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Onu lancia allarme per violenze sessuali nel Tigray

Gli Usa impongono sanzioni per la crisi nel Tigray: colpita anche l’Eritrea. I provvedimenti sono stati annunciati dal segretario di Stato americano Anthony Blinken

Etiopia, l’Onu: “Timore per le violenze sessuali nel Tigray”. L’inviata Pramila Patten: “Notizie inquietanti, donne costrette a prestazioni sessuali in cambio di cibo”

“Sono molto preoccupata per le gravi accuse di violenza sessuale nella regione del Tigray in Etiopia, compresi numerosi presunti casi di stupro nel capoluogo Macallè” sulla popolazione civile. A intervenire, con una nota, è stata Pramila Patten, inviata delle Nazioni Unite per le violenze sessuali nei conflitti. La funzionaria ha riferito di essere entrata in possesso di “notizie inquietanti” registrati durante il conflitto iniziato nel Tigray il 4 novembre, quando il governo di Addis Abeba ha lanciato un’operazione militare in questa regione per rimuovere il governo locale, guidato dal Fronte popolare di liberazione del Tigray (Tplf), e il gruppo armato ad esso collegato. Il blocco alle telecomunicazioni rende tuttora impossibile per giornalisti e operatori umanitari documentare l’evoluzione del conflitto nonché l’impatto sulla popolazione.

Varie persone – ha proseguito Patten nel suo report – sarebbero state costrette a violentare membri della loro stessa famiglia, sotto minaccia di subire a loro volta violenze“. Alcune donne poi “sarebbero state costrette dai militari a delle prestazioni sessuali in cambio di cibo”. La funzionaria Onu ha citato i dati ottenuti dagli ospedali e dai centri medici, che “hanno indicato un aumento nelle richieste di contraccettivi di emergenza e di test per le infezioni sessualmente trasmissibili, che è ritenuto nella maggior parte dei casi un indicatore di violenze sessuali nei conflitti”.

La responsabile Onu, spiega la Dire (www.dire.it), ha riferito di denunce di abusi e stupri anche da parte di donne e minori residenti nei campi profughi. Secondo Pramila Patten, solo nell’area di Scire’ ci sono 5.000 profughi eritrei, molti dei quali costretti a dormire all’aperto e senza cibo né acqua, mentre altri 59.000 etiopici hanno lasciato il Tigray per rifugiarsi nel vicino Sudan. La responsabile ha concluso: “Chiedo a tutte le parti coinvolte nelle ostilità nel Tigray di impegnarsi per una politica di tolleranza zero verso i crimini di violenza sessuale, in linea con il diritto internazionale umanitario”.

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