venduti perché non si può partecipare a eventi, feste e banchetti. Un ultimo settore dimenticato è quello dei negozi di camicie e maglieria che, nonostante abbiano lo stesso codice Ateco dei punti vendita di biancheria intima, sono stati costretti a chiudere dal Dpcm del 3 novembre, ma che, ingiustamente ed inspiegabilmente, sono ancora senza indennizzi”.

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