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La trombosi può essere fatale: meglio intercettarla prima

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Trombosi venosa: tra i sintomi attenzione ad aumento di volume, sensazione di calore, intorpidimento e arrossamento della zona o dell’arto interessato

La trombosi è una patologia fatale, di cui soltanto un italiano su tre è a conoscenza (dato ALT, Associazione per la lotta alla trombosi). La prevenzione, dunque, è un aspetto fondamentale nella lotta alla malattia: se colta precocemente, infatti, la trombosi può venire trattata efficacemente, evitando l’insorgenza di più gravi complicazioni.

Approfondiamo l’argomento con il dottor Corrado Lodigiani, Responsabile del Centro Trombosi di Humanitas.

Quali sono le cause della trombosi

La trombosi è la conseguenza della formazione in un vaso sanguigno di un coagulo di sangue (trombo), dunque un grumo solido di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine che ostacola la circolazione all’interno del vaso causando la morte (necrosi ischemica) dell’organo verso cui il sangue bloccato sarebbe stato diretto.

Il trombo si può frammentare anche in parti più piccole (embolo), arrivando così attraverso il sistema circolatorio  a qualsiasi organo del corpo, di cui ostacola il funzionamento causando danni anche molto gravi.

Tale condizione è alla base di eventi come l’infarto cerebrale, l’infarto del miocardio o l’embolia polmonare, causata generalmente da un embolo proveniente da un vaso venoso periferico.

Trombosi arteriosa e trombosi venosa

Quando parliamo di trombosi dobbiamo distinguere tra trombosi arteriosa e trombosi venosa, che hanno cause differenti. Generalmente, la trombosi arteriosa è causata da aterosclerosi, dunque tra i principali fattori di rischio figurano ipercolesterolemia, ipertensione, fumo di sigaretta e obesità.

La trombosi venosa invece nella maggior parte dei casi deriva da fattori di rischio acquisiti più o meno transitori, tra cui immobilità per trauma o malattia intercorrente, intervento chirurgico e tumori. Tra i fattori di rischio della trombosi venosa vi è anche la predisposizione genetica all’ipercoagulabilità, che implica una maggiore predisposizione del sangue a creare dei coaguli che possono evolvere in trombi.

I sintomi da non sottovalutare

I trombi si formano più facilmente nelle gambe, sebbene sia bene tenere a mente che qualunque vena o arteria può essere interessata da trombosi. Riconoscere i sintomi della trombosi venosa può non essere semplice, in quanto generalmente tendono a manifestarsi quando si sono già sviluppate complicazioni più severe.

I campanelli d’allarme possono essere aumento di volume, sensazione di calore, intorpidimento e arrossamento della zona o dell’arto interessato. La presenza di questi sintomi non dovrebbe essere presa alla leggera, e qualora si verificassero è opportuno consultare uno specialista.

Anche dispnea (dunque difficoltà respiratorie), che siano a riposo o sotto sforzo, alterazioni improvvise del ritmo cardiaco, e tosse con tracce di sangue e dolore toracico o generalizzato, sono sintomi che possono segnalare una possibile presenza di emboli a livello polmonare. Si tratta di un pericolo potenzialmente mortale, da non prendere alla leggera.

Trattamento e prevenzione

Il trattamento per la trombosi prevede l’utilizzo di farmaci anticoagulanti, in grado di inibire la coagulazione del sangue provocata dalla patologia.

Anche in caso di predisposizione alla trombosi, la prevenzione passa per lo stile di vita: ruolo di primissimo piano ha infatti l’attività fisica, poiché sovrappeso corporeo e obesità, causati spesso da uno stile di vita sedentario, sono importanti fattori di rischio aggiuntivi.

Le donne con predisposizione genetica alla trombosi venosa, inoltre, dovrebbero evitare l’utilizzo di estroprogestinici a scopo anticoncezionale o sostitutivo dopo la menopausa, oppure utilizzarli solo a seguito di un’approfondita valutazione con uno specialista in emostasi e trombosi.

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