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Malattia veno-occlusiva epatica: bene defibrotide

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Malattia veno-occlusiva epatica: dati di real world presentati al Congresso ASH confermano efficacia e sicurezza di defibrotide

L’analisi post-marketing dei dati dello studio DEFIFrance, presentata al congresso annuale dell’American Society of Hemtaology (ASH), conferma in un contesto di real world il profilo di efficacia e sicurezza di defibrotide nel trattamento della malattia veno-occlusiva epatica o sindrome da ostruzione sinusoidale (VOD/SOS), una complicanza potenzialmente fatale che si verifica dopo il condizionamento a cui i pazienti vengono sottoposti per il trapianto di cellule staminali ematopoietiche.

Stando ai dati di questo registro francese, la sopravvivenza a 100 giorni dal trapianto in pazienti che avevano sviluppato una forma grave o molto grave di VOD/SOS dopo la procedura è risultata quasi del 60% e il tasso di risposta completa a 100 giorni è risultato superiore al 50%.

La patologia
La VOD/SOS è il risultato di un danno a livello dell’endotelio dei sinusoidi epatici con conseguente attivazione delle cellule endoteliali, che determina a sua volta l’innesco di fenomeni coagulativi con trombosi sinusoidale e, nei casi più gravi, ipertensione del circolo epatico e quadri di sindrome epatorenale o da insufficienza multiorgano (MOF), con un tasso di mortalità che in assenza di un trattamento adeguato supera l’80%.

Questa condizione è trattabile con defibrotide, un farmaco frutto della ricerca italiana già disponibile nel nostro Paese per le forme severe di VOD/SOS epatica che si sviluppano dopo il trapianto, sia in pazienti adulti sia in quelli pediatrici.

Defibrotide agisce a livello delle cellule endoteliali ripristinando un bilancio adeguato tra fattori trombotici e fibrinolitici.

Lo studio DEFIFrance
Lo studio DEFIFrance è un registro post-marketing che ha raccolto dati retrospettivi e prospettici di pazienti che hanno ricevuto defibrotide in 53 centri trapiantologici in Francia dal 15 luglio 2014 al 31 marzo 2020.

«Questa analisi presenta i dati primari finali relativi al sottogruppo di pazienti inclusi nello studio DEFIFrance che hanno ricevuto defibrotide per il trattamento di VOD/SOS grave o molto grave post-trapianto», ha specificato il primo autore dello studio, Mohamad Mohty, dell’Hôpital St Antoine e dell’Università della Sorbona di Parigi.

Gli endpoint primari includevano la sopravvivenza al giorno 100 post-trapianto stimata secondo Kaplan-Meier e la risposta completa (CR) al giorno 100, indicata da un valore di bilirubina sierica totale < 2 mg/dl e dalla risoluzione della MOF in pazienti con VOD/SOS grave o molto grave post-trapianto, secondo la valutazione degli sperimentatori. Gli endpoint secondari includevano la valutazione degli eventi avversi di interesse, come emorragia, coagulopatia, reazioni nel sito di iniezione, infezioni ed eventi tromboembolici, indipendentemente dalla loro correlazione con il trattamento.

Dei 775 pazienti trattati con defibrotide inclusi nell’analisi dello studio, 250 hanno ricevuto il farmaco per il trattamento di una forma grave o molto grave di VOD/SOS post-trapianto (grave: 119 pazienti, pari al 48% del campione; molto grave: 131 pazienti, pari al 52%).

L’età mediana dei pazienti era di 45 anni (range: 5 mesi-74 anni) e 52 pazienti (il 21%) avevano meno di 18 anni di età. Nel complesso, 219 (l’88%) avevano fatto il trapianto allogenico e 95 (il 38%) avevano avuto un donatore non familiare.

Sopravvivenza a 100 giorni post-trapianto quasi del 60%
La sopravvivenza stimata secondo Kaplan-Meier al giorno 100 nei pazienti che hanno sviluppato una VOD/SOS grave o molto grave dopo il trapianto di staminali è risultata del 58% (IC al 95% 52%-64%). Il tasso di sopravvivenza stimato al giorno 100 è risultato più elevato nei pazienti che hanno sviluppato una VOD/SOS grave (74%; IC al 95% 65%-81%) rispetto a quelli con una forma molto grave (43%; IC al 95% 35%-52%).

Inoltre, il tasso di CR al giorno 100 nei pazienti con VOD/SOS grave o molto grave post-trapianto è risultato complessivamente del 53% (IC al 95% 47%-59%), ma si è dimostrato maggiore nei pazienti con VOD/SOS grave, e pari al 68% (IC al 95% 60%-77%), rispetto a quelli con forma molto grave, nei quali è risultato del 39% (IC al 95% 30%-47%).

Nei pazienti con VOD/SOS grave o molto grave, gli eventi avversi di interesse manifestati durante il trattamento hanno avuto un’incidenza del 41% e quelli più comuni sono risultati le infezioni (23%) e i sanguinamenti (17%).

In conclusione
«Lo studio DEFIFrance rappresenta la più ampia raccolta di dati real world sull’uso di defibrotide», ha sottolineato Mohty. «I dati di efficacia e sicurezza osservati in questo studio confermano quelli riscontrati in studi precedenti e sono a supporto dell’utilità di defibrotide per il trattamento di una VOD/SOS grave o molto grave insorta dopo un trapianto di cellule staminali, nella real life».

Inoltre, ha sottolineato l’autore, «Tra i pazienti trattati con defibrotide i risultati sono stati migliori in caso di malattia grave rispetto a malattia molto grave, il che evidenzia l’importanza di una diagnosi precoce e di un avvio tempestivo del trattamento, prima che i pazienti raggiungano lo stadio più severo della VOD/SOS».

Fonte
Mohty M, et al. Final Primary Results from the Defifrance Registry Study: E!ectiveness and Safety of Defibrotide in the Treatment of Hepatic Veno-Occlusive Disease/Sinusoidal Obstruction Syndrome after Hematopoietic Cell Transplantation. ASH 2020; abstract 2386. Blood (2020) 136 (Supplement 1): 35–36; Link

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