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Gastrite: i sintomi più comuni e le cure da fare

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La gastrite si può diagnosticare, nei soggetti giovani, sulla base dei sintomi e con la ricerca del batterio dell’Helicobacter Pylori

Quando abbiamo mal di stomaco, o soffriamo di bruciore e reflusso, talvolta tendiamo a dare la colpa alla “gastrite”, spesso in maniera erronea.

Non tutti sanno però cosa sia, di preciso, la gastrite, come si manifesti o come si possa contrastare.

Ne parla il dottor Gionata Fiorino, gastroenterologo del Centro Ricerca e Cura delle Malattie Infiammatorie croniche intestinali di Humanitas.  

Cos’è la gastrite?

La gastrite è l’infiammazione della parete interna dello stomaco. Spesso è causata da un batterio, l’Helicobacter Pylori, ma anche da altri fattori, come ad esempio alcuni farmaci (tra i quali l’aspirina o alcuni antidolorifici) o l’abuso di alcol. Lo stress può essere uno dei fattori di rischio più comuni nella comparsa di questa patologia. Chi ha patologie della tiroide, può sviluppare una gastrite associata a questo.

La gastrite può essere acuta, comparendo improvvisamente, o cronica, sviluppandosi lentamente e perdurando nel tempo.

È molto importante non sottovalutare i sintomi: se trascurata, può portare alla formazione di ulcere, sanguinamenti e lacerazioni dello stomaco.

I sintomi della gastrite

La cosa interessante della gastrite è che, contrariamente a quanto si creda, non ha sintomi peculiari. Nelle forme acute possiamo riscontrare bruciore o dolore localizzati alla parte alta dell’addome, che peggiorano solitamente entro un’ora dal pasto.

Se il bruciore aumenta prima dei pasti, per calmarsi con il pasto stesso, è più probabile che ci troviamo di fronte al reflusso gastroesofageo, piuttosto che alla gastrite.

In ogni caso, è bene parlarne con un medico, se i disturbi durano più di un paio di settimane. 

Come trattare e diagnosticare la gastrite?

La gastrite si può diagnosticare, nei soggetti giovani, sulla base dei sintomi e con la ricerca del batterio dell’Helicobacter Pylori. Si può ricercare con un test fecale, nel sangue oppure con il test del respiro.

Per i soggetti che hanno superato i 45 anni e che presentano sintomi, oppure in coloro che hanno un familiare giovane che ha avuto cancro dello stomaco, o ancora giovani in cui la terapia specifica non ha funzionato, è indicata l’EGDS, ossia l’esofago-gastro-duodenoscopia.

Una volta che la gastrite è confermata, si può ridurre l’acidità gastrica con alcuni farmaci specifici (inibitori della pompa protonica), oppure con antiacidi che “tamponano” temporaneamente l’acidità. Questi ultimi, associati a farmaci che aumentano lo svuotamento dello stomaco, sono utili anche nel caso di gastriti dovute alla risalita della bile nello stomaco.

Se il medico li prescrive, si possono assumere degli antibiotici, come l’amoxicillina o la claritromicina, che si utilizzano per eliminare l’infezione da Helicobacter Pylori. 

Gastrite: cosa mangiare o non mangiare?

Non è necessario seguire una dieta specifica in caso di gastrite. A livello di buon senso, però, possiamo consigliare di evitare quei cibi che causano eccessiva acidità di stomaco, come i fritti, il caffè, il tè, gli alcolici, bevande gassate o molto calde, che possono danneggiare o peggiorare l’infiammazione della parete interna gastrica.

Oltre all’alimentazione, si consiglia di evitare il fumo e di incrementare l’attività fisica, grande alleata contro lo stress. Anche mantenere un costante e regolare ciclo sonno-veglia aiuta a migliorare significativamente i disturbi.

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